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News: MAESTRO UNICO DAL 2009 E IN PRIMA ELEMENTARE

1988

Cosa prevede il decreto legge 137/2008.
 Il taglio di 40 mila cattedre diluito nel tempo
Maestro unico dal prossimo anno. DA AETNANET

Ritorno al passato per i bimbi che iniziano a settembre 2009
 Dal 1° settembre 2009 i bambini della prima elementare avranno un solo maestro.

 di Antimo Di Geronimo e Alessandra Ricciardi   ItaliaOggi del 3.9.2008
Lo prevede il decreto legge 137 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° settembre scorso. Per quest’anno tutto resta come prima, ma dal prossimo anno i moduli andranno a esaurimento.
Ciò vuol dire che coloro che hanno iniziato a frequentare con tre maestri specializzati, ognuno in un diverso ambito disciplinare, termineranno con i tre. Mentre i bambini che entreranno nella scuola dell’obbligo l’anno prossimo avranno un solo maestro che insegnerà loro tutte le materie. Come avveniva tanti anni fa, 18 anni fa, per l’esattezza.
L’innovazione, che in realtà è un ritorno al passato, è stata introdotta a sorpresa dal consiglio dei ministri di giovedì scorso. A sorpresa, perché nella conferenza stampa il ministro dell’istruzione, MariaStella Gelmini, aveva annunciato «il parere favorevole» del cdm al ritorno al maestro unico. E non il fatto che l’innovazione fosse stata introdotta nel decreto legge, assieme al ritorno alla valutazione in voti e al giudizio di condotta. In verità, secondo quanto si apprende da fonti ufficiose (si veda ItaliaOggi di ieri) sarebbe stato il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a impuntarsi perché la riforma partisse subito, prima ancora del confronto sindacale. L’obiettivo, infatti, è di ridurre il numero degli insegnanti elementari e spendere meno. Il taglio, a regime frutterà alle casse dello stato l’equivalente di 40mila stipendi in meno da pagare ogni mese. Un risultato importante, in vista dei risparmi di spesa imposti dalla Finanziaria estiva. Il che spiega la modifica al dl a cdm già finito. La novità si è appresa così solo dalla lettera del testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Come avvenuto per il blocco per cinque anni delle edizioni dei libri scolastici: annunciato dalla Gelmini come ipotesi, è già legge con il dl.

 Cosa cambia per le elementari
Gli esuberi eventuali alle elementari saranno tamponati con un entrata a regime graduale al quale sarà abbinato il blocco del turn over. La cancellazione dei moduli e l’introduzione della maestra unica avverrà, quindi, a partire dalla prima elementare del prossimo anno e andrà a regime al termine del ciclo quinquennale di studi.
Ciò vuol dire che il taglio previsto di 40mila cattedre verrà spalmato un po’ alla volta, anno per anno, e le immissioni in ruolo resteranno bloccate fino a quando la riduzione di personale non verrà raggiunta.
E dunque, probabilmente, i docenti di ruolo manterranno il posto di lavoro. Non così i docenti precari che saranno sacrificati definitivamente. Il tutto mentre il governo con lo stesso decreto reintroduce il valore abilitante della laurea in scienze della formazione primaria.
Insomma, con lo stesso provvedimento, da una parte si pongono le condizioni per aumentare il numero degli aspiranti docenti elementari e dall’altra si impedisce loro l’accesso all’insegnamento. Ma tant’è.
L’operazione avrà effetti sul numero delle ore di lezione impartite settimanalmente nelle scuole e sull’orario di lavoro dei docenti. Oggi nelle scuole dove vige il tempo normale, i bambini vanno a scuola per circa 30 ore la settimana e sono seguiti da tre maestri ai quali sono affidati differenti ambiti disciplinari.
Ogni maestro insegna le stesse discipline contemporaneamente in 2 classi. Dunque: 3 maestri ogni due classi. Ogni maestro ha un orario di lavoro di 24 ore. Di queste, 22 ore sono di lezione frontale e le rimanenti 2 ore sono dedicate alla programmazione. Si tratta di un incontro settimanale in cui i 3 maestri che insegnano nello stesso modulo fanno il punto della situazione e programmano l’attività didattica della settimana successiva.
Con l’avvento del maestro unico, invece, l’orario settimanale di lezione sarà di 24 ore. E saranno tutte ore frontali di lezione. La cancellazione dei moduli, infatti, renderà inutile la programmazione. Insomma un colpo di spugna e tutto tornerà come prima della riforma del ’90.
Non è chiaro invece che fine farà il tempo pieno. Oggi questo tipo di orario consente alle famiglie di fruire di un servizio di 40 ore settimanali, che viene garantito da due maestri per ogni classe.
Il decreto legge non fa menzione, infatti, di questo tipo di articolazione oraria limitandosi ad un accenno alla copertura di eventuali eccedenze di orario di lezione con straordinari.
Probabilmente la questione sarà definita con i regolamenti che saranno emanati nella prima decade del mese di ottobre.

Le reazioni
Molto dure le reazioni del mondo sindacale e di quello editoriale. «La Gelmini è riuscita a distruggere le elementari, la quinta scuola per qualità al mondo», attacca Enrico Panini, segretario Flc-Cgil, che chiama «alla mobilitazione e alla lotta» insegnanti e famiglie. Non ha peli sulla lingua neanche Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola: «Un attacco intollerabile », mentre il numero uno della Uil scuola, Massimo Di Menna, chiede al ministro «di fare finalmente chiarezza su ciò che intende fare» e di «aprire subito il tavolo del confronto sindacale». Non è mai successo «che una riforma fosse varata con decreto legge» sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore di Gilda. Fronte caldo anche quello editoriale. «Leggiamo il decreto con raccapriccio», dice Enrico Greco, presidente dell’editoria scolastica dell’Aie, «la Gelmini, senza nessuna consultazione del settore, ha deciso di bloccare per 5 anni le adozioni dei libri di testo, ignorando i costi sociali altissimi che ne deriveranno. Se ne assume ogni responsabilità».

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