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Che confronto sarebbe senza mettere in discussione il decreto?

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Ieri a Palazzo Madama il ministro Gelmini ha parlato di campagna terroristica e si è detta pronta a convocare le associazioni per un confronto purché “si discuta sui fatti”. Ma l’opposizione chiede che prima venga congelato il decreto 137. Se così non fosse, più che un confronto l’incontro con gli studenti che contestano potrebbe rivelarsi una “lezione sulla riforma”.
Ieri, mentre il premier Berlusconi affermava da Pechino di non aver mai detto che servisse mandare la polizia nelle scuole e di aver letto titoli lontani dalla realtà, il ministro Mariastella Gelmini durante il dibattito al Senato sul decreto n. 137, che dopo la discussione dovrà essere votato per la conversione in legge, in riferimento alle massicce mobilitazioni degli studenti che contestano ha accusato l’opposizione “di aver mistificato il provvedimento con una campagna terroristica che ha diffuso notizie false tra le famiglie, che avvelenano il clima con l’obiettivo di bloccare la riforma e di alimentare la piazza, creando un clima di allarmismo totalmente ingiustificato”.
Bella premessa alla disponibilità di confronto: “convocherò tutte le associazioni per aprire uno spazio di confronto ad una sola condizione, che si discuta sui fatti”, ha detto il Ministro.
Ma l’opposizione chiede che prima venga ritirato il decreto. Altrimenti che confronto sarebbe? La Gelmini convoca gli studenti per spiegare la sua riforma? E quelli che capiscono la “lezione” potranno essere magari premiati (nell’ambito del riconoscimento delle… “eccellenze”), mentre chi non condivide è sobillato da stampa e opposizione o peggio è un sobillatore?
No, il dialogo è un’altra cosa e non si ci confronta su un provvedimento “immutabile” e probabilmente nel frattempo già convertito in legge.
Nota: www.tecnicadellascuola.it 24 ottobre 2008

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