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Berlusconi il liberista? Macché Il FT: usa i soldi dello Stato

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Dai media «trattamento nordcoreano»

Chi l’avrebbe mai detto. Berlusconi il liberale, il self made man, quello che ha sempre visto come fumo negli occhi lo Stato “oppressore” che tarpa le ali all’iniziativa economica, adesso parla di aiuti di Stato alle industrie italiane come «imperativo categorico». L’antifona l’avevamo già capita con il caso Alitalia: Berlusconi ha fatto scappare AirFrance e favorito l’acquisto da parte di imprenditori italiani promettendogli in cambio di stralciare dall’azienda tutti i debiti. E la bad company se l’è accollata lo Stato. Senza parlare del prestito ponte da 300 milioni di euro che il Cavaliere ha trasformato in finanziamento a fondo perduto, e per il quale l’Europa ci chiede ancora spiegazioni.

Ora, in piena crisi finanziaria, Berlusconi lo statalista s’è rifatto vivo. È stato praticamente il primo a rispondere all’appello di Sarkozy, che chiedeva ai governi, dopo aver salvato le banche, di sostenere anche l’economia reale. E ha detto che «non c’è da scandalizzarsi se le nostre imprese verranno aiutate, ove necessario, anche se non so ancora come». Gli aiuti di Stato ora sono «un imperativo categorico», prima – è lo stesso Berlusconi ad ammetterlo – li considerava un «peccato». D’altronde basta ricordare come solo nel 2002, in piena crisi della Fiat, Berlusconi, che anche allora era a capo del governo, ebbe un atteggiamento completamente diverso nei confronti dell’industria in crisi.

Ora l’aria è cambiata, tant’è che Gianni Baget Bozzo su Il Giornale la settimana scorsa è stato costretto a scrivere un editoriale in cui spiegava che succede «Se lo Stato aiuta il mercato». «Lo Stato – scrive il sacerdote e mente del Pdl – non è la soluzione: ma non è nemmeno il problema come diceva Reagan, è la condizione per ristabilire il mercato».

Del cambio di passo se ne sono accorti anche all’estero. Il Financial Times, autorevole quotidiano economico britannico, dedica una lunga analisi al “nuovo” Berlusconi. Quello a cui la crisi sta facendo bene. «Le banche e i mercati – scrive Guy Dimore, corrispondente da Roma – sono nei guai ma la crisi sta beneficiando Silvio Berlusconi il cui trattamento in alcune parti dei media sta raggiungendo livelli nordcoreani mentre il suo governo sembra godere di un’autorità che non si è vista per decenni. Gli italiani – dice il giornalista inglese – stanno celebrando il ruolo dello Stato salvatore».

Dai politici-imprenditori di Forza Italia e dai leghisti di «Roma ladrona», non se l’aspettava nemmeno il FT: «A dispetto della sua immagine di imprenditore liberale, Silvio Berlusconi, è ora dove si sente più a suo agio, alla guida di mercati e settori chiave attraverso lo Stato, con Alitalia come esempio più lampante. La compagnia in perdita – ricostruisce Dimore – è stata affidata ad un gruppo di imprenditori italiani escludendo un compratore straniero, cambiando le leggi anti-monopolio e presentando un conto di miliardi di euro ai contribuenti italiani».

«Mentre le banche, soprattutto straniere, sono andate fallendo attorno a lui – conclude l’articolo – Silvio Berlusconi ha coltivato un’immagine di calma e controllo, anche andando in un centro benessere in Umbria e dispensando consigli sulle azioni da acquistare». Giusto per non perdere l’abitudine a vendere fumo.

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