Mariangela Bastico il 25 Ottobre tutti a Roma Invito tutti a partecipare alla manifestazione organizzata dal PD il 25 ottobre a Roma. Dobbiamo essere in tanti, per fare sentire la nostra voce e le nostre idee al Governo e al Paese.I decreti legge e il continuo ricorso alla fiducia impediscono ogni dibattito e possibilità di cambiare le norme a livello parlamentare. Lo spazio per le opposizioni nei mass media è ridottissimo in rapporto a quello garantito alla maggioranza e al Governo. Nonostante ciò genitori, insegnanti, studenti, cittadini hanno compreso che la scuola pubblica, con i provvedimenti della Gelmini e di Tremonti, viene impoverita e destrutturata. C’è un grande movimento, quindi, per salvarla e innovarla. La manifestazione del 25 ottobre è una tappa fondamentale per questo movimento, come lo sarà lo sciopero generale indetto da tutte le organizzazioni sindacali per il 30 ottobre.
Al Governo e al Paese diciamo i nostri “no” e riaffermiamo, soprattutto, la scuola che vogliamo: una scuola pubblica, di qualità, che non lasci indietro nessuno.
il PD è contro queste scelte del Governo Berlusconi
perchè indicano percorsi e un’idea di scuola totalmente contraddittori rispetto alla scuola che vogliamo e di cui oggi il Paese ha estremamente bisogno: una scuola pubblica, di qualità, inclusiva, radicata nel territorio, che valorizzi il merito e non lasci indietro nessuno
ai tagli di 7,8 miliardi di euro in 3 anni sull’istruzione
perchè determinano la destrutturazione di parti fondamentali della scuola pubblica, partendo, forse non casualmente, dai segmenti “pregiati” e fondamentali per creare le basi dell’istruzione e pari opportunità per i ragazzi (scuola dell’infanzia ed elementare); perchè si basano su premesse infondate, prima fra tutti che “la spesa per la scuola è fuori controllo”
al taglio di 87.400 docenti e 44.500 ata
perchè costituisce un impoverimento insostenibile dell’offerta scolastica; perchè lascia senza lavoro oltre 44 mila persone ogni anno che, pur non di ruolo (precari), lavorano da anni o decenni nella scuola, sulla quale hanno fondato, spesso con molti sacrifici, la propria vita professionale e famigliare. Il Governo dovrebbe capire che essere precario non significa essere “assistito” o “fannullone”: i precari della conoscenza garantiscono da anni qualità di insegnamento e fanno funzionare parti significative della scuola, dell’università e della ricerca. Se la Gelmini avesse proceduto col piano delle assunzioni approvato dal Governo Prodi (150 mila docenti e 30 mila ata in 3 anni) già oggi i precari sarebbero assai meno e col prossimo anno sarebbero quasi spariti, perchè completamente stabilizzati, e non invece licenziati come vogliono Berlusconi, Tremonti e Gelmini.
alla chiusura delle autonomie scolastiche con meno di 500 alunni e degli edifici scolastici con meno di 50 alunni
perchè significa lasciare migliaia di Comuni – soprattutto quelli piccoli e di montagna – senza scuola, con gravi costi sociali ed economici per le famiglie e per le amministrazioni locali; perchè così la scuola italiana perde il suo carattere di istituzione diffusa e profondamente radicata nei territori, luogo di identità e di futuro.
ad un insegnante unico nella scuola dell’infanzia e al ritorno all’anticipo per i bambini di due anni e mezzo
perchè significa che la scuola funziona solo al mattino, con grave danno per i bambini e per l’organizzazione della vita e del lavoro dei genitori; perchè viene esclusa qualsiasi compresenza di insegnanti, lasciando una classe di 28-30 bambini di 3/4 anni con un solo docente. La scelta dell’anticipo, che inserisce in una stessa classe bambini che hanno anche 18 mesi di differenza, dimostra l’assoluta noncuranza del Governo per il progetto didattico-educativo della scuola dell’infanzia.
al maestro unico e alla riduzione dell’orario settimanale a 24 ore
perchè è introdotto ignorando qualsiasi considerazione didattica e pedagogica, esclusivamente per fare cassa; perchè è un insensato ritorno all’indietro, a modalità didattiche e di apprendimento del tutto inadeguate rispetto all’oggi; perchè riduce drasticamente il tempo-scuola (meno 6 ore rispetto all’orario normale, meno 16 rispetto al tempo pieno), riportando le classi alla lezione frontale-cattedratica, mancando il tempo per modalità didattiche basate sul protagonismo dei bambini
alla riduzione del tempo scuola nell’infanzia, nelle elementari e nelle medie
perchè il tempo pieno e il tempo prolungato costituiscono modelli scolastici largamente positivi, da diffondere, anche innovandoli; perchè un tempo lungo nella scuola rispetta i diversi ritmi di apprendimento dei bambini e dà maggiori opportunità ai bambini che provengono da situazioni famigliari e sociali più deboli.
a ridurre di due anni il percorso di istruzione obbligatoria, ritornando all’obbligo a 14 anni
uno dei provvedimenti più significativi del Governo Prodi è stato l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, portando l’Italia sullo stesso piano degli altri Paesi europei. Con la Finanziaria Tremonti è stata ripristinata la norma della Moratti di scegliere in terza media tra un percorso di istruzione e uno di formazione professionale regionale: un ritorno alla scelta precoce e al doppio canale.
alle “classi di inserimento” per i bambini stranieri
perchè, sotto false motivazioni (favorire l’apprendimento della lingua italiana), con la mozione approvata alla Camera dalla maggioranza, si costituiscono classi speciali, fortemente discriminatorie.
all’indebolimento dell’istruzione tecnica e professionale, con la riduzione delle ore di laboratorio e degli insegnanti tecnico-pratici
perchè sono percorsi di istruzione che uniscono positivamente il sapere e il saper fare, favorendo l’apprendimento attraverso il protagonismo dei ragazzi con esperienze di laboratorio e di alternanza scuola-lavoro; perchè sono percorsi di istruzione che creano figure professionali essenziali per le imprese e il mondo del lavoro.
il PD vuole e si impegna
l’innovazione della scuola, perchè conosce i limiti, oltre alle straordinarie qualità, della scuola che c’è. Il PD propone norme e indirizzi per sostenere insegnanti e dirigenti nell’azione del cambiamento
realizzare una scuola più seria e rigorosa, che valorizzi maggiormente il merito e conduca tutti i ragazzi – tutti e non uno di meno – ai livelli di saperi e di competenze essenziali per affrontare la vita e il lavoro.
Per questo l’obbligo di istruzione deve essere riportato a 16 anni e devono essere reintrodotti gli obiettivi di apprendimento nelle aree fondamentali (dei linguaggi, matematica, scientifico-tecnologica e storico-sociale) che i ragazzi devono conseguire dopo 10 anni di istruzione obbligatoria
aumentare i posti negli asili nido, per avvicinarsi all’obiettivo europeo del 30% rispetto ai bambini 0-3 anni
diffondere l’esperienza delle “sezioni primavera” per i bambini dai 2 ai 3 anni, in alternativa all’anticipo e per diffondere l’offerta educativa anche in quelle realtà dove non c’è il nido
generalizzare la scuola dell’infanzia a tempo pieno, con due insegnanti
diffondere il tempo pieno alla scuola elementare e il tempo prolungato nella scuola media
applicare le nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo (scuola dell’infanzia, elementare e media) e per i due anni dell’istruzione superiore obbligatoria
potenziare il diritto allo studio (borse di studio, libri di testo anche nella scuola superiore dell’obbligo)
valorizzare la cultura tecnica e scientifica con adeguate modifiche dei piani di studio della scuola superiore
rafforzare l’istruzione tecnica e professionale, anche con l’ampliamento dei laboratori e delle esperienze di stages e di alternanza scuola-lavoro
portare tutti i ragazzi – tutti e non uno di meno – ad una qualifica professionale e almeno l’85% a un diploma di scuola superiore. Ciò significa ridurre decisamente la dispersione scolastica che ancora oggi è intorno al 22%
garantire l’apprendimento per tutto l’arco della vita, come diritto di ogni cittadino
supportare con strumenti culturali, tecnici e con risorse adeguate il carattere inclusivo della scuola, qualificando i processi di integrazione degli alunni stranieri e dei disabili
realizzare una scuola più sicura e di qualità sia negli edifici e nelle strutture, sia nella stabilizzazione degli insegnanti e del personale tecnico precario, con finanziamenti adeguati e con l’attuazione del piano delle 180 mila assunzioni
valorizzare la professionalità dei docenti, con un piano straordinario di aggiornamento
valorizzare le autonomie scolastiche e la loro relazione con le autonomie locali, l’associazionismo, il volontariato, il mondo del lavoro, della cultura e dello sport
innovare gli organi di governo delle autonomie scolastiche, superando gli attuali organi collegiali, per favorire il radicamento delle autonomie scolastiche nel territorio, la partecipazione degli studenti e l’attuazione del “patto educativo” tra scuola, studenti e famiglie
attivare un sistema di valutazione, gestito da una “autorità esterna”, relativo al funzionamento delle autonomie scolastiche e ai risultati di apprendimento, in termini di crescita relativa, conseguiti dai ragazzi; la valutazione deve, inoltre, riguardare docenti e dirigenti scolastici
Sì al miglior utilizzo delle risorse. No ai tagli indiscriminati
Il PD ritiene essenziale che ogni risorsa per l’istruzione venga utilizzata al meglio, perchè i bisogni e le necessità di qualificazione sono tanti e le risorse ad essi destinate non sono adeguate. Occorre investire di più sugli edifici, sulle attrezzature, sui laboratori; occorrono investimenti per la formazione e la valutazione dei docenti; occorre aumentare la spesa per ridurre la dispersione scolastica e per sostenere il diritto allo studio. Il PD è favorevole ad interventi di razionalizzazione della spesa, a condizione che i risparmi rimangano nei territori e nelle scuole che li hanno realizzati. Tutto ciò è possibile e già normato dalla Legge Finanziaria 2008, che prevede l’attivazione di piani di sperimentazione in varie province.
La scuola ha già ridotto la propria spesa (dal 3,9% del PIL nel 1990 al 2,8% nel 2007), ora deve migliorarla e finalizzarla in modo più puntuale.
E’ l’esatto contrario di ciò che sta facendo il Governo con i drastici tagli orizzontali – indiscriminati – che penalizzano le realtà migliori. E’ assai grave che il Governo abbia rifiutato di applicare una sperimentazione volta a rendere più efficiente ed efficace la spesa per la scuola. E’ assai grave che il Governo non voglia collaborare – ma solo commissariare – con le Regioni e le autonomie locali che sono decisive nel qualificare l’offerta scolastica.
Tutto ciò dimostra che l’obiettivo del Governo non è migliorare la scuola, ma impoverirla e destrutturarla con tagli insostenibili.