L’intervento di Norberto Bottani (Docente unico o prevalente. Una lettera di Norberto Bottani) sul tema del maestro unico o prevalente ha suscitato interesse presso i nostri lettori. Ci sono pervenuti molti spunti di riflessione. Pubblichiamo questa lettera dal titolo “Modulo o maestro unico?” dell’insegnante Fabiola Lupo Pasini. Altri lettori che volessero esprimere la loro opinione, possono farlo, scrivendoci a botta_e_risposta@tuttoscuola.com:
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Ho iniziato la mia carriera d’insegnante di scuola elementare come insegnante “prevalente”. Le prime sperimentazioni di tempo prolungato prevedevano la prevalenza di un docente sulla classe a 24 ore con il completamento di un altro insegnante. Non c’era la lingua inglese e non ricordo la presenza dell’insegnante specialista di religione. L’esperienza mi piacque molto, ma l’anno successivo mi ritrovai a far supplenza come insegnante unica. Entrata in ruolo cercai di insegnare nelle scuole dove si attuava il tempo prolungato e così iniziai le ie varie esperienze di team.
Dopo quasi venticinque anni d’insegnamento, penso che il modulo sia valido quando:
È formato al massimo da 4 insegnanti (5 con sostegno)
Non ci sono insegnanti a scavalco (o part time rigido)
È stabile
È ben coordinato
C’è condivisione di stili educativi
Rispetta i criteri di chiarezza e trasparenza
La suddivisione dei compiti e dei carchi di lavoro è equilibrata
La responsabilità educativa dei due gruppi classi è suddivisa equamente
Se non sussistono questa condizioni è molto meglio l’insegnante prevalente affiancato dagli specialisti. E’ l’insegnante che sa di essere responsabile della gestione educativo – didattica del gruppo, mantiene costantemente i rapporti con i genitori, coordina il team (le ore di programmazione sono essenziali, due sono troppo poche vista la necessita di dover continuamente documentare quanto fatto) e stabilisce con gli alunni, cosa importantissima, un rapporto relazionale affettivo essenziale per la formazione.
Può essere che l’insegnante prevalente (anche secondo me l’insegnante unico non può più esistere) possa diventare deleterio, se non all’altezza del suo compito…ma, scusate, vi fareste operare da un chirurgo incompetente? E perché dovremmo lasciare, invece, la formazione dei nostri figli a persone che non sanno e, quindi, non dovrebbero esercitare il loro mestiere?
Il modulo permette le ore di contemporaneità. Una manna dal cielo, viste le problematiche dei gruppi classe della società moderna. Ma, spesso, vengono utilizzate per la sorveglianza durante il servizio mensa, ne rimangono poche e non in tutte le classi, e creano così una guerra tra poveri (a volte sono anche mal utilizzate, è secondo voi plausibile programmare le verifiche di classe durante le ore di contemporaneità?)
Allora qui potrebbe entrare la questione dell’insegnante di sostegno. Una delle tante contraddizioni del nostro sistema scolastico: l’insegnante di sostegno è assegnata se sono presenti solo alunni certificati, ma l’insegnante di sostegno è sostegno alla classe, non all’alunno. Se un genitore, anche in presenza di una patologia, non vuole certificare il proprio alunno (non è un bollino blu di qualità) la classe non avrà il sostegno, anche se l’insegnante di classe dovrà fare da sostegno al bambino e al gruppo. Non è raro oggi,trovare nelle classi casi di alunni in grave situazione di disagio, senza la presenza di patologie certificabili, alunni che destabilizzano le dinamiche del gruppo, se i problemi sono comportamentali, alunni con disturbi specifici di apprendimento che necessitano di strumenti compensativi per l”apprendimento, alunni stranieri che senza un aiuto (che non possono avere in famiglia, come gli altri compagni) faticano ad imparare la nostra lingua, soprattutto a livello di studio.
Perché non assegnare un insegnante di sostegno, indipendentemente dalla presenza di certificazioni, ogni 5 classi o 100 alunni anziché utilizzare le contemporaneità? Si potrebbero evitare anche le classi ponte per gli alunni stranieri. A volte negli Istituti Comprensivi (validissimi) abbiamo situazioni di sostegno con orario più che ideale in un ordine, mentre nell’altro si è all’osso, non sarebbe auspicabile un organico funzionale in verticale degli insegnanti con questa specializzazione?
E per la mensa perché non utilizzare i precari?
Altro punto dolente: la formazione. La formazione dei docenti andrebbe resa obbligatoria, incentivata e verificata la ricaduta sull’insegnamento. Quando fare formazione? Effettivamente durante l’attività d’insegnamento è difficoltoso trovare le energie per aggiornarsi, ma siamo anche l’unica categoria, credo, che non lavora anche quando non è in ferie,vedi periodo tra la fine della scuola e il 30 giugno, i Dirigenti Scolastici dovrebbero poter organizzare la formazione obbligatoria in quel periodo.
Un’ultima cosa: i costi dell’auto aggiornamento e dei sussidi didattici. Bisognerebbe pensare ad un bonus ad ogni inizio di anno scolastico, direttamente nello stipendio.
Fabiola Lupo Pasini
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