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Contratti, la Cgil contro il muso duro della Marcegaglia

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Questa non è concertazione, è politica. Quello di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, è un intervento a gamba tesa nel dibattito tra le parti sociali sulla riforma dei contratti. Lei, come ovvio, non riesce a parlare di salari senza accostarci la parola «produttività». Insomma, la riforma proposta da Confindustria – che si basa soprattutto sulla contrattazione aziendale a discapito di quella nazionale – «è l’unico modo, oggi, per poter aumentare anche gli stipendi». Cisl e Uil sembrerebbero averlo capito, fa intendere la leader degli industriali, resta solo la Cgil a fare “orecchie da mercante”. Marcegaglia si augura «che concretezza e pragmatismo prevalgano anche nella Cgil e ci sia la volontà di innovare e guardare al futuro». Comunque, aggiunge, «ognuno deve fare le proprie scelte, la Cgil è liberissima di dire no. Poi però dovrà spiegarlo ai propri iscritti nelle fabbriche». Insomma, in un’intervista al Corriere della Sera, la presidente di Confindustria ci va giù pesante e ha scatenato le reazioni di quella parte di sindacato che si è sentita chiamata in causa.

Marcegaglia «si accoda al coro di chi attribuisce le colpe sempre a coloro che non sono d’accordo». Susanna Camusso, segretario confederale della Cgil, non ci sta a farsi intimidire e avverte Confindustria che di certo «i toni usati mettono in difficoltà la trattativa». «Un appello o un aut aut? – si chiede Camusso – Marcegaglia fa tutto contemporaneamente e mantiene una grande ambiguità. Non entra nel merito. Sulla base di quali considerazioni, rispetto a quali punti, c’è un tema sul quale bisogna prendere o lasciare? C’è invece – ricorda – una trattativa avviata con molti problemi e molte soluzioni, come quella che è stata trovata sull’inflazione programmatica».

Dalla sua, Emma Marcegaglia, ha un governo che l’apprezza e che lei ha avuto modo di ricambiare. «L’obiettivo di aumentare insieme produttività e salari», secondo Confindustria, gode in questo momento di «un’occasione fondamentale», favorita «dalle condizioni create dal governo con al detassazione degli straordinari e dei premi variabili: gli stessi soldi – sostiene la Marcegaglia – dati a livello aziendale invece che nazionale valgono ora il 20 per cento in più». È questa “sintonia” che fa dire a Camusso che ci sono segnali di «scarsa autonomia». Il punto, per la segretaria Cgil, è che «noi guardiamo al complesso dei lavoratori, mentre si continua a citare la detassazione del secondo livello e degli straordinari che riguarda solo una piccola parte. Ho la sensazione che ci prendiamo in giro».

Chiude infine ogni spiraglio di dialogo Giorgio Cremaschi della Fiom: «A questo punto – dice – è necessario che il Direttivo Cgil del 9 settembre rimandi al mittente le minacce della presidente di Confindustria e chiuda una trattativa dannosa».

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