Gli studenti maggiorenni oggi possono decidere di non rendere pubblico il voto dopo un’interrogazione o di non relazionare l’andamento scolastico alla famiglia. Molti sono i dubbi e le perplessità. La privacy è già entrata a scuola da un pezzo: non viene più affissa pubblicamente una bocciatura, un debito formativo o il voto finale del diploma. Adesso si discute se andare ancora più a fondo.
È giusto che i genitori siano totalmente all’oscuro della vita scolastica dei figli? È giusto suggerire questa esasperata tutela della privacy? E, infine, quanto tutto ciò è fittizio e si parla semplicemente a vanvera? Non fosse altro perché in una classe, dove un gruppo di studenti convive in media dalle 8 del mattino alle 13.30, ci si conosce, si parla e si creano amicizie. Insomma andando indietro nel tempo non ricordiamo benissimo chi nella nostra classe studiava e chi trascorreva i pomeriggi a passeggiare e di libri non ne aveva visto neppure l’ombra?
Non è determinante che i compagni non sappiano il voto o le valutazioni dell’insegnante perché spesso il risultato di una scena muta o di discorsi sconnessi e farfuglianti è sotto gli occhi di tutti.
Riguardo all’ambito familiare lascia da pensare che un giovane possa arrivare a casa con l’intento di non rendere nota parte della sua vita. Crediamo proprio che non sia una buona trovata educare i ragazzi al silenzio quando viviamo una stagione in cui urge il bisogno di dialogo. Piuttosto i figlioli studino o dicano chiaramente che non ne hanno voglia. Almeno un genitore non si troverà a sostenere spese inutili per mantenerlo a scuola, del resto una volta assolti i vincoli dell’istruzione obbligatoria ciascuno è libero di scegliere cosa fare. Avere 18 anni e potere disporre della propria vita non scandalizza nessuno. Questa è l’età che sancisce il passaggio all’età adulta. Ma quando questo diventa un buon pretesto per manipolare facilmente delle situazioni delicate bisogna riflettere.