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LA PROTESTA DELLA SCUOLA: In 1.500 alla manifestazione contro i provvedimenti del ministro Gelmini. Gli umori della piazza

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18.10.2008. «Non è una riforma: Tagli indiscriminati» Dai tagli ai docenti di sostegno, al personale Ata, all’edilizia scolastica. Ma anche la paura di un razzismo indiscriminato contro i disabili, gli stranieri e i meridionali. Sono questi i motivi principali che hanno spinto migliaia di persone a manifestare contro i provvedimenti della riforma scolastica del ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini. Una lotta aperta contro quella che viene definita da docenti e sindacati di categoria: «non una riforma, ma una serie di tagli».

Per protestare contro i provvedimenti del ministro Gelmini, sono stati organizzati da Cobas, Cub e Sdl intercategoriale, cortei in numerose città italiane. Da Milano a Catania. Nel capoluogo etneo sono stati circa 1500 i partecipanti: un folto gruppo composto da studenti, docenti, insegnanti di sostegno e genitori. «Il provvedimento della Gelmini che taglia le risorse in modo indiscriminato, penalizza il meridione più del resto d’Italia – spiegano gli aderenti al corteo – 7.000 i posti in meno previsti in Sicilia, graduatorie bloccate e precari senza nessuna speranza di stabilizzazione».

Il corteo, aperto da uno striscione con la scritta: «Giù le mani dalla scuola. Gelmini vattene», è partito da piazza Roma fino a raggiungere piazza Università dove gli animi si sono infiammati e in molti hanno minacciato di occupare il Rettorato. «I precari non servono più – afferma un’insegnante – La Gelmini ha prevaricato i deboli, tagliando gli insegnanti di sostegno», grida la mamma di un disabile. E un altro gli fa eco: «Vuole smantellare la scuola pubblica e finanziare le scuole private».

Studenti, insegnanti e genitori non sembrano condividere le rassicurazioni del ministro e promettono di protestare di nuovo: oltre alla giornata di sciopero indetta per ieri, Cobas, Cub e Sdl intercategoriale, prevedono un mese di agitazione nella scuola e nell’università e rimandano l’appuntamento al 30 ottobre con sit-in, blocco delle lezioni, altri cortei e notti bianche.

L. G.

 

GLI UMORI DELLA PIAZZA

Urla, insulti e «Bella ciao» Cosa c’entra «Bella ciao», l’inno cantato dai partigiani quando, durante la Resistenza, si combatteva contro le truppe fasciste e naziste con il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini e la riforma del sistema scolastico? Crediamo nulla, non bisogna nemmeno riflettere per asserirlo forse con assoluta certezza. Al contrario, sembra proprio che le dichiarazioni del ministro, in merito alle proteste nei confronti della riforma del sistema scolastico trovino, e senza alcun dubbio, una certa concretezza. Chi scende in piazza è “disinformato”, ha affermato Mariastella Gelmini, asserendo che «… molti di quelli che sono scesi in piazza non conoscono i contenuti reali del decreto; protestano nelle Università e nelle scuole secondarie, quanto il provvedimento non li tocca minimamente, perché riguarda prevalentemente la scuola elementare e media».

Questo il pensiero del ministro. E la piazza? Osservare i ragazzi che ripetono slogan offensivi contro il ministro, cantare «Bella ciao» quasi fosse una canzone di un gruppo rock emergente e sbattere i pugni contro il portone d’ingresso della sede del rettorato in piazza Università, non fa onore a nessuno; anzi ci deve aiutare a riflettere. Tutti urlano e lanciano insulti a chicchessia. Antonella, 15 anni, ha scritto col pennarello sulla guancia una frase irripetibile nei riguardi della Gelmini, con aria pacata afferma di scioperare anche se non è interessata in prima persona perchè: «… la Gelmini ha istituito il maestro unico togliendo un sacco di posti di lavoro anche agli insegnanti precari, facendo aumentare il numero dei disoccupati in Italia».

Si avvicinano due amiche, Gabriella e Federica, che al contrario trasudano rabbia eccessiva per due adolescenti. «E il cinque in condotta? Ma non esiste proprio, ma che futuro avremo? Mia cugina va alle elementari – aggiunge Gabriella cambiando discorso – con un maestro su trenta bambini come si possono avere le attenzioni necessarie?

Quando andavo alle elementari io – ricorda (anche se non si sa bene cosa) – avevo tanti maestri insieme: non è giusto che loro non abbiano quello che abbiamo avuto noi». E chiude: «Nelle scuole private hanno il lusso, in quelle pubbliche ci mancano anche le cose elementari».

E poi giù parolacce, provocazioni. Federica, letteralmente «placcata» da un amico, dice di volere entrare nella sede dell’Università: «Qui c’è lo schifo non ci fanno entrare perché hanno paura di noi». «Parlano ai bambini di fame nel mondo e poi li mandano a scuola con la divisa fashion?», sostiene Giovanna. «Vogliono favorire solo i borghesi.

La Gelmini è la prima che fa le discriminazioni. Il grembiule rende tutti uguali? Ma con la privatizzazione tanti non potranno andare più a scuola. Non se la potranno permettere». Orazio, frequenta la 3ª media, si avvicina alla bolgia e risponde candidamente: «Io non lo so perché sto scioperando, mi diverto e non devo portare la giustificazione, tanto ci sono anche i professori… ». Beata adolescenza…

LUCY GULLOTTA (da www.lasicilia.it)

 

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