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E’ MORTO VITTORIO FOA

1737

20.10.2008– Ansa -E’ morto a Formia Vittorio Foa. Aveva 98 anni. Era nato a Torino il 18 settembre 1910.
Da subito antifascista, nel 1935 venne arrestato a Torino e condannato a 15 anni di reclusione (nel 1936) per attivita’ antifascista. Condivise la stessa cella con Ernesto Rossi, Massimo Mila e Riccardo Bauer, e nel frattempo sposo’ il liberalismo di Benedetto Croce. Dopo la Resistenza e’ stato deputato alla Costituente per il Partito d’azione. Dirigente della Cgil, e’ stato parlamentare socialista e poi senatore del Pds. Veltroni: ”Penso che tutto il paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori”.

UNO SCRITTORE TRA MEMORIA E POLITICA – L’ultimo libro di Vittorio Foa è stato ‘Le parole della politica’, uscito per Einaudi, come molte delle sue opere, all’inizio di quest’anno. “Forse – sosteneva nel saggio, scritto con Federica Montevecchi, sua partner letteraria – il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell’agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi”. Un lavoro che aveva avuto una lunga gestazione, ma che conteneva l’obiettivo “ambizioso” di analizzare i motivi di “questo degrado e, se possibile, di indicare una via d’uscita”. Anche in questo caso a prevalere era una commistione tra memoria e politica, leit motiv a che ha caratterizzato quasi tutta l’opera di un grande uomo del secolo scorso.

A partire da ‘Il cavallo e la torre’ l’autobiografia che Foa pubblicò nel 1991 e nella quale scorrevano tutte le diverse esperienze politiche vissute dall’autore: i lontani esordi cospirativi in Giustizia e Libertà nel 1933, i lunghi anni di carcere durante il fascismo, la militanza nel partito d’Azione, quella nel Psi, nel Psiup, poi nel Pdup e negli ultimi anni nel Pds e nell’Ulivo, oltre ad una intensa attività sindacale condotta nella Cgil dai 1949 fino al 1970, anno del suo volontario, anticipato pensionamento. In ‘Questo Novecento’ (Einaudi) del 1996 Foa contestava la tesi che il secolo passato fosse stato solo il dominio della violenza e della idea della forza: cento anni che avevano invece segnato le tappe di una storia con la S maiuscola. Dal fascismo all’antifascismo, al comunismo, alla democrazia, al dopoguerra.

 In ‘Del disordine e della liberta” (Donzelli), scritto con il figlio Renzo, Foa affrontava i cambiamenti della situazione politica, mentre ‘In Lettere della giovinezza’ (Einaudi,1998), ripercorreva quelli che erano stati gli anni della sua ‘universita” – come diceva Gramsci – ovvero quelli in carcere dal 1935 al 1943. ‘Passaggi’ (Einaudi,2000) era una raccolta di frammenti scritti negli anni Novanta, messi insieme senza un ordine organico: una sorta di diario privo di calendario, un giornale pubblico e privato ricco di memoria, di proposte, di verifiche, di pensamenti e ripensamenti. Nel 2002, nel ‘Silenzio dei comunisti’ Foa – che non è mai stato comunista – esaminava l’apnea della memoria di quel tipo di sinistra, mentre in ‘Un dialogo’ (Feltrinelli) si confrontava con lo storico Carlo Ginzburg. Come tema quello abituale: la politica, la militanza e il futuro della sinistra. Nel 1985, ai suoi esordi letterari, Foa aveva pubblicato un libro (Rosenberg&Sollier) dal titolo atipico: ‘La Gerusalemme rimandata.

Domande di oggi agli Inglesi del primo Novecento’. Ma al centro del saggio c’era il tema di sempre: il conflitto sociale e la sua formalizzazione nella politica, a partire dalle storiche Trade Unions. Sindacalista della Cgil per molti anni, Foa ha scritto con Guglielmo Epifani ‘Cent’anni dopò (Einaudi) un contributo all’organizzazione in occasione dei suoi 100 anni.

 

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