Gli insegnanti del Nord, del Centro, del Sud, hanno tutti in comune l’essere cittadini italiani – mette in chiaro il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna – ed il dover lavorare tra mille difficoltà per garantire il funzionamento della nostra scuola.
Si ponga fine agli interventi general-generici che continuano a dare una rappresentazione fumosa e sbagliata della nostra scuola e dei suoi problemi e che rischiano di scadere, come sta accadendo in questi ultimi tempi, nell’insulto.
La scuola, quella vera, quella concreta di ogni giorno che sta per iniziare, è fatta invece – fa notare Di Menna – di conoscenza, integrazione, tolleranza, educazione, spirito critico, impegno nello studio e nel lavoro.
Il Governo e il ministro Gelmini hanno un compito difficile, che debbono affrontare con concretezza. Per vincere la sfida della innovazione occorre affrontare, tra le altre, due questioni centrali:
- le scarse risorse finanziarie che l’Italia destina all’istruzione rispetto agli altri paesi europei
(per la scuola l’Italia spende il 4,4% del Pil rispetto al 5,1% della media europea e il 7,4% della spesa pubblica rispetto al 9% della media Ocse). - Le basse retribuzioni degli insegnanti, agli ultimi posti nella media europea.
Un Paese che vuol credere nel futuro deve puntare su una scuola di qualità.
A settembre si aprirà il confronto, nel corso del quale lanceremo al ministro Gelmini la sfida dell’innovazione: sburocratizzare il sistema, stabilità e continuità didattica ed organizzativa, riconoscimento del merito e dell’impegno professionale, realizzazione di un efficace sistema di valutazione, sostegno alla ricerca e all’innovazione nelle scuole, eliminazione degli sprechi.
Innovare vuol dire favorire la realizzazione di una scuola pubblica di qualità, accogliente e rigorosa