Cara Repubblica,
sono una ragazza di 17 anni di Bergamo, che ha provato il test di ammissione a medicina. Per prepararmi al test, ho studiato per un anno e mezzo. Ho un’ottima preparazione in cultura generale e parlo correntemente quattro lingue. La media dei miei voti al liceo era del 9.5, con molta fatica e tanto studio. Alla maturità ho raggiunto la votazione di 100/100.
Quest’estate ho studiato con la speranza di poter entrare alla facoltà di medicina e chirurgia di Brescia. Io non ho mai guardato telefilm o soap opera sui medici. La mia vocazione non nasce dal desiderio di successo, prestigio e denaro, ma dalla sofferenza di una persona a me molto cara che mi ha lasciato per sempre sette giorni prima del test. Ho vissuto per anni vicino a questa persona e al suo dolore ed è per questo che vorrei accudire gli altri come se fossero lei. Con lo stesso amore con il quale ho accudito lei.
Purtroppo non avevo tenuto conto dei raccomandati e dei “copioni”. A Brescia, dove ho fatto il test, i ragazzi lavoravano indisturbati in gruppi. Io li ho visti con i miei occhi. Nel 2005 il punteggio minimo d’entrata, del 180esimo candidato, era 42.00 punti. Nel 2006 questo punteggio era 42.50. Nel 2007 è stato sottoposto un test molto facile e statisticamente c’è stato un innalzamento del punteggio minimo, che è arrivato a 44.00 punti. Ogni anno ci sono i ripescaggi e nel 2007 hanno ripescato fino al punteggio di 42.50. Il test di quest’anno era diverso da quello degli anni precedenti e niente affatto facile. Tuttavia il punteggio minimo a Brescia si è alzato di ben 4.50 punti. Infatti il 180esimo candidato ha realizzato 48.50 punti.
Questo fenomeno di innalzamento è dovuto al fatto che il test è stato svolto in gruppo dai candidati. Infatti basta un gruppo di candidati con punteggi simili o uguali, ed è ciò che succede quando i candidati fanno il test in gruppo, per eliminare direttamente tutti quelli che sono in graduatoria dietro di loro. Spero che lei mi capisca, caro Direttore. Io non sono contro il numero chiuso, ma sono contro quei candidati che imbrogliano spudoratamente aiutati dai pochi controlli e dalle raccomandazioni. Cosa farò io adesso?
(LETTERA FIRMATA)
(10 settembre 2008)
La Repubblica.it