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La Ministra dell’istruzione, Gelmini, scopre dove si trovano i prof asini e annuncia corsi di formazione intensivi. Ma in che mani siamo?

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Allora, tutto è cominciato quando Umberto Bossi ha subito la bocciatura del figlio per opera di professori meridionali. Li insultò e disse che non se ne poteva più dei prof. del sud che avevano invaso le scuole padane e bisognava perciò porvi rimedio.

Se la prese anche con il neo Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, dubitando della sua competenza in un settore di cui non poteva sapere nulla, essendo un avvocato. La Ministra non se la prese più di tanto e ricordò a Bossi che l’ex Ministro della Giustizia, Castelli, era un ingegnere. Ma non finì lì. I Ministri leghisti scoprirono che il 99 per cento dei vincitori di concorso a Preside erano meridionali, una cosa inaudita sulla quale bisognava fare sbarramento.

La Ministra non fiatò, non sapeva cosa dire, prese tempo, riflettendo fino a che due giorni or sono, a Cortina d’Ampezzo, località mondano-culturale di prima grandezza, ha illustrato la sua idea di scuola.

I guai dell’istruzione, sostiene la Ministra, vengono dai risultati pessimi che ci regala la scuola meridionale e soprattutto la Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata. Una caduta verticale nella preparazione degli allievi che fa scivolare in basso la scuola italiana. Di conseguenza per risollevarne l’immagine bisogna partire dagli “asini”, acculturandoli.

Come?

Corsi intensivi per gli insegnanti che lavorano nel sud, cioè i prof meridionali che rovinano la scuola italiana. Così impareranno il mestiere e tutto si aggiusterà.

Certo, prosegue la Ministra, bisogna fare altro. Che cosa? Intanto eliminare gli sprechi, diminuire il numero dei professori, che sono troppi e non sanno che fare. Obbiettivi: rivoltare come un guanto la scuola che è diventata uno stipendificio, premiare il merito, lasciare in cattedra quelli che ci sanno fare.

In sintesi, corsi intensivi per i prof delle quattro regioni e risparmi nel settore scuola, per reinvestirli nelle competenze. Così studenti, professori, famiglie – frustrati, impotenti, scontenti – avranno una scuola all’altezza dei compiti che le innovazioni gli affidano.

Non credo che ci siano precedenti di una Ministra che indica i luoghi dove abita l’incompetenza e annuncia tagli negli investimenti della scuola spiegando, incautamente, che servono per fare funzionare meglio la scuola italiana. La bugia politica è così scoperta che si stenta a credere che l’equazione “scuola migliore-meno spese” sia stata fatta seriamente. E invece è proprio così: la Ministra Gemini ha proprio sostenuto tutto questo e quel che è più grave, le sue parole sono passate come il progetto della scuola italiana del futuro prossimo.

La stagione delle vacanze e le olimpiadi hanno distratto informazione e opposizione, sicché la Ministra ha potuto illustrare il suo piano di dismissioni ed alfabetizzazione impunemente.

Dilettanti allo sbaraglio? Nemmeno per idea, questi fanno sul serio. Non si limitano ai grembiulini, fanno l’inventario dei fannulloni e degli asini dall’oggi al domani, adottano i luoghi comuni più miserabili e impuniti, e li trasformano in provvedimenti legislativi.

Ci fanno credere che i delinquenti, gli scansafatiche e gli asini stanno da una parte e le persone per bene, i diligenti e i competenti dall’altra. Così facendo credono di ingraziarsi quelli che un tempo venivano chiamati i benpensanti, prima che la casalinga di Voghera irrompesse nella società italiana con l’indiscusso buonsenso unanimemente riconosciuto.

La Ministra dell’istruzione non ha la più pallida idea di come lavorino i prof siciliani, lucani, pugliesi e calabri; di quali risorse dispongano, dove siano ospitate le scuole, se possano contare di finanziamenti, contributi, sponsorizzazioni. La Ministra non si è chiesta quanto conti il contesto esterno sulla scuola. Se i comuni e le province sono male amministrati, per esempio, le scuole lo sono pure. Non ci sono soldi per i tecnici, gli insegnanti di madrelingua, gli strumenti di base.

Se i plessi scolastici sono insufficienti, gli studenti sono costretti a doppi e tripli turni, i laboratori e le palestre non funzionano.

Significa che i prof sono tutti incompetenti e poco diligenti? Affatto, ci sono quelli che fanno bene il loro mestiere, quelli che fanno lo stretto necessario e quelli che aspettano solo lo stipendio. Affermare che gli insegnanti asini abitino alcune regioni e non altre, è demenziale. Non c’entra nemmeno il fatto che la Ministra sia avvocato, basta il buonsenso per rendersi conto che si tratta di una stupidaggine. Sarebbe bastato che ne parlasse con i suoi colleghi che lamentano l’invasione dei prof meridionali nel nord. Sono davvero tanti. Ma allora perché ottengono buoni risultati, mentre i loro colleghi che insegnano al Sud sono “asini”?

Che senso hanno i corsi intensivi per i prof siciliani e i calabri?

La scuola ha bisogno di riconoscere il merito, premiare chi studia e chi insegna con profitto; ha bisogno di risorse per investire nell’edilizia scolastica, nell’insegnamento di eccellenza, nella cooperazione con il mondo del lavoro e dell’impresa.

Invece che mandare dietro la lavagna i prof del sud, facendo di tutta l’erba un fascio, occorre valorizzare esperienze, competenze e risorse umane presenti nella scuola italiana. Ma questo presuppone che la Ministra faccia corsi intensivi per imparare in tempi brevi che cosa è la scuola italiana.

 

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