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Su maestro unico il Governo torni indietro e ascolti lavoratori e famiglie. I risparmi di oggi saranno i costi sociali di domani

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Il testo dell’articolo di Giorgio Santini, Segretario Confederale CISL, pubblicato sul numero odierno di “Conquiste del Lavoro” che analizza con chiarezza e nella sua complessità l’attuale politica governativa sulla scuola (vedi, in primis le misure restrittive e penalizzanti introdotte dal decreto-legge 112, poi legge 133, e quanto previsto sulla scuola primaria dall’altro recente decreto-legge di fine agosto).

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Contro la scuola primaria e i suoi insegnanti stiamo assistendo ad un vero e proprio colpo di mano del Governo che mortifica un ordine di scuola tra i più avanzati a livello europeo, come ci ricorda ancora l’OCSE, e centinaia di migliaia di lavoratori contribuenti, alimentando timori e preoccupazioni tra le famiglie. Su di esse ricadranno gli altissimi costi, sociali ed economici, di una manovra che ha assunto come indirizzo programmatico il taglio indiscriminato di tutta l’offerta formativa, delle risorse e dei servizi, da cui non possono che derivare meno istruzione e meno opportunità per tutti.

Più che il tono e il contenuto approssimativo di certe dichiarazioni del Ministro e di altri esponenti del Governo e della maggioranza – che ci sentiamo di richiamare complessivamente ad un più alto senso istituzionale – la CISL respinge fermamente l’idea di scuola che sta dietro alle misure restrittive e penalizzanti della legge 133/08 e al progetto di introduzione e generalizzazione del maestro unico nella primaria. Essi rispondono solo a mere ragioni di cassa, che poco hanno a che fare con la pedagogia o con quelle istanze di innovazione e miglioramento che la scuola reale pone già da tempo a chi governa.

Infatti, i nodi dell’efficacia, qualità ed equità del sistema educativo ed i percorsi anche di razionalizzazione attraverso cui conseguire quegli standard più elevati che l’OCSE torna a segnalare, non sono estranei né al dibattito né all’elaborazione strategica del sindacato confederale, interprete dell’urgenza con cui il mondo della scuola, le famiglie, gli studenti, attendono un progetto istituzionale credibile di innovazione cui dare il proprio contributo.

Con questo approccio la CISL, nell’ambito dell’incontro dello scorso 6 agosto, ha ritenuto, responsabilmente, di accogliere la richiesta di dialogo avanzata dal Governo, per verificare, attraverso un leale e serrato confronto negoziale, le possibilità di revisione dei numeri e dei tempi contenuti nella manovra di luglio, che continuiamo a giudicare politicamente irrealistici ed errati perché il ridimensionamento della scuola pubblica, della sua offerta formativa e delle risorse, è la tassa più iniqua che un Governo può mettere sul futuro dei giovani e del paese.

Il decreto d’agosto sul maestro unico mette purtroppo a repentaglio l’avvio di quel confronto, che però rimane l’unica via possibile per recuperare l’errata visione ed impostazione della “questione scuola” da parte del Governo. Che, tra l’altro, rischia di entrare in collisione con i propositi che pure dichiara, poiché è evidente che il risparmio di oggi, ottenuto comprimendo i diritti e le aspettative legittime dei giovani, delle famiglie, delle madri lavoratrici, del personale, sarà il nuovo debito di domani, che limiterà crescita e competitività del Paese.

Infatti, bisogna ricordare che, sebbene di grande evidenza mediatica, il provvedimento sul maestro unico è solo uno dei tasselli di una operazione ben più ampia, che colpisce tutto il sistema di istruzione mediante la generalizzata riduzione dell’offerta formativa e del servizio per tutti i gradi di scuola, compresa quella dell’infanzia e le opportunità di istruzione degli adulti; l’aumento degli alunni per classe; la diminuzione delle scuole nel territorio; il taglio degli organici.

È bene dunque che ogni scelta venga ponderata sulla base di approfondite analisi, discusse e partecipate, sulla conoscenza diretta e reale di dati e contesti, oltre i pregiudizi ideologici e le parole d’ordine di schieramento politico. Perché altrimenti si corre il rischio di illudere e deludere le famiglie italiane quando le si rassicura circa le sorti del tempo pieno, promettendone addirittura l’estensione, senza però indicare se, con quali strumenti e con quali risorse gli enti locali, ad esempio – già penalizzati nei trasferimenti che ne limitano le disponibilità e lasciati, come le Regioni, ai margini di ogni discussione – potranno far fronte ai costi delle connesse esigenze di servizio.

È chiara dunque l’incompatibilità di una simile agenda di obiettivi e di tempi sia con le regole e la pratica del democratico confronto sindacale sia con quelle della “leale collaborazione” interistituzionale che dovrebbe presiedere ed accompagnare il federalismo. Nel merito essa si dimostra, per presupposti e finalità, lontana anni luce non solo dalla scuola dell’eccellenza che si vorrebbe ma soprattutto dalla buona scuola che c’è, i cui insegnanti rispondono quotidianamente – e mai con il conforto di risorse e mezzi adeguati – al bisogno di crescita e conoscenza sempre più articolato e complesso dei bambini, sostenendo le famiglie anche nella loro domanda di welfare. E in questo la scuola italiana mostra l’autorevolezza propria di una agenzia educativa che è istituzione pubblica, che trova il completamento della sua missione nelle funzioni di presidio di cittadinanza e veicolo di integrazione.

Con questa scuola il Governo deve tornare a misurarsi. Solo il superamento del progetto di generalizzazione del maestro unico dal corpo del decreto, per cui ci appelliamo con forza ai parlamentari della Commissione Cultura della Camera che si avvia al suo esame, potrà ripristinare le condizioni minime per riavviare una discussione ampia, estesa anche ai livelli interistituzionali, su tutti i temi organizzativi, ordinamentali e finanziari collegati al miglioramento del sistema educativo nazionale e della sua qualità, che passa anche dalla promozione e valorizzazione professionale del personale.

La campagna di mobilitazione cui la CISL Scuola, con il pieno sostegno della Confederazione, ha chiamato i lavoratori, sarà l’occasione per far sentire, finalmente, la voce della scuola e le sue ragioni.

Roma, 11 settembre 2008

Giorgio Santini, Segretario Confederale CISL

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