Roma, 14 ott. (Apcom) – Rischiano di minare l’unità dei sindacati della scuola le aperture del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, disponibile a revocare lo sciopero della scuola programmato per il 30 ottobre se il Governo convocherà le organizzazioni sindacali al tavolo delle trattative.
Accanto alla Cgil, che ha subito confermato la mobilitazione di fine mese, è rimasta solo la Gilda; Uil e Snals sarebbero invece favorevoli a sospendere lo sciopero se convocati a palazzo Chigi. Ad aprire la situazione polemica di oggi è stato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che si è espresso favorevolmente con l’ipotesi di fermare la mobilitazione unitaria, che nella scuola non avveniva da anni, qualora il governo si decidesse ad avviare la “conclusione dei contratti e quindi degli aumenti salariali”. Una possibilità che viene considerata dal segretario dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, “normale prassi” nel caso il governo decida di rivedere alcuni provvedimenti: il ritorno al maestro unico, i tagli di organico per fare cassa, l’aumento ulteriore di alunni per classe, oltre alla riduzione delle discipline d’insegnamento e quella generalizzata del tempo scuola. “Non si fa certo uno sciopero tanto per il gusto di farlo”, ha spiegato il leader del primo sindacato autonomo della scuola. “La nostra posizione del resto è stata chiaramente espressa nell’indizione dello sciopero, quando abbiamo detto che sarebbe saltato qualora fosse subentrato un tavolo di confronto a palazzo Chigi sulle proposte fatte”. Se Uil e Snals si allineano alla Cisl, la Gilda degli insegnanti si sente invece decisamente più vicina alla linea delle Flc-Cgil già espressa dal neo-segretario Mimmo Pantaleo (“il governo peggiora di giorno in giorno, lo sciopero e la manifestazione a Roma rimangono confermate”). Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, “non basta che si rinnovino i contratti”, come espresso da Angeletti, visto che gli aumenti in busta paga non sono nemmeno “tra le priorità dei lavoratori dell’istruzione: ci sono problemi molto più complessi, come i forti tagli agli organici, la chiusura degli istituti, inserita tra l’altro di nascosto in un decreto che non tratta di scuola, e la riduzione complessiva dell’offerta formativa”. Per la Gilda, che nelle scorse settimane era uscita allo scoperto pur di ricucire i rapporti tra i sindacati confederali, le titubanze di queste ultime ore rappresentano una doccia fredda. Ma Di Meglio ipotizza anche che i leader generali non siano del tutto allineati con quelli del comparto scuola. “A me non risulta che i sindacalisti della scuola la pensino allo stesso modo – sottolinea polemicamente – ed in ogni caso noi come Gilda abbiamo fatto di tutto per andare allo sciopero compatti: se questo non fosse possibile, vorrà dire che scenderemo comunque in piazza per ottemperare gli impegni presi con i lavoratori di categoria”. Ancora più duro il giudizio di Stafano D’Errico, leder Unicobas, il primo dei sindacati ‘minori’ ad aderire allo sciopero del 30 ottobre, secondo cui la Cisl crede “di trovarsi di fronte ad un doppione della vertenza Alitalia, dove si era giunti al fallimento di fatto, e la trattativa partiva da un pregresso di crisi radicale. La scuola pubblica italiana non è fallita: c’è invece un Governo – sostiene D’Errico – che con una manovra politica recessiva vorrebbe portarla al fallimento”. Alg