Il Messaggero, 19.10.2008
MILANO (19 ottobre) – Dopo giorni di agitazione in tutta Italia contro la riforma dell’Istruzione, il ministro Mariastella Gelmini ha sfruttato oggi il suo intervento alla terza scuola politica federale del “movimento studentesco padano” a Milano per ribadire che quella in programma è una buona riforma. Giacchino color crema, foulard al collo e pantaloni neri, l’amata e contestata Gelmini ha fatto di tutto per quietare gli animi e spiegare che non esistono pericoli di chiusure delle scuole di montagna o delle isole. E poi, ancora, ha spiegato che non si è parlato di classi solo per immigrati ma di verifica della lingua, che nelle università le risorse verranno date alla qualità, alla ricerca e alla capacità di creare occupazione. Sorride, il ministro, incoraggiata da un applauso degli studenti al suo arrivo dopo i giorni duri che l’hanno vista ristratta nei modi più svariati: dalla “santa della Beata ignoranza” al ministro della “distruzione”.
Nessuna chiusura ma accorpamento delle dirigenze. «Non prevedo chiusure di scuole di montagna o delle isole ma semplicemente l’accorpamento delle dirigenze e del personale amministrativo – ha rassicurato il ministro – Quello che è stato detto è ancora una volta frutto di disinformazione».
No a classi per gli immigrati. Poi Gelmini ha parlato della mozione della Lega sulle classi di inserimento per gli immigrati: «Non parliamo di classi ponte ma di una verifica della conoscenza della lingua – ha detto – È una verifica della conoscenza della lingua per metterli nella condizione di essere cittadini al pari dei nostri ragazzi».
Università: risorse alla capacità di creare occupazione. Sulle politiche in materia di università, il ministro ha spiegato che «le risorse devono essere date alla qualità, alla ricerca e alla capacità dell’università di creare occupazione. Oggi abbiamo centinaia di corsi di laurea, una offerta formativa in molti casi autoreferenziale. In alcuni casi le università hanno bilanci in disordine, una situazione che non è certo frutto della finanziaria del governo Berlusconi, ma di una cattiva gestione. Il sistema della distribuzione delle risorse finora non è certo stato virtuoso, efficiente ed efficace, dobbiamo quindi dotarci di un sistema di valutazione per evitare di dare le risorse a pioggia».
Lunedì lezioni di Fisica davanti alla Camera. Ma a poco servono le rassicurazioni, perché anche quella che sta per cominciare si prospetta una settimana ricca di iniziative di protesta contro la riforma. Si comincia già da lunedì, con le lezioni di Fisica all’aperto tenute da docenti e studenti del dipartimento di Fisica della Sapienza davanti alla sede della Camera dei deputati, in piazza Montecitorio, per protestare contro il governo e la legge 133. È l’ultima forma di protesta, dicono gli organizzatori dell’iniziativa, contro «i tagli all’università e alla ricerca, la trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni di diritto privato e il turn over bloccato al 20%». L’annuncio è stato dato oggi da studenti e le studentesse di fisica in mobilitazione, che hanno presentato il programma delle lezioni all’aperto: si va dai campi elettromagnetici alla struttura dello spazio e del tempo. «Contemporaneamente – precisano gli studenti – si terranno assemblee in tutte le facoltà per pianificare le prossime giornate di protesta».
Gli studenti: non vogliamo essere strumentalizzati dall’opposizione. Dopo aver ricordato che, in queste settimane, le scuole e le università che in tutta Italia si sono mobilitate hanno dimostrato che «un’opposizione alle politiche del governo Berlusconi esiste e non è un’opposizione parlamentare», gli studenti di Fisica concludono precisando che «non saranno accettate strumentalizzazioni da parte dei parlamentari dell’opposizione, che nulla sta facendo contro lo smantellamento dell’istruzione pubblica italiana».