ROMA (7 ottobre) – Sì della Camera al decreto legge Gelmini sulla scuola su cui il governo aveva posto la fiducia. Il provvedimento, che introduce fra l’altro il maestro unico, passerà ora all’esame del Senato per il via libera definitivo. I decreto è pasato con 321 sì, 255 voti contrari e 2 astenuti.
Gelmini: una manutenzione, più che una riforma. «Più che una riforma, la mia credo – ha detto al Gelmini – sia una manutenzione della scuola, che rimetta al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia». La scuola a cui pensa la Gelmini e Berlusconi, continua il ministro, «recupera dal passato alcuni principi attualissimi ma guarda al futuro, ammodernando e colmando alcuni gap come ad esempio quello delle lingue straniere». Gelmini ha ricordato lo «sforzo in atto da parte del governo per riqualificare la spesa» che, nel settore della scuola, si traduce in «un riposizionamento delle risorse, grazie anche al ministro Brunetta, sull’innovazione tecnologica, per la quale sono stati stanziati 43 milioni in tre anni per dare più servizi alle famiglie, dalle pagelle on line alla prenotazione telematica dei colloqui con i docenti alla formazione on line degli insegnanti». E poi l’appello alle aziende: «Più che sponsorizzare le squadre di calcio, perchè non sponsorizzate i progetti di qualità della scuola e dell’università?». Anche dai palinsesti tv dovrebbe emerge un progetto educativo dando più spazio alla rcierca e ai ricercatori.
Uil: maestro unico non urgente. L’introduzione del maestro unico «non ha nessuna motivazione d’urgenza. È uno scontro che si poteva evitare»: così Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, commenta su Ecoradio il voto di fiducia previsto oggi alla Camera. Il sindacalista conferma l’intenzione del sindacato di promuovere una «moblitazione forte» contro i provvedimenti del governo. e sulla questione dei tagli: « Si può risparmiare dove ci sono gli sprechi ma bisogna modernizzare la scuola, non il contrario».
Polverini, segretario generale dell’Ugl parla di una «riforma necessaria che però deve essere condivisa affinché accanto al recupero dei valori ci siano le dovute tutele ai lavoratori, a cominciare dalla professionalità di tanti docenti, anche precari, maturata in tutti questi anni, e per assicurare la continuità di alcuni servizi fondamentali per le famiglie come il tempo pieno».
Lettera delle Ssis. Le Scuole Interuniversitarie di Specializzazione degli Insegnanti (Ssis), di cui il ministro Gelmini ha ribadito l’abolizione a partire dall’anno scolastico 2010-2011, non sono «fabbriche di precari» né un impianto didattico culturale obsoleto. Questo il senso di un documento che gli insegnanti della Ssis Piemonte hanno inviato al ministro. Secondo i docenti piemontesi, le Ssis «sono state un evento fortemente innovativo nella scuola italiana» e «l’unico esempio di collaborazione» fra università e scuola. Chiedono quindi che «gli orientamenti generali del Governo nel settore della formazione iniziale e del reclutamento degli insegnanti siano radicalmente rivisitati» e che «gli organi rappresentativi delle Ssis italiane siano ascoltati nella fase preparatoria del nuovo testo di legge». Auspicano inoltre che «il tirocinio sia concepito come momento costitutivo della formazione specialistica universitaria e contestuale agli insegnamenti disciplinari, sotto la guida di docenti esperti, quali i supervisori».