Da il Messaggero.it: Proteste in molti atenei: corteo a Roma, a Milano presidio contro i tagli
Bonanni: no a sciopero se convocati. Gelmini: bene apertura sindacati
ROMA (14 ottobre) – Giornata di proteste e polemiche contro la riforma Gelmini. Da una parte le manifestazioni negli atenei. Dall’altra Francesco Cossiga che bacchetta il capo dello Stato sulla risposta data alle e-mail arrivate al Quirinale, che chiedono a Napolitano di non promulgare la legge di riforma del sistema scolastico.
Per Cossiga il presidente della Repubblica «ha sbagliato due volte»: la prima volta per aver fatto sapere che «egli comprende» chi gli ha inviato una valanga di e-mail chiedendogli di non promulgare la legge; la seconda facendo notare che le leggi le fa il Parlamento. «Ha fatto finta di non ricordarsi che il Capo dello Stato ha il potere di rinviare una legge in Parlamento anche per motivi di merito – scrive il presidente emerito della Repubblica in una nota – Mi duole contraddire il Capo dello Stato. Comprendo che nessuno della maggioranza lo faccia perché sa di dovere “contrattare” con il Quirinale passo per passo la sua azione di Governo e non certo lo vuole fare qualcuno dell’opposizione che punta su di lui come possibile freno all’azione del Governo: ma io non appartengo né all’una né all’altra parte e quindi sono libero di parlare, se pur in forma rispettosa».
La rivolta degli atenei. L’università di Catania ha deciso di non celebrare quest’anno l’inaugurazione dell’anno accademico perché «non è tempo di celebrazioni ufficiali» e la sostituirà con un incontro pubblico «sui problemi del sistema nazionale universitario».
Tensione in assemblea a Firenze. Momenti di tensione durante un’assemblea di studenti al Polo di Scienze Sociali dell’Università di Firenze, in cui è stata discussa la legge 133 del governo. L’intervento di un rappresentante di “Studenti per la libertà” è stato contestato con fischi e urla, e dagli studenti sono volati offese e qualche spintone. All’assemblea sono intervenuti centinaia di studenti, oltre a ricercatori e personale tecnico-amministrativo. Mentre i loro interventi hanno provocato solo applausi, in quanto sostanzialmente mettevano in rilievo la negatività della legge, quando ha preso la parola il rappresentante di Forza Italia l’aula si è subito accesa. Il suo intervento, durato pochi minuti, è stato più volte interrotto e poi è finito tra i fischi. Vicino all’aula la tensione è continuata con qualche spintone e qualche urlo, ma senza altre conseguenze. L’assemblea è proseguita per individuare forme di protesta contro il provvedimento del governo.
Milano. Contro i tagli all’università nella sede dell’Università Statale di Milano, una cinquantina di studenti hanno improvvisato un tentativo di “occupare” gli uffici amministrativi. “Fermiamo la Gelmini, la vostra crisi non la pagheremo noi”, recitava uno striscione dei collettivi dell’accademia di Brera, delle facoltà di Scienze politiche del Politecnico della Bicocca e di Uniriot Milano.
Proteste anche a Napoli: i collettivi studenteschi hanno indetto un’assemblea per domattina nella facoltà di Lettere della Federico II mentre all’Orientale, dove è in atto da settimane lo stato di agitazione, un gruppo di studenti dell’«Assemblea Stop Gelmini» ha consegnato una lettera ai componenti del Senato Accademico nella quale si chiede un’assemblea di ateneo per il 22 ottobre.
Corteo di protesta alla Sapienza. «L’università non pagherà la vostra crisi. Blocco dell’anno accademico subito»: questo uno degli striscioni con il quale hanno sfilato in corteo gli studenti dell’Università La Sapienza a Roma. La protesta è partita dalla facoltà di Lettere, con il blocco delle lezioni in corso. Il corteo si è snodato all’interno della città universitaria. Al termine, un’assemblea di circa 600 studenti si è riunita davanti alla presidenza per chiedere una posizione netta al preside. Il corteo, che segue quello promosso ieri dal collettivo di Fisica, è stato organizzato per contestare le decisioni del governo in materia di Università e ricerca. «Abbiamo ottenuto il blocco della didattica per l’assemblea d’ateneo che si svolgerà giovedì – spiega Giorgio Sestili, del Coordinamento collettivi universitari – e abbiamo contatti con gli altri atenei d’Italia, in mobilitazione come noi».
Clima rovente anche a Torino: centinaia di studenti universitari, ricercatori e anche docenti aderenti all’Assemblea “No Gelmini” si sono ritrovati oggi nell’ atrio di Palazzo Nuovo per fare il punto della situazione della mobilitazione in città e per fissare le prossime date. L’appuntamento più corposo dovrebbe essere l’Assemblea di Ateneo prevista per il 22 ottobre. Tra le altre iniziative un presidio il 28 ottobre davanti all’Unione Industriale presso la quale è atteso il ministro Gelmini, la partecipazione allo sciopero generale del 30 ottobre, e l’adesione alla notte bianca della scuola di domani. Inoltre da domani «lezioni a cielo aperto».
Scuola. Anche sul fronte scuola le acque sono agitatissime. «Perché la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma» domani genitori e insegnanti organizzeranno una notte bianca in diverse scuole di tutta Italia. Il sito di Rete Scuole registra adesioni in una decina di istituti solo a Milano, mezza dozzina a Venezia, parecchie decine a Bologna, dove è nata l’iniziativa e dove si annuncia anche l’occupazione della facoltà di Lettere dell’università da parte dell’assemblea dei ricercatori e precari. Appuntamenti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio e una fiaccolata da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito a Napoli.
Bonanni: no a sciopero se governo ci convoca. Intanto, in vista dei prossimi scioperi del comparto scuola il segretario della Cisl Raffaele Bonanni torna a parlare della possibile revoca: «Gli scioperi si fanno per ottenere i risultati ma a volte, per taluni, l’obiettivo non sembra tanto la revisione della politica del governo ma lo sciopero stesso. Ribadisco che siamo disposti a revocare lo sciopero della scuola in presenza di un incontro con il governo. In questo caso l’obiettivo è il tavolo e la revisione delle decisioni del governo». Stesso ragionamento vale per il pubblico impiego: «Anche nel pubblico impiego vogliamo l’accordo – continua Bonanni – ma vedo che il ministro non risponde».
Gelmini: bene il richiamo alla ragionevolezza dei sindacati. Apprezza la posizione di Bonanni il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Spero ancora nel richiamo alla ragionevolezza che allontani la paura del cambiamento, e guardo con attenzione alle aperture di Raffaele Bonanni e di Luigi Angeletti», ha detto Gelmini in un’intervista che uscirà domani su ilsussidiario.net. Per quanto riguarda lo sciopero della scuola proclamato dai sindacati di categoria (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) per il 30 ottobre, il ministro spera che «il richiamo alla ragionevolezza vinca sul richiamo della foresta e sulla paura del cambiamento. È stato così per la vicenda Alitalia dove le frange conservatrici del sindacato sono rimaste isolate. La scuola deve passare da essere terreno di scontro privilegiato a terreno di confronto privilegiato». Gelmini invita poi a «mettere da parte gli interessi corporativi e la difesa della situazione attuale, finendola di utilizzare la scuola per fare fiato a una opposizione in crisi di idee e di proposte». Mariastella Gelmini si sofferma quindi sulla valorizzazione degli insegnanti confermando che uno degli obiettivi di legislatura è «ridare agli insegnanti uno status sociale ed economico all’altezza della loro missione».
Emilia Romagna: ricorso contro il Governo. L’Emilia-Romagna si prepara al ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo. «Il conflitto è nei fatti» ha spiegato il presidente della Regione Vasco Errani. E, commentando il provvedimento del ministro Gelmini che minaccia la chiusura dei plessi scolastici con meno di 50 alunni, ha aggiunto: «Non è una riforma. È un atto grave da parte del Governo che interviene direttamente sulle competenze delle Regioni e degli Enti locali, e a cui le Regioni risponderanno con determinazione».
Sulla qualità dell’insegnamento è intervenuto oggi il commissario europeo all’Istruzione Jan Figel’, che in un incontro all’università Bocconi di Milano, riguardo ai docenti ha detto che più che il loro numero è importante «il supporto agli insegnanti, o meglio la qualità loro e della loro formazione professionale. Il loro status sociale, la loro non può essere una professione di seconda scelta, priva di attrattive e questo non ha a che fare solo con il salario ma anche con il modo in cui i professori sono visti nella società».