fbpx

TRASPORTI: STOP COBAS, VENERDI’ NERO

1487

ROMA – Mezzi pubblici fermi per lo sciopero, cortei anti-Gelmini e pioggia. Un mix micidiale che ha mandato in tilt un po’ tutti i centri urbani a partire da Roma e Milano.

Le grandi città hanno risentito pesantemente delle proteste organizzate dai sindacati di base, che hanno proclamato una giornata di fermo generale che ha coinvolto trasporti, sanità, scuola, servizi pubblici. Obiettivo: chiedere al governo di adeguare salari e pensioni, di ridurre i prezzi, di abrogare il decreto Gelmini, di tutelare sanità e stato sociale.

Secondo le organizzazioni dei lavoratori, le adesioni sono arrivate a 2 milioni in tutta Italia. Ma le ripercussioni sono state pesanti. Per Roma è stato un venerdì di passione. Le vie della capitale, già penalizzate dai mezzi pubblici che viaggiavano a singhiozzo, sono state attraversate da un lungo corteo partito da piazza della Repubblica, a cui hanno preso parte circa 500mila persone, secondo gli organizzatori. Leit motiv, gli slogan contro Brunetta e la Gelmini.

Con i lavoratori aderenti a Rdb, Cobas e Sdl, infatti, hanno sfilato studenti e universitari, che ad un certo punto si sono staccati per convergere verso il ministero dell’Istruzione, mentre il resto dei manifestanti si è diretto in piazza San Giovanni. Il traffico è rimasto paralizzato. La pioggia battente, ininterrotta per tutta la mattinata, ha fatto il resto. Problemi anche per molti genitori di figli minorenni, che, con le scuole in sciopero (adesioni fino al 70% secondo i Cobas), sono stati costretti a recarsi di persona negli istituti per autorizzare i ragazzi a tornare a casa, ‘missione di recupero’ che, in molti casi, è costata lunghe attese in fila. Giornata difficile anche a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo, anche se a detta dell’Atm il 68% dei mezzi pubblici era in servizio, la situazione è stata comunque caotica. Già dalle 9, circa 8 tram su 10 hanno imboccato la via del deposito. Ben tre i cortei che hanno interessato la città. A Torino è stata bloccata la metropolitana.

Secondo i sindacati, l’adesione allo sciopero ha superato il 70-80% tra gli autisti di bus e tram. Per l’azienda torinese di trasporti Gtt si è fermata al 35%. Sta di fatto che la metro è stata fermata per motivi di sicurezza, dovuti sia a problemi tecnici sia alla mancanza di personale. Traffico in tilt anche a Palermo, con ingorghi e auto in coda. All’aeroporto Marconi di Bologna 24 voli, nazionali ed internazionali, sono stati cancellati. A Venezia si sono fermati i vaporetti: ci hanno pensato le gondole, in accordo col Comune, a traghettare a modico prezzo residenti e turisti lungo i due lati del Canal Grande.

SCUOLA: PROTESTA SVUOTA LE CLASSI E RIEMPIE LE PIAZZE
Tra il mondo della scuola e il ministro Gelmini la discordia sembra regnare sovrana. E forse proprio per questo oggi il Capo dello Stato ha invitato di nuovo tutti a guardare senza preconcetti ai progetti di riforma scolastica.”Non si possono dire soltanto dei ‘no’, né bisogna farsi prendere dalla paura. Si può essere d’accordo su alcuni cambiamenti e non su altri” ha detto aggiungendo che le competenze in questa materia sono del ministro della Pubblica istruzione. “Io guardo quello che fanno Governo e Parlamento e quello che si discute con i rappresentanti della scuola e dei sindacati. Bisogna fare attenzione – ha aggiunto – a non farsi prendere da nessuna esagerazione e da nessun allarme”.

Lavoratori e studenti oggi sono scesi in piazza a Roma (ma non solo), per contestare gli interventi del Governo in materia di istruzione – primo della lista quello che recupera dal passato il maestro unico – ma la giovane titolare dell’Istruzione ha ribadito di non capire il perché delle ostilità. “Le ragioni della protesta francamente non le comprendo e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza – ha detto parlando a Mattino 5 – in realtà non abbiano letto il provvedimento, perché non si capisce come mai si occupino le università, si facciano manifestazioni nella scuola secondaria, che sono ambiti minimamente toccati dal provvedimento”.

Il provvedimento – ha precisato – riguarda solo la scuola primaria e la scuola media inferiore: “introduce la valutazione del comportamento, lo studio dell’ educazione civica, il ritorno ai voti come meccanismo di valutazione”. Quanto al tempo pieno, se le famiglie reagiscono così, per il ministro, il colpevole è “la sinistra che sta facendo una campagna di disinformazione, sta dicendo che verrà meno il tempo pieno e che addirittura verranno meno gli insegnamenti aggiuntivi, ma è una grande bugia. Sia gli insegnamenti aggiuntivi (inglese e informatica) che il tempo pieno verranno potenziati”.

Soltanto i fatti diranno chi è il Pinocchio della situazione, nel frattempo però la scuola si ribella: lo ha fatto nei giorni scorsi con iniziative spontanee, sit-in, cortei, notti bianche, e ha proseguito oggi con il “No Gelmini day” andato in scena a Milano (un lungo corteo – 30.000 secondo gli organizzatori, un terzo per la questura – ha raggiunto il provveditorato, dove sono anche state lanciate alcune uova contro l’edificio), Genova (anche qui corteo, bambini in testa, di studenti e prof precari), Napoli (in piazza insieme liceali e universitari), Venezia, Bologna (in 300 hanno fatto 10 km a piedi, una sorta di pellegrinaggio anti-Gelmini), Piacenza (una fiaccolata a cui parteciperà anche il sindaco è in programma stasera). E naturalmente con la sciopero proclamato dal sindacalismo di base, contro le politiche del Governo anche in materia di istruzione.

“Uno sciopero riuscitissimo: più della metà delle scuole sono rimaste chiuse contro la politica Tremonti-Gelmini, contro una filosofia della scuola che appartiene all’800, contro provvedimenti razzisti di separazione tra italiani e stranieri, contro un’idea di distruzione di un’istituzione fondante del paese” ha commentato con soddisfazione il leader dei Cobas che insieme a Rdb e Sdl ha indetto la mobilitazione. A Roma la manifestazione, partita sotto una fitta pioggia, è stata aperta da un eloquente striscione “Tremonti e Gelmini distruttori della scuola”. Mezzo milione di persone, secondo la Cub, hanno sfilato per le vie della città. Ora si aspetta il 30 ottobre: altra mobilitazione – stavolta monotematica – organizzata dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals. Intanto, mentre il ministro Gelmini, slide alla mano, si è, premurata, l’altra sera, di illustrare ai parlamentari di Pdl e Lega come la scuola italiana cambierà grazie a tre parole d’ordine – educazione, merito, efficienza -, sei regioni (Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Puglia e Sardegna) hanno deciso di fare ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità della riforma.

In questo articolo