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L’Italia di Porta a porta? Bella e vincente come Miriam Leone e Valentina Vezzali. Grazie al Cavaliere, naturalmente

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Vedremo mai il capo del partito di maggioranza e il capo dell’opposizione confrontarsi civilmente in un talk show televisivo o altrove in Italia?

No, non avremo questa opportunità, almeno adesso. E non potremo mai ascoltare e vedere giornalisti che facciano domande ai leader e abbiano la possibilità e la volontà di esprimere opinioni, dopo avere ascoltato le risposte. Le piazze politiche messe in scena dalla televisione italiana sono curate nei dettagli affinché il leader abbia tutto ciò che serve per dire quello che vuole e non subire alcuna contestazione, nemmeno la più lieve. E quando il leader è Silvio Berlusconi, oltre che ad una cintura protettiva viene costruita una location che manda messaggi rassicuranti e non si preoccupa d’informare, analizzare, svolgere comparazioni, offrire insomma ai cittadini una realtà “adulta” non edulcorata. E questo avviene perché la priorità non è costituita dall’informazione e dall’approfondimento. Il Capo del governo non partecipa ai talk televisivi se deve confrontarsi veramente con qualcuno, giornalista o meno. Deve esprimere il suo placet, sapere in partenza che cosa ci sarà con lui, chi avrà al suo fianco. Nella prima puntata di Porta a porta, la location affidabile per il Premier è stata costruita con una inquietante meticolosità. Nemmeno Chavez avrebbe saputo fare di meglio, disponendo della televisioni di Stato a suo piacimento.

 

Sono stati invitato al suo talk show l’olimpionica Valentina Vezzali, poliziotta e campionessa amatissima, e Miriam Leone, appena eletta Miss Italia, dai capelli rossi e l’aria intelligente, e due giornalisti, Ferruccio De Bortoli, gentleman e direttore del Sole 24 ore, e Mario Orfeo, direttore del Mattino di Napoli. Perché Miss Italia? Perché la Vezzali? L’Italia di Porta a porta con il suo leader monologante non può che essere bella e vincente. Perché De Bortoli e Orfei? Il primo dirige il giornale della Confindustria e siamo alle ultime battute dell’affaire Alitalia affidato ai sedici industriali più à la page del Paese, Orfei rappresenta Napoli, la città redenta dalla monnezza.

Da dove dovevano venire eventuali contestazioni sulle scelte del governo? Dalla fiorettista? La Vezzali, mamma di un bambino di due anni, ha fatto sapere alla platea televisiva che il suo figlioletto di due anni, dovrà affrontare una vita difficile per le molte questioni irrisolte sul tappeto, ma lei è serena, fiduciosa perché fino a che c’è un capo del governo come Silvio Berlusconi, il figlio è al sicuro.

 

Uno spot?

No, la Vezzali tira di fioretto, l’affonda sul costato quando occorre, ma con Berlusconi non sarebbe disposta a giocarsi la medaglia, non combatte.

Miriam Leone? Avendo idee sue, è stata interpellata una sola volta. Meglio proporla come un albero bello a vedersi, una stupenda creatura che parla anche senza parlare.

E i giornalisti? Non proprio scena muta, ma sobrie considerazioni, talune condivisibili, sulle quali il Premier ha “planato” leggero come un aliante, cancellandone il segno.

Alle due del mattino, dopo circa tre ore, lo spettatore più attento s’aspettava che il sole spuntato al centro del teleschermo di punto in bianco, si avvicinasse sul capo del Premier, compiaciuto e giulivo, per cingerlo di un’aureola di santità. Se l’aspettava anche Valentina Vezzali, e la stessa Miriam Leone, siciliana e Miss Italia, seduta accanto al Premier e interpellata con sobrietà a causa dei suoi dubbi sulle sorti del Paese. Avrebbe fatto l’impossibile perché ciò avvenisse il conduttore Bruno vespa, regista dell’Eldorado di Porta a porta. Ma più di così il raggio del sole spuntato sul teleschermo non si è potuto avvicinare.

L’Italia bella e vincente si è impressa nella memoria hard degli spettatori. Difficilmente potrà essere dimenticata: rimarrà depositata nel fondo della coscienza di ognuno e diventerà un frangiflutti contro gli infidi avversari, i denigratori, i mestatori irresoluti.

Nel monologo del capo del governo, interrotto dalle flebili voci dei giornalisti, dalla verve olimpica della fiorettista Vezzali, non c’è stato spazio per la realtà. Prima che il sole s’avvicinasse sul capo del Premier, è stato mandato in onda un servizio sulle vacanze in famiglia di nonno Silvio. Naturalmente, il quadro di una famiglia felice, una moglie contenta, un marito affezionato, dei figli affettuosi e legati da profondo affetto l’uno all’altro. Alla quale il Premier ha riferito di stare per donare un’altra dimora sul lago di Como. Un sacrificio necessario, ha puntualizzato, perché si tratta di una villa storica che stava per andare in mani straniere. E i beni dell’Italia devono restare italiani. Appartengano o meno a Silvio Berlusconi è secondario.

 

Se non ci fossero i comunisti l’Italia assomiglierebbe alla sua famiglia felice e contenta. Ed avrebbe la casa sul lago. E’ troppo? No, per capirlo basta dare un’occhiata a ciò che fa il governo, anche attraverso il buco della serratura, ove fosse necessario, tanto non hanno nulla da nascondere. O sbirciare fra le fila del partito, il PDL, che vive di democrazia militante, esprime il pensiero di tutti gli uomini di buona volontà e sceglie i suoi uomini fra i migliori. Per questa ragione non si può star dietro ai comunisti che vorrebbero le preferenze con la conseguenza che ad arrivare a Strasburgo, per esempio, non sono i migliori ma quelli cui vanno più voti degli altri e poi arrivano e non sanno che pesci pigliare con danni incommensurabili per il Paese che deve stare in cima al pensiero di tutti e invece, sempre a causa dei comunisti, sta a metà strada.

 

Mentre il mondo tremava per la catastrofe economica statunitense, per l’Alitalia sospesa sull’orlo dell’abisso, per l’inflazione che uccide le famiglie, per i prezzi ormai inaccessibili della pasta, pane, latte, benzina , gas, luce, acqua, Bruno Vespa concedeva una boccata d’ossigeno ai suoi spettatori nottambuli, mostrando il migliore dei Paesi possibili. Nonostante le trame dei comunisti, dei sindacati che remano contro, e dei giornalisti che dicono bugie.

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