Gianluca Galotta da l’Unità.it
Si prospetta molto caldo l’autunno per Mariastella Gelmini. Da più parti si levano dure critiche contro la riforma della scuola: sindacati, docenti, genitori, sindaci dei piccoli comuni. Gli Unicobas della scuola hanno proclamato per il 3 ottobre uno sciopero generale con manifestazione nella Capitale. Il 27 settembre a Roma i Cobas organizzano un convegno nazionale dei precari. I confederali non stanno di certo a guardare. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sentire la loro voce a Venezia con un’insolita iniziativa: hanno affittato e fatto sfilare davanti alla Mostra del Cinema cinque vaporetti per protestare contro la riforma Gelmini e i provvedimenti di Brunetta. Inoltre in occasione della regata storica i confedereali “addobberanno” il Canal Grande con quattro striscioni di protesta su scuola e università.
Taglio del personale scolastico e maestro unico sono i due punti più criticati di una riforma, o meglio controriforma, che porterà ad un indebolimento della scuola pubblica. Il segretario nazionale dell’Unicobas, Stefano D’Errico chirisce che a partire dall’anno scolastico 2009/2010 saranno «cancellati 70.000 cattedre e 40.000 ruoli Ata». Una cifra totale di esubueri che supera di gran lunga le 87 mila unità annunciate dalla Gelmini. Ma che fine faranno i soldi risparmiati sulla pelle di tanti lavaoratori? «Solo il 30% di questi risparmi sarà utilizzato a fini contrattuali per presunte iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola» dice D’Errico.
Il timore è che dal mix esuberi e maestro unico si arrivi ad una diminuzione del tempo pieno. Sul piede di guerra ci sono anche i genitori degli 860 mila bambini che frequentano la scuola per 8 ore al giorno. Genitori che spesso lavorano e devono far fronte a non poche difficoltà per conciliare lavoro e famiglia. A tutti loro la Gelmini ha assicurato che il tempo pieno non verrà toccato. In realtà sono pochi a crederci vista la consistente diminuzione di risorse umane e finanziarie che si sta abattendo sulla scuola pubblica. Basti pensare che la finanziaria prevede «l’innalzamento drastico di un punto percentuale, dall’anno scolastico 2009/2010, del rapporto docente-alunni, con conseguente ingrossamentò e diminuzione delle classi» dice D’Errico. Anche dal punto di vista pedagogico la riforma, in particolare la reintroduzione del maestro unico, mostra non pochi limiti: «in tutti i paesi moderni esite un sistema di presenze multiple di insegnanti, perchè a differenza di 30 o 40 anni fa la società è mutata e le conoscenze si sono moltiplicate» afferma Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre. Ma dopotutto la Gelmini, non ha mai fatto mistero di voler tornare alla scuola del secolo scorso.
Il vero fine della riforma pare comunque quello di privatizzare sempre di più il settore istruzione. Lo scenario alquanto preoccupante è delineato da D’Errico: «le scuole verranno trasformate in fondazioni e consegnate ai privati, i quali entreranno nei consigli d’amministrazione che sostituiranno gli attuali consiglid’istituto e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola».
Le proteste si registrano in ogni parte d’Italia. A Roma si è costituito un coordinamento docenti-genitori per raccogliere firme in difesa della scuola pubblica. Da Milano è partita la campagna “no al maestro unico” in cui si invitano le famiglie a mandare fax di protesta al ministero. A Torino i sindacati confederali pensano ad una serie di assemblee da organizzare nelle scuole mentre martedì a Palermo scenderanno in corteo i maestri precari. Volantinaggi invece a Genova e Parma.