Dopo la grande manifestazione di venerdì a Roma, non si ferma la mobilitazione sui fronti «caldi» dell’istruzione. E mentre il ministro Mariastella Gelmini continua a tenere il punto sulla validità della sua riforma – pur con un’apertura sul blocco del turn over dei docenti universitari – il leader del Pd Walter Veltroni attacca: molte scuole chiuderanno, si favorirà la dispersione scolastica e con le classi separate «si instilla l’odio».
Da Norcia, dove ha partecipato a un convegno, Gelmini ha ribadito le sue posizioni. «Questo governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente» ha rilanciato, difendendo punto per punto la riforma, dal maestro unico («una formula che esiste in tutti i paesi europei, mentre il cosiddetto modulo è una anomalia tutta italiana») al voto in condotta. Ha poi assicurato che non sarà tagliato il tempo pieno e ha ribadito che «si stanno raccontando molte bugie» frutto di disinformazione, come le polemiche sulle classi ponte per gli immigrati. Quanto alla chiusura delle scuole con meno di 50 studenti, ha precisato che «è sbagliato chiudere le scuole di montagna, ma non è giusto che dopo un regolamento del ’98 che imponeva l’accorpamento per fare economie, nulla sia stato fatto».
Sull’università, invece, il ministro ha teso una mano, ammettendo che il blocco del turn over penalizza i giovani che vogliono entrare nel corpo docenti: «entro ottobre – ha annunciato – presenterò la riforma del reclutamento dei ricercatori e dei docenti. In particolare, sarà presentato un progetto di legge per privilegiare e favorire l’assunzione di giovani nelle Università».
Ma dall’opposizione il leader del Pd Veltroni attacca pesantemente la sua riforma: «so per certo – dice – che molte scuole chiuderanno e questa riforma favorirà la dispersione scolastica». Drastico il giudizio anche sulle classi separate per gli studenti stranieri: «cosa vuol dire che un immigrato non può stare in classe con gli italiani? Queste classi differenziate sono un atto di chiusura che farà crescere gli immigrati nell’odio. Non ci si ricorda che noi siamo un Paese di immigrati. Si vuole instillare il seme dell’odio». Numerose le prese di posizioni politiche che si sono susseguite durante la giornata, con gli esponenti del centrodestra schierati a difesa del ministro e quelli del centrosinistra fortemente contrari.
Particolarmente colorito il commento del ministro ombra dell’economia, Pierluigi Bersani, per il quale sul tema della scuola il governo ha perso pragmatismo e «si sono messi in vena una “pera” ideologica incredibile e astratta».
Intanto, dopo la grande protesta di venerdì, in varie città è proseguita la mobilitazione di studenti, genitori e insegnanti. In 10.000 (secondo gli organizzatori) hanno sfilato a Firenze, tra striscioni e slogan contro il ministro Gelmini. Fra i cartelli più originali uno raffigura il volto di Dante che esclama «Questa legge è un inferno». A Milano, i bambini assieme ai genitori e alle maestre dell’associazione Rete Scuole hanno preso d’assaltò tre parchi cittadini, spargendo sui prati centinaia di palloncini colorati, giochi e merendine per dire no all’insegnante unico «che mette a rischio l’esistenza del tempo pieno» e alle classi ponte per gli alunni stranieri. Ad Ancona 2.000 persone, tra cui il presidente del consiglio regionale Raffaele Bucciarelli, il sindaco Fabio Sturani e numerosi amministratori e politici del centro sinistra, hanno preso parte a una fiaccolata promossa dai sindacati della scuola Cgil, Cisl, Uil e Snals.
Originale la forma di protesta di un gruppo di insegnanti di Vicenza e di alcuni Comuni dell’Alto Vicentino, che hanno acquistato una pagina su un quotidiano per dire «no» al maestro unico