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WOJTYLA; 30 ANNI FA DIVENNE PAPA: ‘SE SBAGLIO MI CORRIGERETE’

1977

Città del Vaticano, 15 ott. (Apcom) – “Come mi accoglieranno i romani, cosa diranno di un Papa venuto da un Paese lontano?”. Fu questa la prima preoccupazione di Giovanni Paolo II, appena eletto al soglio di Pietro, il 16 ottobre 1978. Una paura che condivise subito con quello che sarebbe divenuto il suo segretario personale fino all’ultimo respiro, don Stanislao Dziwisz. “Nel pomeriggio del 16 ottobre 1978, trent’anni fa, l’elezione del cardinale Karol Wojtyla segnò davvero una svolta nella storia delle successioni sulla cattedra romana – scrive il direttore dell”Osservatore Romano’ in un editoriale – dopo quasi mezzo millennio, dal tempo cioè di Adriano vi (1522-1523), il collegio dei cardinali tornò infatti a scegliere come vescovo di Roma un ecclesiastico che non era originario della penisola italiana. E per la prima volta a divenire Pontefice romano fu uno slavo”. Cominciava così un pontificato che, tra quelli dei successori di Pietro, sarebbe stato il più lungo dopo quello di Pio IX. Il Papa dei viaggi, il Papa dei giovani, il Papa vicino alla gente, che seppe subito rompere quel ‘distacco’ tra Chiesa e fedeli con la battuta passata alla storia:’Se sbaglio mi corrigerete’. Quel giorno, il 16 ottobre 1978, torna alla mente del cardinale Dziwisz, con commozione. “Mi confidò – racconta – la sua preoccupazione per Roma quando potei avvicinarlo, vincendo l’emozione di vederlo per la prima volta vestito di bianco. Mi disse anche che appena affacciato si era rassicurato perché nell’accoglienza della gente in piazza San Pietro aveva percepito un sentimento di speranza. Ecco, disse proprio così: ho sentito la speranza. Aggiunse che guardare la piazza dalla loggia gli aveva rafforzato la consapevolezza di essere Papa in quanto vescovo di Roma. Insomma, tra il Papa polacco e Roma era stato amore a prima vista”. Don Stanislao racconta un altro episodio di quelle prime ore del Pontificato: “Con un sorriso complice e un po’ del suo humour volle pure mettermi al corrente del primo strappo al protocollo. Prima di affacciarsi il maestro delle cerimonie, monsignor Virgilio Noè, si era raccomandato che il nuovo Papa impartisse la benedizione in latino senza fare discorsi. Giovanni Paolo II però non riuscì a trattenersi e incominciò a parlare in italiano. Un saluto rimasto storico: ‘Mi hanno chiamato da un Paese lontano… se mi sbaglio mi corrigerete’. Nel raccontarmelo si mostrava certo di aver fatto bene a fare quel breve discorso, ma al tempo stesso sembrava quasi scusarsi con i suoi collaboratori per la prima di mille improvvisazioni”. Questa mattina, presentando il film ‘Testimony’ sulla vita di Papa Wojtyla, don Stanislao si commuove ancora, vedendo tanti giornalisti ad ascoltarlo. “Giovanni Paolo II voleva tanto bene ai giornalisti, anche quando scrivevano male”, scherza. “Aspettiamo ancora un santo – aggiunge – un santo che sarà il coronamento di tutti i santi che abbiamo a Cracovia”.

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