ROMA (1 ottobre) – Cambia la norma che doveva di fatto abolire la cosiddetta “stabilizzazione”, cioè quella sorta di sanatoria per i dipendenti pubblici con contratto a termine che era stata avviata dal governo Prodi. da il Messaggero.it di Pietro Piovani
Il nuovo emendamento riformulato da Renato Brunetta rinvia gli effetti della riforma: fino all’1 luglio del 2009 resta tutto com’è. Le amministrazioni avranno sei mesi in più per assumere i loro precari, ammesso che abbiano i soldi e i posti disponibili. Nel frattempo, in questi sei mesi, il Dipartimento Funzione pubblica farà un “monitoraggio”.
Chi prevede di assumere (dopo il primo luglio) un dipendente utilizzato fino a quel momento con contratto flessibile, dovrà comunicare alla Funzione pubblica che tipo di contratti ha avuto finora il dipendente, di che durata, che tipo di selezione ha superato. Se non si trasmette la comunicazione, non si sarà poi autorizzati ad assumere. Né sarà autorizzata l’assunzione di quei precari che non hanno già sostenuto un vero concorso pubblico.
Concluso il monitoraggio, i lavoratori a termine che risulteranno in regola con i criteri dettati dalla Funzione pubblica potranno essere stabilizzati. E se l’amministrazione non potrà farlo subito, potrà comunque prorogare il contratto a termine (cosa che invece la precedente formulazione di Brunetta impediva). Il ministro tuttavia intende fissare una nuova scadenza: l’assunzione dovrà arrivare entro il 2011, altrimenti si perderà ogni diritto.
La deputata del centrodestra Barbara Saltamartini dice: «È grazie all’intensa attività parlamentare del gruppo del Pdl in commissione Lavoro che il ministro Brunetta si è convinto a riformulare l’emendamento». In effetti le voci di Montecitorio riferivano che molti parlamentari di maggioranza (specie gli ex di An) fossero pronti a votare no.
Ieri Brunetta ha anche inviato la sua prima direttiva all’Aran per i rinnovi dei contratti. La direttiva però prevede le stesse risorse (i 3 miliardi indicati in Finanziaria) che i sindacati hanno già giudicato del tutto insufficienti. Difficile per adesso immaginare un avvio di trattativa.