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”RICREAZIONE”: LE SPERANZE INFRANTE DEI PRECARI DELLA SCUOLA

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SONO NUOVA, SONO UNA VECCHIA PRECARIAPensieri di una precaria. Et voilà. Il nuovo decreto legge sulla scuola, targato MariaStella Gelmini, ha fatto il suo iter e sta per essere convertito in legge. E il primo verdetto è atroce: taglio di 87mila posti in tre anni. Non ho creduto alle mie orecchie. Il capo del governo l’ha detto chiaramente: blocco delle assunzioni. Blocco delle assunzioni per almeno tre anni. E io, dopo anni e anni di precariato al servizio della scuola italiana, sto per esserne tagliata fuori bruscamente, senza pietà, senza rispetto.
Ripenso al mio arrivo ogni anno in una scuola diversa. Ricordo che per un attimo, sempre, prima di varcare la soglia, penso ai miei alunni precedenti, quelli che mi sarebbe piaciuto portare alla licenza o, che so, alla maturità. Non ci sono più, sono lontani, in un’altra vita, con un altro docente. Io invece sono qui, dopo estenuanti convocazioni, patemi d’animo sulla scelta della sede, sperando di non finire troppo lontano. Beh, mi è andata bene. Mi trovo a soli 50 km da casa, 100 in tutto ogni giorno. Meglio di niente. Entro. Volti nuovi, preside nuovo, ragazzi nuovi. Che fatica. Salutare, presentarsi, ambientarsi, riuscire simpatica, mentre tutti ti guardano come l’ultima arrivata che avrà le ultime classi, un orario rabberciato e dovrà accontentarsi delle solite briciole. Fa nulla. Sono talmente abituata. Sono sempre l’ultima, l’ultima giunta. Quella nuova. Ciao, sei nuova? Sì, sono nuova. Nuovissima. Di zecca. Tanti mi attraversano con lo sguardo, non mi riconosceranno per un intero anno, io sono nuova. E quando comincerò ad ambientarmi, dovrò ricominciare da capo, andar via, tornare la nuova itinerante supplente di sempre.
Sono sempre nuova, io. Tutto è nuovo per me. La scuola, le classi, gli alunni, i colleghi, il preside. La mia vita è una continua novità. Ma sono ormai vecchia. Mi avete fatto invecchiare così, nella speranza di immissione definitiva, di un lavoro a tempo indeterminato. Sono una vecchia precaria della scuola che, dopo anni e anni di sacrifici, ormai lo so, non entrerà mai di ruolo. Sarò sempre nuova e sempre più vecchia. Fino alla pensione. Da precaria, naturalmente.

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