Cobas, grande adesione. Gelmini: il 4%
Quando l’autunno è caldo, a Roma, piove. Pioggia sugli striscioni e sul corteo contro il governo, come da copione. È la seconda manifestazione nazionale a Roma per il secondo fine settimana di fila. Altre decine di migliaia di persone venute da tutta Italia, dal Molise alla Val di Sangro. Un altro corteo grande e allegro, nonostante questa volta una pioggia battente, che smette solo a corteo finito. Ma non spaventa i tantissimi bambini con le mamme sotto gli ombrelli, imbacuccati negli impermeabili di plastica leggera, con i cartelli colorati, i fischietti, le magliette con le scritte contro la riforma Gelmini.
Non è il rosso a dominare tra le strade di Roma. Anche se la manifestazione di venerdì 17, con sciopero generale di tutte le categorie, è stata indetta da Cobas, Rdb-Cub e Sdl – le tre confederazioni del sindacalismo di base – con una piattaforma generale contro i tagli ai servizi pubblici, la difesa dei redditi più bassi, contro il precariato che genera la continua strage di morti sul lavoro, la stragrande maggioranza del corteo protesta contro le misure pensate dal ministro Maria Stella Gelmini per la scuola elementare. Il maestro unico, l’attacco al tempo pieno, l’introduzione delle sponsorizzazioni negli istituti che fa da contraltare al taglio dei fondi statali e degli insegnanti , le classi differenziate per i bambini immigrati, fino al voto in condotta, al grembiulino, alla bocciatura per una sola insufficienza.
Non tutti sono dei “cobas”. Maria Grazia è una maestra siciliana che insegna a Roma. Ha una tessera della Cgil in tasca ma per la prima volta ha deciso di partecipare ad uno sciopero dei sindacati di base. «La Gelmini va fermata, sta distruggendo tutto, ha detto in tv che la maestra deve essere una “vice-mamma” e perché ho studiato pedagogia allora?. Si leva il tempo pieno, si riduce il personale docente e molte insegnanti sono mamme: la verità è che vogliono ricacciare le donne in casa».
Il tam tam ha portato a Roma tanti genitori e insegnati dei coordinamenti locali, delle scuole che hanno organizzato negli scorsi giorni e settimane i “No Gelmini Day”, le “notti bianche” della scuola. Da Pisa, dove la protesta di universitari, studenti medi e genitori delle scuole elementari si è saldata fin da subito, sono partiti otto pullman per Roma. Alcuni hanno striscioni “da due” – un lenzuolo bianco e una scritta spry – fatti in casa. Slogan telegrafici: «+ scuola -tv» oppure «-scuola oggi +disoccupazione domani». Altri lunghissimi. Uno con Berlusconi che fa le corna e solo la scritta: «l’illusionista».
Qualche bandiera, pochissime, di Rifondazione – che aderisce con il segretario Paolo ferrero – o del Pdci, del partito dei lavoratori di Marco Ferrando o di Sinistra Critica di Franco Turigliatto, ma anche degli anarchici dell’Usi, l’Unione sindacale italiana.
Ci sono poi alcune associazioni nazionali, come i Cip, i Comitati Insegnati Precari o come Tuttiascuola, una onlus che raggruppa genitori di bambini disabili.
Massimo è un padre di Napoli, porta sulle spalle insieme ad altri tre un pesantissimo baldacchino con una sedia a rotelle dentro una gabbia. Suda, dentro il k-way azzurro. «Anche avere un figlio disabile è un compito pesante, anzi pesantissimo anche se gioiso. Ma senza insegnanti di appoggio i docenti non ce la possono fare e di fatto ai nostri ragazzi viene negata un’istruzione e una socialità che noi non possiamo dargli da soli».
In coda al corteo i camion dei centri sociali e le macchine con gli altoparlanti diffondono musica coperti da tendoni anti acqua: le posse, ma anche De André, e Rino Gaetano. È lo spezzone degli studenti medi e universitari. Scandiscono : «Lotta è dura e senza la paura», ma il ritmo non è quello di sempre, più morbido e musicale. E forse il senso anche è diverso, la paura che si evoca non è la stessa del Maggio Sessantotto. È la paura del diverso, dell’immigrato, dello zingaro, del rumeno. Ci sono infatti slogan e striscioni contro il decreto sicurezza. E dal microfono qualcuno dice parole sulla crisi economica, sui debiti e sui salvataggi delle banche . «Noi non vogliamo pagare la crisi dei padroni, loro pensano a salvare le banche invece dei nostri stipendi», scandisce una voce amplificata.
Un gruppetto di questi ragazzi, si stacca dal corteo principale e correndo sul ponte davanti all’isola Tiberina si dirige verso il ministero della Pubblica istruzione al grido di «Gelmini, stiamo arrivandoo…». La ministra dice alle agenzie di stampa che non capisce le ragioni della protesta.
Dal palco in piazza San Giovanni gli organizzatori sostengono che sono stati in 300mila a Roma a cercare di spiegarglielo. Ma anche se la manifestazione non sembrava così grande, certo sono in alcune centinaia di migliaia quelli che hanno sfilato contro la sua riforma non solo a Roma, ma anche a Genova, a Milano, dove si sono tenuti altri cortei.
«Nelle scuole delle principali città si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel pubblico impiego, nei trasporti e in molti settori privati». È la stima fornita dal portavoce della Confederazione dei comitati di base (Cobas), Piero Bernocchi, sull’adesione allo sciopero generale di 24 ore, parlando in particolare di quella dei lavoratori della scuola. «Tutta la scuola pubblica – sottolinea, in una nota, Bernocchi – boccia la politica scolastica del governo, con il più grosso sciopero della scuola mai realizzato, a cui hanno partecipato anche iscritti di altri sindacati dimostrando che questo è il vero sciopero unitario».
Ma i dati del ministero parlano d’altro: allo sciopero avrebbe aderito poco più del 4% del personale. Secondo i dati parziali rilevati dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, la partecipazione allo sciopero generale odierno indetto da Cobas-scuola, Cub-scuola, Cobas, Cub, Sdl intercategoriale e Usi-ait nel comparto scuola, è stata pari – rileva una nota ministeriale – al 4,43 %. In particolare nelle 5015 scuole rilevate (su 10753) hanno scioperato 21136 dipendenti (su 476826 tenuti al servizio).
Comunque parecchi milioni i lavoratori che hanno aderito allo sciopero di venerdì 17 e che parteciperà a quello generale della scuola indetto dalla Cgil per il 30 ottobre.