Se sei meridionale hai voglia di gridare ai quattro venti che ti senti nel mirino di Umberto B, che povero ma bello, subisci pregiudizi che non stanno né in cielo né in terra, che ti chiamano mafioso o camorrista senza conoscerti, appena danno un’occhiata alla carta d’identità, che sei nato nel posto sbagliato e sei costretto ad andare dove non ti vogliono bene. Tutte questi argomenti non ti danno diritto a sentirti una vittima. Il Sud è uno stipendificio,
un esamificio, un tangentificio, la patria delle cattive compagnie.
Non è vero?
Gli indizi propendono a ritenere il contrario.
Certo chi ti guarda dall’alto in basso perché è nato dalle parti di Brescia, per esempio, farebbe bene a darsi una regolata, dato che capita sempre più spesso che il Sud venga usato proprio dai nordisti sfegatati per fare i loro comodi, dalle industrie inquinanti ai patti con i boss.
Capita che le cattive compagnie non le disdegnino anche se sono nati e vissuti nel Nord Est: industriali e imprenditori della Padania non hanno badato alle infiltrazioni mafiose, alle alleanze inquietanti pur di fare soldi.
A Napoli e in Sicilia hanno fatto il bello e il cattivo tempo, ci sono nomi importanti nei faldoni dell’antimafia. Quindi, dobbiamo darci tutti quanti una regolata.
E’ bene ricordarle certe cose, per carità di patria se non altro.
Per qualche tempo bastava scendere a Sud per prendersi l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato. Non sempre e ovunque beninteso, ma Catanzaro, in Calabria, era una Bengodi: tutti promossi.
Nel 2001 un commissario d’esame ha dettato lui il tema proposto e così la prova scritta è risultata tutta uguale, come in fotocopia: quasi tremila elaborati con lo stesso errore, recisamente invece che precisamente, la “p” non l’aveva sentita nessuno ed è andata così.
L’esamificio catanzarese è stato chiuso a tamburo battente durante il governo Berlusconi, il Ministro del tempo non ci ha pensato su due volte. Uno scandalo, perché nelle altre sedi concorsuali l’abilitazione era un terno al lotto, i candidati si svenavano per passare la prova e tornavano a casa. Con conseguenze disastrose perché bisognava rinviare l’attività lavorativa di due anni o quasi.
Di fatto, dunque, il Sud ospitò esamifici e nel Nord si facevano le pulci anche a chi aveva le qualità per fare l’avvocato.
Con chi prendersela nella fattispecie, come dicono gli avvocati, se il Meridione ha le maniche così larghe che c’è da vergognarsi per un secolo?
Ma anche qui il Nord indignato non è fuori gioco, tutt’altro.
Ora vi raccontiamo qualcosa che vi farà saltare dalla sedia.
Chi si è soffermata sullo stato della scuola meridionale nelle ultime settimane? La Ministra dell’Istruzione. Dati alla mano ha rilevato che nelle quattro regionali meridionali, tra cui la Calabria, si realizzazione i peggiori risultati per la scuola italiana. E dunque, osserva la Ministra, bisogna provvedere.
Che cosa ha scoperto una giornalista della Stampa di Torino, Flavia Amabile? Che è diventata avvocato grazia all’esamificio di Catanzaro. E’ uno dei tremila candidati, il 93 per cento, di ammessi agli orali.
“Tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria”, racconta il Corriere della Sera, “ si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.
La Gelmini si discolpa e spiega a Flavia Amabile su Stampa.it: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l’esame per ottenere l’abilitazione alla professione… La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l’esame”.
Tutto plausibile, ma esperienze e scelte come quella vissute dalla Ministra, consiglierebbero più indulgenza verso le piaghe del Mezzogiorno d’Italia. O no?
da siciliainformazioni