21.10.2008– “Ho l’impressione che il movimento studentesco si stia facendo trascinare dai docenti e dalle strutture di riferimento che sono, come è guisto che sia, partiti e sindacati”. Lo afferma il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, intervenendo così, in un’intervista a ‘Il Giornale’, sulle proteste studentesche contro la riforma della scuola proposta dal ministro Mariastella Gelmini. “Che le posizioni di studenti e docenti convergano, è una cosa mai capitata prima. Una contraddizione in termini -afferma ancora Meloni- visto che hanno obiettivi diversi”. “Da ex contestatrice -sottolinea ancora- dico ai ragazzi: non siate pappagalli dei politici“. “Il tentativo di strumentalizzare il movimento studentesco -continua il ministrod ella Gioventù- c’è sempre stato ma negli anni passati, la partecipazione era più ampia e si dialogava alla pari con i partiti riuscendo ad anestetizzare gli eccessi. Non a caso, i protagonisti delle proteste sono stati sempre i coordinamenti degli studenti e mai i partiti o i sidacati”. “Oggi i manifestanti -prosegue- ripetono a pappagallo quello che gli dice il partito di riferimento. Manca la parte di proposizione. Non sono d’accordo su come investire i risparmi? Ce lo dicano, non avremo problemi a discuterne. Invece non si sa neanche se hanno chiesto un incontro con il Ministro dell’Istruzione”. Per Meloni, inoltre, “far gridare slogan ai bambini è insegno e illecito” e, riguardo al corteo del 25 ottobre, aggiunge: “Vedremo se gli italiani sono col Pd. Noi nel 2006 ne mobilitammo 2 milioni”.
CLIMA: PRESTIGIACOMO, ITALIA A RISCHIO DELOCALIZZAZIONE
E’ la delocalizzazione il rischio principale delle misure Ue su clima ed energia per il ministro dell’Ambiente italiano, Stefania Prestigiacomo, che, in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’, afferma che “il progetto è una tassa occulta sulle imprese” e sottolinea che nella posizione italiana “L’antieuropeismo non c’entra” e le accuse di Bruxelles “sono soltanto valutazioni strumentali”. “Chi dice che noi non abbiamo tenuto dei vantaggi economici del pacchetto -aggiunge- si sbaglia di grosso”. “Ma -prosegue Prestigiacomo- i costi sono certi, mentre i vantaggi dipendono da molti fattori che non siamo in grado di prevedere perché derivano dall’andamento dell’economia e della competitività”. “Quano si pensa -continua il ministro- di far pagare i permessi di emissione a tutte le aziende, cio’ si traduce in una tassa che di vantaggi, in termini ambientali, nè dà molto pochi”. “E -aggiunge ancora- in un momento come questo non mi pare proprio il caso di caricare le aziende manifatturiere di nuovi pesi. Fanno presto i Paesi che non hanno un’industria manifatturiera a dire che sono d’accordo. Ma così si rischia di dare una mazzata, non un aiuto”. “Noi -continua- siamo per ripartire un pacchetto così ambizioso in maniera equa tra i Paesi membri e soprattutto insistiamo sul rapporto tra costi e benefici”. Per Prestigiacomo, quindi, “non ci vanno bene la curva sulla distribuzione degli sforzi e il meccanismo sanzionatorio“. “Ci vorrà più flessibilità -sottolinea- per raggiungere con meno oneri risultati importanti per l’ambiente”.
CLIMA: GUIDI, LA NOSTRA POSIZIONE E’ RAGIONEVOLE NON BISOGNA CEDERE
“L’Italia non è affatto isolata, le nostre richieste sono corrette, ragionevoli e di buon senso“. Lo afferma il presidente dei giovani di Confindustria, Federica Guidi, che, in un’intervista a ‘Il Messaggero’, difende così la linea italiana sul pacchetto clima ed energia proposto a Bruxelles. “Forse -afferma ancora Guidi- la Ue non si rende conto del pericolo che rischia di correre il tessuto industriale italiano e quello di altri Paesi europei se il pacchetto clima fosse approvato così com’è disegnato”. Secondo la presidente dei giovani di Confindustria, inoltre, “la posizione ferma e rigorosa dell’Italia è giusta. E non bisogna mollare la presa”. “Le aziende -prosegue Guidi- non potrebbero sopportare oneri così gravosi siamo intorno ai 20 miliardi di euro l’anno”. Per Guidi, la Ue “a mio parere deve rendersi conto pienamente dei costi reali e rivedere le posizioni in maniera critica per evitare sperequazioni tra i sistemi produttivi”.
ABRUZZO: DEL TURCO, MEGLIO BERLUSCONI DI QUESTO PD MI HANNO TRATTATO DA DELINQUENTE
“Io sono un fondatore del Pd. Per il Pd ho pagato un prezzo: ho rotto con i compagni socialisti, amici di una vita, Boselli, Villetti, Intini. Ora vedo i loro sorrisetti. Capisco che mi stanno dicendo: ti avevamo avvisato, non fidarti dei comunisti. E capisco che avevano ragione loro”. è quasi uno sfogo quello dell’ex governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, in un colloquio con il ‘Corriere della Sera’ dove attacca i dirigenti del Pd per come lo hanno e lo stanno trattando. “Leggo che l’Unità si schiera con la procura. E adombra che io vorrei candidarmi alle Europee con la destra. Questo è troppo. Agnosco stilum: è il consueto escamotage della scuola comunista. Quando vuoi scaricare qualcuno, lo additi come uno che sta per tradire. Forse -sottolinea- è il momento che io racconti come si sono comportati i dirigenti del mio partito, mentre io stavo in galera. Sono stato trattato come un delinquente abituale”. “La linea di Veltroni -aggiunge Del Turco- è stata identica a quella di Di Pietro; al punto che non capisco perchè alle prossime regionali il Pd non sostenga il suo candidato, Costantini. Non una parola in mia difesa. Non pretendevo un trattamento di favore; solo il minimo che spetta non dico a un militante del Pd, ma a un qualsiasi cittadino. La presunzione d’innocenza, le garanzie costituzionali: nulla”. Diverso l’atteggiameno di Silvio Berlusconi: “Non l’ho sentito, ma ho ascoltato le sue parole. E ne sono stato felice. Berlusconi si è espresso come il premier di un paese democratico“, “è possibile che la destra sia garantista pensando a se stessa. Ma le parole di solidarietà sono state così poche: perchè dovrei rifiutare quelle di uomini che io ho combattuto?”.
FINANZA: PROCURATORE GRECO, SOLDI ALLE BANCHE? PRIMA BISOGNA CAMBIARE LE REGOLE
“C’è molta ipocrisia e ambiguità in questi giorni” per il procuratore aggiunto di Milano Francesco greco che, in un’intervista a ‘La Stampa’, afferma ancora: “Capisco l’urgenza dell’intervento (globale) per contrastare la sfiducia dei mercati, la crisi finanziaria, patrimoniale e di liquidità delle banche. Comprendo che sia necessario porre immediatamente un freno alla speculazione. Tuttavia bisognerebbe chiedersi se la fiducia non debba in primo luogo essere fondata su regole nuove che garantiscano e tutelino i risparmiatori ed impediscano alla finanza di continuare a replicare carta e ‘trucchi da saltimbanco’ anche avvalendosi dei ‘veicoli speciali a scopo d’inganno’”. “La cosiddetta ‘finanziarizzazionè del mondo, consentita alle banche e alle assicurazioni, -continua il pm dei processi Parmalat e Antonveneta- si è rivelata lo strumento principale per ’scaricare sul mercato’ il rischio di credito e per drenare i risparmi e gli investimenti soprattutto dei piccoli risparmiatori. Questo ha comportato una mutazione genetica delle banche che hanno fatto ingenti profitti soprattutto con il settore dell’investment banking”. “Anche l’economia reale -aggiunge- ne è risultata trasformata: Parmalat valeva meno di un miliardo di euro ma ha fatto finanza per 15 miliardi. Eppure produceva latte e derivati, ovviamente del latte, ma faceva cassa con derivati speculativi”.ADNK