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Scioperi, ddl Sacconi: sì a referendum preventivo

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Esaminate dal Cdm le linee guida in vista della scrittura di un disegno di legge delega. Damiano: ”Indispensabile concertazione le con parti sociali”. Cgil: ”Tratti illiberali nel testo”. Bonanni (Cisl): ”Conciliare meglio il diritto inviolabile allo sciopero con gli interessi della collettività”

 

Roma, 17 ott. (Adnkronos) – Per proclamare uno sciopero nei servizi pubblici essenziali è necessario prima consultare i lavoratori delle categorie interessate. E’ questo uno dei punti delle linee guida esaminate oggi dal Consiglio dei ministri e a breve sottoposte alla consultazione delle parti sociali in vista della scrittura di un disegno di legge delega per la regolamentazione e prevenzione dei conflitti collettivi di lavoro e il buon funzionamento del sistema di relazioni industriali.

Obiettivo, spiega il ministero guidato da Maurizio Sacconi, “favorire il funzionamento di un libero e responsabile sistema di buone relazioni industriali e dare attuazione all’articolo 40 della Costituzione (”Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”: così recita l’articolo, ndr) con l’intento di realizzare, in tutti i settori produttivi e con particolare riferimento ai servizi pubblici essenziali, un migliore e più effettivo contemperamento tra esercizio del diritto di sciopero e salvaguardia dei diritti della persona e della impresa costituzionalmente tutelati”.

La riforma prenderà corpo attraverso un disegno di legge delega e decreti attuativi “da emanare entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge e sentite le parti sociali”.

Nel merito e solo in riferimento ai servizi pubblici essenziali, le linee guida introducono i seguenti principi e criteri direttivi:

– aggiornamento e revisione dei servizi essenziali con particolare riferimento ai servizi strumentali e ai servizi oggetto di esternalizzazioni;

– previsione dell’istituto del referendum consultivo preventivo obbligatorio tra i lavoratori delle categorie interessate in caso di proclamazione di sciopero e della dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero stesso da parte del singolo lavoratore per avere piena conoscenza del grado di consenso e di partecipazione effettiva e quindi di funzionamento dei servizi;

previsione dell’istituto dello sciopero virtuale: in caso di sciopero virtuale, e ferme restando le determinazioni della autonomia collettiva, le somme versate dalle parti potranno confluire in un apposito fondo con restituzione alle parti stesse in caso di raggiungimento dell’accordo sulla materia oggetto del conflitto.

– previsione di adeguate procedure per un congruo anticipo della revoca dello sciopero al fine di eliminare i danni causati dall’effetto annuncio;

– una più efficiente disciplina delle procedure di raffreddamento e conciliazione attenta alle specificità dei singoli settori;

– una disciplina specifica per lo sciopero generale in funzione della tutela delle prestazioni indispensabili e della applicazione della regola della rarefazione;

– l’attribuzione di specifiche competenze e funzioni di natura arbitrale e conciliativa, anche obbligatorie, alla Commissione per le relazioni di lavoro (che prende il posto della Commissione di Garanzia) la quale potrà avvalersi, a questo fine e ferma restando l’esclusione di oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, di strutture e personale del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;

– un più effettivo raccordo e scambio di informazioni tra la Commissione per le relazioni di lavoro e le autorità amministrative competenti per l’adozione della ordinanza di precettazione, nonché di un potenziamento della corretta informazione all’utenza dei servizi essenziali anche attraverso le televisioni e gli organi di stampa;

l’applicazione delle sanzioni da parte dei prefetti e non più dei datori di lavoro in modo da renderle effettive;

Per gli ambiti diversi dai servizi pubblici essenziali le linee guida di Sacconi prevedono tre criteri:

– individuazione, in via prioritaria nei contratti e accordi collettivi, dell’obbligo del rispetto di forme e procedure per proclamazione dello sciopero con indicazione dei motivi, della durata e del preavviso minimo;

– divieto di forme di sciopero e di altre forme di protesta o astensione dal lavoro lesive dei diritti costituzionalmente tutelati della persona ovvero dirette a recare un danno irreversibile all’impresa;

– istituzione di un sistema di sanzioni, adeguate e proporzionate alla gravità della infrazione, che, nel caso di sanzioni comminate al soggetto proclamante o all’impresa che adotta comportamenti sleali, andrà ad alimentare il Fondo per l’occupazione (previsto dall’articolo 1, comma 7, del decreto legge 19 luglio 1993, n. 148, convertito con modificazioni dalla legge 19 luglio 1993, n. 236).

Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, osserva: ”Per fortuna il governo decide di non procedere in modo unilaterale su una materia così delicata come il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. La concertazione con le parti sociali è sempre fondamentale ma in questo caso indispensabile”. ”Tra le proposte del ministro del Lavoro – prosegue Damiano – appare altamente critica quella della dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero da parte del lavoratore. In questo modo si limita il principio della libertà di sciopero sancito dalla Costituzione che, occorre ricordarlo, è diritto soggettivo”.

Il complesso delle misure annunciate, osserva la Cgil, ”conferma il chiaro intento di introdurre ulteriori e immotivate restrizioni al diritto di sciopero e alla libertà sindacale”. ”Lo sciopero è un diritto incoercibile”, ricorda il sindacato di Corso d’Italia. ”Dalle linee guida si confermano i tratti illiberali che avevamo già denunciato nei giorni scorsi e rendono, dunque, necessario contrastare norme che attaccano i diritti dei lavoratori e della loro rappresentanza e appaiono sbagliate nel metodo, nel merito e sotto il profilo costituzionale”, sottolinea la Cgil.

Anche per il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, ”il diritto allo sciopero è garantito dalla carta costituzionale e non va toccato” ma ”l’intenzione annunciata dal governo di consultare e coinvolgere le centrali confederali in materia di legge delega sul diritto allo sciopero è sicuramente una importante correzione di rotta”. Per Bonanni, ”bisogna trovare una strada equilibrata per regolamentare e conciliare meglio questo diritto inviolabile con gli interessi della collettività. Soprattutto quando accade che una minoranza di lavoratori possa tenere in scacco la generalità della rappresentanza dei lavoratori”.

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