E’ stato pubblicato ieri il Decreto Legge n. 137, varato dal governo la scorsa settimana, e poi misteriosamente scomparso.
E’ stato introdotto, nell’articolo 4, l’insegnante unico nella scuola primaria.
Il Ministro Gelmini aveva annunciato la propria intenzione di ripristinare il maestro unico, ma non è mai capitato nella storia d’Italia che una riforma dell’ordinamento scolastico venisse varata con un decreto legge.
Si tratta di un fatto gravissimo. Non è dato comprendere quali siano i requisiti di urgenza richiesti dalla Costituzione.
Analizziamo il testo dell’articolo:
Il primo comma chiarisce che l’istituzione del maestro unico rientra negli obiettivi di contenimento della spesa, leggasi tagli, previsti dalla legge finanziaria.
I regolamenti attuativi della finanziaria (si tratta di DPR che dovrebbero essere emanati entro il 6 di ottobre) prevederanno:
– La costituzione di classi di scuola primaria (si tratta evidentemente del prossimo anno scolastico) funzionanti 24 ore ed affidate ad un unico maestro.
– Nei regolamenti si terrà conto delle domande delle famiglie per una più ampia articolazione del tempo-scuola (si tratta probabilmente di uno spiraglio per salvaguardare il tempo pieno ed evitare una rivolta delle famiglie che ne fruiscono).
– Un’apposita “sequenza contrattuale” dovrà definire il pagamento delle ore aggiuntive, prestate dai maestri, rispetto all’orario contrattuale, le risorse saranno attinte dai risparmi conseguiti attraverso i tagli di organico.
A questo punto, se la scuola elementare dovrà funzionare, com’è scritto, per 24 ore, se detraiamo le due ore di religione, ne restano 22 per gli insegnamenti curricolari, è evidente la necessità di una drastica semplificazione dei programmi.
L’eliminazione degli spazi di contemporaneità tra i docenti farà venir meno qualsiasi possibilità di avere a disposizione risorse per il recupero degli alunni in difficoltà e per l’integrazione di quelli stranieri. Inoltre cadrà totalmente la possibilità, attualmente prevista, di utilizzare tali spazi orari per supplenze brevi.
Si tratta di un ritorno alla scuola pre 1985, ma con condizioni profondamente mutate e peggiorate:
– il numero di alunni per classe è aumentato fortemente;
– le classi sono stracolme di alunni stranieri;
– anche il numero di alunni diversamente abili è aumentato, mentre è diminuito il numero dei docenti di sostegno.
La scuola primaria italiana, ad onta delle continue devastazioni pseudo riformistiche, è collocata ai primi posti nel mondo in quanto a qualità.
Il premio che i maestri ottengono in cambio dallo Stato è quello di essere sempre colpiti per primi. E i docenti della scuola primaria sono già ingiustamente penalizzati dal contratto: nonostante debbano essere laureati come gli altri docenti, percepiscono uno stipendio inferiore e lavorano più ore.
Roma, 2 settembre 2008
Il coordinatore nazionale
Rino Di Meglio