Scuola Riceviamo e volentieri pubblichiamo la presa di posizione della Fnism (Federazione Nazionale Insegnanti) sulla mozione della Lega Nord che prevede classi separate per gli alunni stranieri con scarsa conoscenza della lingua italiana.
21-10-2008 | Scuola da flc sindacato
Fnism
Federazione Nazionale Insegnanti
Integrazione versus Segregazione
L’emendamento della Lega, approvato dalla maggioranza, che prevede l’istituzione di classi d’inserimento per bambini e ragazzi con uno scarso livello di conoscenza della lingua italiana, è solo apparentemente uno strumento utile all’integrazione scolastica degli studenti stranieri.
A parte il fatto che sarà difficile tradurlo in pratica, poiché in un contesto generale preoccupato solo di ridurre, per ragioni economiche, le classi e gli organici, difficilmente si potrebbe contare sulla flessibilità organizzativa e sulla disponibilità di personale competente e preparato sulla didattica del recupero.
Inoltre, con quali criteri sarebbero istituite le classi? tenendo conto dei livelli di competenza linguistica, dell’età degli studenti, delle classi di riferimento? Ciascuno di questi criteri apre a implicazioni didattiche e psicologiche che non possono essere sottovalutate se si punta a percorsi di apprendimento e non a parcheggi per non disturbare gli altri, i normali.
Tanto più difficile è se si tiene conto che in Italia sono presenti bambini e ragazzi di oltre 160 diverse appartenenze etniche e linguistiche e, per la loro distribuzione territoriale, in alcune scuole sono gli studenti italiani a costituire la minoranza: sarebbero per loro le classi differenziali?
Di fronte a provvedimenti come questo, ancora una volta, si ha la sensazione che un perverso buon senso minimalista si limiti ad identificare i problemi per appiattirsi su soluzioni solo apparentemente semplici e che in realtà costituiscono a loro volto un problema.
Certo, nelle scuole italiane si deve conoscere e praticare la lingua italiana.
Certo, tutti gli studenti devono possedere solide competenze linguistiche e le carenze devono essere colmate e questo vale anche per gli italiani. Ma nulla autorizza a creare separazioni e a ripercorrere strade che la nostra scuola ha da tempo abbandonato, come quella delle classi differenziali.
Distinguere, separare, segregare può avvenire per tante ragioni: di lingua, d’etnia, d’intelligenza, di classe sociale, per il fatto di essere maschi o femmine.
La scuola italiana ha da tempo intrapreso la strada, indicata dalla Costituzione, dell’integrazione e del rispetto delle differenze, una strada difficile che considera tutti uguali senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e si impegna a dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno e a rimuovere gli ostacoli – tutti gli ostacoli – che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e ne impediscono il pieno sviluppo. L’assunto di base è uno solo: non può esserci qualcuno più uguale degli altri.
E’ un principio che in anni ormai lontani ha portato a superare, con la L. 517/1977, le classi differenziali e che oggi fa riferimento all’autonomia scolastica. Corsi di rafforzamento delle abilità linguistiche, percorsi modulari, gruppi di approfondimento: sono questi gli strumento attraverso cui rendere reale questo diritto attraverso iniziative che procedano parallele e non separate rispetto all’attività didattica ordinaria, poiché è nelle classi di appartenenza che si realizza la socializzazione e l’integrazione dei bambini che è poi il motore più efficace per favorire anche l’integrazione comunicativa.
(Ottobre 2008)