Da l’Unità.it: Gli studenti di scuola e università protestano democraticamente contro la riforma della Gelmini. E Berlusconi minaccia rappresaglie fisiche: «Dico chiaro un avviso ai naviganti: non permetteremo l’occupazione delle scuole e dell’università. Oggi convocherò il ministro dell’Interno Maroni per studiare con lui gli interventi delle forze dell’ordine». È questa la politica preferita del governo di destra, che non sembra conoscere le regole democratiche, anche con l’opposizione, che o dice come vuole il premier o non ci deve essere.
Ma all’ipotesi del premier risponde il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, accusando il governo di procedere in Parlamento a colpi di fiducia, stigmatizzare le manifestazioni dell’opposizione e, adesso, annunciare l’uso della Polizia contro gli studenti che protestano. È giunto il momento di capire se «è ancora possibile dissentire in questo Paese» dice Veltroni, «se la risposta è no – aggiunge – i problemi cominceranno a diventare molto seri».
Le parole di Berlusconi sulla scuola «sono molto gravi e cariche di conseguenze» mentre un presidente del Consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l’unità del Paese».
E dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arriva l’appello per «uno spazio di confronto parlamentare» su come «meglio definire i tagli» e fissare quelli indispensabili in futuro. Il capo dello Stato lo fa nella risposta agli studenti de «La Sapienza» che ieri gli hanno consegnato una lettera.
«Il governo – scrive Napolitano – ha ritenuto necessario e urgente definire, fin dal giugno scorso, sia pure per grandi aggregati, le previsioni di spesa per i prossimi tre anni, al fine di rispettare l’impegno da tempo sottoscritto dall’Italia in sede europea per l’azzeramento del deficit di bilancio e per la graduale, ma netta e costante, riduzione del debito pubblico. Sono certo che anche a voi non sfugge l’importanza strategica di questo obiettivo, il cui raggiungimento è condizione per uno sviluppo di politiche pubbliche meno pesantemente condizionato dall’onere del debito via via accumulatosi». «Tuttavia – aggiunge il presidente della Repubblica – io auspico: 1) che si creino spazi per un confronto, in sede parlamentare, su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica tra i ministeri e i vari programmi, valutando attentamente l’esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione; 2) che a sostegno di questo sforzo, si formulino proposte anche da parte di studenti e docenti, per razionalizzare la spesa ed elevarne la qualità, con particolare riferimento all’Università, dovendosi rimuovere distorsioni, insufficienze e sprechi che nessuno può negare».
«E ciò – conclude Napolitano – sposta il discorso sulla tematica degli ordinamenti e della gestione del sistema universitario: tematica sulla quale è atteso un confronto tra il governo e gli organismi rappresentativi delle Università».
Il premier ha tutta una sua teoria sulla protesta corale che investe indistintamente tutte le scuole e le facoltà della penisola: «Dietro alle manifestazioni sulla scuola c’è l’estrema sinistra e, come a Milano, anche i centri sociali». «Non ritireremo il decreto legge che è sacrosanto – proclama Berlusconi -. I leader della sinistra dicono solo menzogne». Berlusconi ha poi cercato di respingere punto su punto le accuse al decreto legge scuola: «Non verrà mandato via alcun insegnante – ma poi è costretto ad ammettere -. Ci sarà solo il blocco del turn over». E ancora non può smentire neanche che ci sarà una riduzione del tempo pieno: «Le famiglie potranno scegliere liberamente». Clamorosa è poi la retromarcia sul maestro unico: «Non ci sarà il maestro unico nelle elementari, ma il maestro prevalente».
Sulle proteste Berlusconi ha chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni di garantire il diritto allo studio,
Nel suo ragionamento, stando al resoconto fornito, il capo del governo è partito da un presupposto: la maggioranza degli studenti, che i sondaggi quantificano nel 60-70% degli alunni, vorrebbe partecipare regolarmente alle lezioni e condivide i principi della riforma. Ciò significa, ha sottolineato Berlusconi conversando con il responsabile del Viminale, che se permettiamo a quei pochi che vogliono occupare scuole e università di impedire il regolare svolgimento delle lezioni una minoranza avrebbe la meglio sulla maggioranza.
Il premier ha riconosciuto il diritto di manifestare contro la riforma. Ma questo diritto, a suo giudizio, non può trasformarsi in un ostacolo a chi non vuole farlo. Un ragionamento che, a detta di chi ha potuto ascoltarlo, sembra indicare l’intenzione di trovare una soluzione di compromesso che magari non impedisca l’occupazione di spazi nelle scuole e nelle università, ma a condizione che ciò non ostacoli il regolare svolgimento di lezioni ed esami. Ecco il motivo per cui il presidente del Consiglio ha chiesto al ministro dell’Interno di valutare, insieme ai tecnici del suo dicastero, la soluzione migliore affinchè insieme al diritto di protestare sia assicurato anche il diritto allo studio. E giovedì è in programma un incontro al Viminale.
Poi il premier rivolgendosi direttamente ai giornalisti presenti in sala, ha minacciato anche i quotidiani: «Mandate i saluti ai vostri direttori e ditegli che saremmo molto indignati e preoccupati se la conferenza stampa di oggi sulla scuola non avesse seguito». Il presidente del Consiglio bacchetta tutta la stampa italiana: «Si sta facendo una cattiva informazione». E poi conclude in grande stile: «Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, non intendo retrocedere di un centimetro».