Dopo le contestazioni al Liceo Newton continuano le proteste contro Mariastella Gelmini. Insegnanti e genitori si sono riuniti di fronte a Montecitorio per dire no al ritorno del maestro unico voluto dalla ministra di Benedetta Pintus
“Una scure che si abbatte su un servizio fondamentale per le famiglie”. Così Gemma Azuni, capogruppo del Gruppo Misto in consiglio comunale, definisce la riforma della scuola firmata dalla ministra della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. La pensano allo stesso modo tutte le insegnanti e i genitori che si sono riuniti di fronte a Montecitorio per protestare contro il ritorno del maestro unico. Un provvedimento che il corpo docente delle scuole elementari presenti in piazza considerano un passo indietro a discapito dei bambini.
Un solo maestro per classe, infatti, secondo i manifestanti, comporterebbe meno ore a disposizione per la didattica delle singole materie e quindi meno tempo dedicato ad attività complementari che generalmente gli alunni svolgono nel pomeriggio. “Non siamo qua per chiedere un aumento di stipendio, siamo tutte di ruolo da anni e non rischiamo certo il posto di lavoro”, dice Ornella Chiappetta, maestra del circolo didattico Angelo Celli di via della Visana. “Protestiamo perché ci preoccupiamo per la scuola, ci interessa lavorare bene”.
Ormai contro la ministra è guerra aperta. Già a partire dal primo giorno di scuola, il prossimo lunedì, saranno organizzati incontri con i genitori per informarli di quello che potrebbe cambiare nella vita dei propri figli. “Abbiamo in programma dibattiti e approfondimenti con esperti del mondo della scuola e della pedagogia”, spiega Antonella Rossini, docente nella scuola dell’infanzia del circolo didattico Iqbal Masih. “Sono previsti anche eventi culturali, musicali e teatrali per far capire di quali attività la scuola non potrà più occuparsi nelle 24 ore settimanali stabilite nel decreto che riporta nelle classi il maestro unico”.
Al fianco degli insegnanti si schierano anche i precari, come Dino Bruno, professore di economia aziendale al tecnico commerciale Pio XII, in graduatoria ma senza lavoro fisso dal 1991: “E’ una lotta comune”, sostiene. Così come Fabio Carletti: “Mi sono iscritto alla facoltà di Scienze della formazione, nonostante avessi già una laurea, perché il bando mi assicurava un lavoro certo. Ora che si prevedono tagli che futuro avrò? C’è una confusione assoluta”.