Lo prevede il decreto sanità. Chiusura per 4.000, rivolta delle regioni
Il 7 ottobre il diktat alle Regioni Scatta la protesta Il ministro: la sinistra mente
Tagli alle scuole, l’ultima beffa via gli istituti con meno di 50 alunni.
Salvo Intravaia, la Repubblica, 12.10.2008
ROMA – Il governo impone alle Regioni di tagliare istituti e plessi scolastici. Due le direttive da seguire: accorpare gli istituti sottodimensionati e chiudere i plessi con meno di 50 alunni. Così, già dal 2009, oltre 800 comuni di località montane e piccole isole potrebbero rimanere senza scuola, costringendo gli alunni a faticosi spostamenti per seguire le lezioni. Con un colpo a sorpresa, il 7 ottobre, l’esecutivo ha inserito in un decreto dal titolo “Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali” un intero articolo riguardante la scuola. L’articolo 3 del decreto-legge 154 lancia un diktat alle Regioni sul “Dimensionamento della rete scolastica”. Le Regioni che entro il 30 novembre risulteranno inadempienti verranno dapprima “diffidate” e dopo 15 giorni si vedranno arrivare un commissario ad acta. Il tutto in linea con il Piano programmatico della Gelmini che detta le regole per tagliare in un triennio 132 mila posti nella scuola e risparmiare 8 miliardi di euro.
La disposizione contenuta nel decreto-legge è quanto mai perentoria e le reazioni degli amministratori locali non si sono fatte attendere. Il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, parla di «provvedimento insensato» che produrrà «grandi difficoltà di accesso e trasporti, soprattutto d’inverno». E l’assessore all’Istruzione della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini, minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale. Per Simoncini quello del governo è «un atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo». Mentre la collega della regione Umbria, Maria Prodi, si dice preoccupata per una scuola «agonizzante, penalizzata da tagli imposti senza alcuna ragionevolezza». In Italia, sono 10.760 le istituzioni scolastiche autonome che si articolano in 41.862 scuole: plessi, sedi centrali, sezioni staccate e succursali. Le istituzioni scolastiche sottodimensionate (con meno di 500 alunni) sono 2.530 (il 24 per cento) con record in Campania. L’accorpamento fra due istituti consente di risparmiare uno stipendio di dirigente scolastico e uno di direttore dei servizi amministrativi (quello che una volta era il segretario).
Ma non solo: stando al Piano-Gelmini la “polverizzazione sul territorio di piccole scuole non è funzionale agli obiettivi didattico-pedagogici”, dunque serve “il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e sezioni staccate con meno di 50 alunni”. Circostanza che, secondo la Bresso, imporrà in Piemonte la chiusura di 816 plessi scolastici di piccoli comuni. Secondo le stime dei tecnici ministeriali i plessi con meno di 50 alunni sono 4.200. E in base a una inchiesta condotta dal quotidiano della Cisl, “Conquiste del lavoro”, i piccoli comuni con meno di 50 alunni che rischiano di rimanere a secco di scuole sono 824, circa il 10 per cento dei 8.101 comuni italiani, con record in Piemonte. «E’ incredibile? commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola ? come il governo stia cercando di scippare alle Regioni una competenza che hanno da sempre». L’opposizione parla attraverso l’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e per bocca dell’attuale ministro ombra per gli Affari regionali, Mariangela Bastico. «Hanno cominciato con le scuole sotto i 500 alunni ? dichiara Fioroni ?, domani toccherà a quelle con meno di 300 finora coperte da deroga, per arrivare poi al taglio degli insegnanti di sostegno. Queste sono le bugie della Gelmini». La Bastico parla di «federalismo predicato e sbandierato ma non praticato». Ma il ministro Gelmini nega tutto: «Le dichiarazioni di Fioroni e Garavaglia sono incomprensibili ed arbitrarie. Non ci saranno la paventata chiusura di 4 mila istituti, né il taglio degli insegnanti di sostegno, né l’attacco all’autonomia degli enti locali. Come solito la sinistra tenta di fare disinformazione».
E intanto i promotori della recente manifestazione a Roma inviano sms perché si solleciti via email il Quirinale a non firmare il decreto Gelmini.
Il 7 ottobre il diktat alle Regioni Scatta la protesta Il ministro: la sinistra mente
Tagli alle scuole, l’ultima beffa via gli istituti con meno di 50 alunni.
Salvo Intravaia, la Repubblica, 12.10.2008
ROMA – Il governo impone alle Regioni di tagliare istituti e plessi scolastici. Due le direttive da seguire: accorpare gli istituti sottodimensionati e chiudere i plessi con meno di 50 alunni. Così, già dal 2009, oltre 800 comuni di località montane e piccole isole potrebbero rimanere senza scuola, costringendo gli alunni a faticosi spostamenti per seguire le lezioni. Con un colpo a sorpresa, il 7 ottobre, l’esecutivo ha inserito in un decreto dal titolo “Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali” un intero articolo riguardante la scuola. L’articolo 3 del decreto-legge 154 lancia un diktat alle Regioni sul “Dimensionamento della rete scolastica”. Le Regioni che entro il 30 novembre risulteranno inadempienti verranno dapprima “diffidate” e dopo 15 giorni si vedranno arrivare un commissario ad acta. Il tutto in linea con il Piano programmatico della Gelmini che detta le regole per tagliare in un triennio 132 mila posti nella scuola e risparmiare 8 miliardi di euro.
La disposizione contenuta nel decreto-legge è quanto mai perentoria e le reazioni degli amministratori locali non si sono fatte attendere. Il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, parla di «provvedimento insensato» che produrrà «grandi difficoltà di accesso e trasporti, soprattutto d’inverno». E l’assessore all’Istruzione della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini, minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale. Per Simoncini quello del governo è «un atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo». Mentre la collega della regione Umbria, Maria Prodi, si dice preoccupata per una scuola «agonizzante, penalizzata da tagli imposti senza alcuna ragionevolezza». In Italia, sono 10.760 le istituzioni scolastiche autonome che si articolano in 41.862 scuole: plessi, sedi centrali, sezioni staccate e succursali. Le istituzioni scolastiche sottodimensionate (con meno di 500 alunni) sono 2.530 (il 24 per cento) con record in Campania. L’accorpamento fra due istituti consente di risparmiare uno stipendio di dirigente scolastico e uno di direttore dei servizi amministrativi (quello che una volta era il segretario).
Ma non solo: stando al Piano-Gelmini la “polverizzazione sul territorio di piccole scuole non è funzionale agli obiettivi didattico-pedagogici”, dunque serve “il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e sezioni staccate con meno di 50 alunni”. Circostanza che, secondo la Bresso, imporrà in Piemonte la chiusura di 816 plessi scolastici di piccoli comuni. Secondo le stime dei tecnici ministeriali i plessi con meno di 50 alunni sono 4.200. E in base a una inchiesta condotta dal quotidiano della Cisl, “Conquiste del lavoro”, i piccoli comuni con meno di 50 alunni che rischiano di rimanere a secco di scuole sono 824, circa il 10 per cento dei 8.101 comuni italiani, con record in Piemonte. «E’ incredibile? commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola ? come il governo stia cercando di scippare alle Regioni una competenza che hanno da sempre». L’opposizione parla attraverso l’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e per bocca dell’attuale ministro ombra per gli Affari regionali, Mariangela Bastico. «Hanno cominciato con le scuole sotto i 500 alunni ? dichiara Fioroni ?, domani toccherà a quelle con meno di 300 finora coperte da deroga, per arrivare poi al taglio degli insegnanti di sostegno. Queste sono le bugie della Gelmini». La Bastico parla di «federalismo predicato e sbandierato ma non praticato». Ma il ministro Gelmini nega tutto: «Le dichiarazioni di Fioroni e Garavaglia sono incomprensibili ed arbitrarie. Non ci saranno la paventata chiusura di 4 mila istituti, né il taglio degli insegnanti di sostegno, né l’attacco all’autonomia degli enti locali. Come solito la sinistra tenta di fare disinformazione».
E intanto i promotori della recente manifestazione a Roma inviano sms perché si solleciti via email il Quirinale a non firmare il decreto Gelmini.