05 settembre 2008 – UIL Scuola Milano da orizzontescuola
La UIL-Scuola di Milano ritiene che l’art. 4 D.L. n. 137 – Insegnante unico nella scuola primaria sia dettato esclusivamente da scelte di contenimento della spesa che poco hanno a che vedere con la qualità del sistema educativo e molto con la volontà di risparmiare in un settore, la scuola, verso il quale invece, un Paese avveduto, dovrebbe pensare ad investimenti per un’adeguata educazione culturale e non a tagli che portano solo allo smantellamento della scuola pubblica e al processo a grandi passi verso la privatizzazione del sistema educativo nazionale.
La nostra storia sindacale, il nostro impegno per una scuola pubblica di qualità, vengono sviliti da provvedimenti assurdi che nulla hanno a che fare con un piano pedagogico serio.
La nostra scuola elementare a partire dagli anni Ottanta ad oggi è riconosciuta come una delle migliori al mondo ed il Governo cosa decide per il settore di scuola statale meglio funzionante: d’autorità viene deciso di tornare al maestro unico!
Viene affermato che le famiglie chiedono di ripristinare la figura dell’insegnante unico come punto di riferimento certo, ma non si tiene conto che il maestro unico poteva avere senso quarant’anni fa quando la scuola era frequentata solo dai bambini locali e non come oggi frequentata da bambini provenienti da ben 166 etnie diverse con aumenti in percentuale di anno in anno sempre più consistenti, (nella sola Lombardia si rileva un aumento del 9% e nella provincia di Mantova si è al 18% di alunni immigrati che frequentano la scuola pubblica); le discipline tipiche erano italiano, matematica, scienze, storia e geografia, oggi i saperi oltre che essersi arricchiti sono in evoluzione esponenziale, l’inglese, l’informatica, le varie educazioni, si sono imposte con forza e non potrebbero essere trascurate in quanto corollario indispensabile per l’interdisciplinarità delle conoscenze.
Il maestro unico tuttologo riproposto quali risultati potrebbe assicurare? Ci si dovrebbe rendere conto che una professionalità così complessa come quella richiesta dall’evoluzione dei saperi e dalla moderna pedagogia non è neppure lontanamente riconducibile ad 1 solo soggetto! Il maestro unico abbassa la qualità della scuola elementare!
Dalla lettura del dispositivo in realtà si avverte che l’obiettivo è solo quello di risparmiare soldi alla faccia della scuola di qualità. La società può accettare ciò? A nostro parere, no!
E la scuola con ordinamento a Tempo Pieno, diffusa a Milano per il 94% delle classi della primaria che fine farà? Scuola al mattino con limitazioni di interventi e solo sulle discipline tradizionali e vecchie attività pomeridiane parcheggio?
La UIL-Scuola di Milano ha sempre sostenuto anche con manifestazioni di piazza la difesa della scuola primaria a Tempo Pieno. In tutte le occasioni continua a sostenere la validità pedagogica e sociale di tale modello organizzativo di scuola, una scuola che riesce a rispondere alle esigenze della società in un progetto di coesione sociale.
La Legge n. 53 del 28 marzo 2003, meglio conosciuta come “riforma Moratti”, con l’applicazione dei decreti legislativi per l’attuazione della riforma, aveva nei fatti smantellato l’organizzazione scolastica del Tempo Pieno con i 2 insegnanti per classe e le compresenze con ripercussioni sul piano didattico, sul recupero degli svantaggi, sull’integrazione dei diversamente abili ecc.
Con la politica del “cacciavite” il Ministro Fioroni di fatto aveva ripristinato il Tempo Pieno a 40 ore anche se non si è assicurato l’organico pieno.
Il Disegno di Legge per la riforma della disciplina delle attività educative di tempo pieno nella scuola primaria, con delega al Governo ad adottare un decreto legislativo attuativo ha avuto l’approvazione ad ottobre 2007: si ripristina nella scuola primaria il tempo pieno come modello didattico a 40 ore settimanali. Viene offerto in base alle richieste delle famiglie nel quadro degli organici complessivi definiti annualmente e in relazione alla disponibilità dei servizi predisposti dagli enti locali. Viene, a tal fine, previsto un piano triennale di intervento da definire in modo congiunto tra Stato, Regioni, Province e Comuni e da approvare in Conferenza Unificata.
Si è trattato di un buon segnale, di un’attenzione alla scuola dell’inclusione e dei bisogni sociali, ma ora, di fronte a questo D.L. deciso unilateralmente per fare cassa, il pericolo è che si torni indietro.
Lo stato di tensione che vive in questo momento la categoria, impegnata a garantire, come sempre, il buon andamento dell’anno scolastico è alto e potrebbe sfociare in azioni di protesta che si ripercuoterebbero sulle famiglie che comunque sarebbero accanto agli insegnanti così come lo sono state negli anni scorsi quando si è tentatati di tagliare il tempo pieno, perché non possono accettare che si smantelli la scuola del Tempo pieno, riconosciuta di qualità, perché intendono salvaguardare i diritti degli alunni e delle alunne ad un percorso educativo significativo, unanimemente riconosciuto.
Inserendo nel decreto l’articolo 4 che riguarda il maestro unico nella scuola elementare, in modo del tutto inatteso, il governo ha introdotto nei suoi provvedimenti una rigidità ancor prima della discussione con i sindacati nazionali del piano programmatico complessivo.
”In questo modo si contribuisce a creare grande allarme per un’ipotesi che potrebbe portare a
tagliare fino a 60mila posti – ha dichiarato il Segretario UIL-Scuola Nazionale M. Di Menna – e si stravolge, in questo momento delicato, l’insieme della scuola elementare”.
La UIL-Scuola ritiene che bisogna da subito ricercare la via del dialogo col Governo, per fare in modo che sia presa la strada dell’innovazione, senza dimenticare che i motori del cambiamento sono gli insegnanti coinvolti, ma gli interventi vanno fatti con il bisturi, non con l’accetta, razionalizzando dove necessario ma senza strattonare la scuola pubblica italiana come questo provvedimento prevede, salvaguardando i modelli organizzativi di indubbia qualità!
Ai politici parlamentari il consiglio di sopprimere l’art. 4 in sede di conversione in legge del Decreto.