Tuttoscuola, 26 agosto 2008
Ciò che risalta dal “1° Rapporto sulla qualità nella scuola” di Tuttoscuola è l’estrema disomogeneità sul territorio del sistema di istruzione, nonostante 150 anni di centralismo amministrativo. Più che di una scuola italiana, si può parlare di tante scuole, diverse da Regione a Regione, da Provincia a Provincia.
Ci sono province con 100 computer per istituto e altre con 30 (la regione con la migliore dotazione informatica delle scuole è la Puglia); ci sono province dove le graduatorie di istituto per le supplenze sono pronte entro il 1° settembre e altre dove dopo 3 mesi si assiste ancora al carosello dei docenti sulle cattedre; a Ravenna la dispersione nel biennio iniziale degli istituti professionali è dello 0,9%, a Crotone del 47,4%; il certificato di conformità dei Vigili del fuoco è posseduto dal 70% degli edifici scolastici di Forlì, ma solo dal 7% di quelli di Isernia… E così via.
Infine va ricordato che sulla base delle prove INVALSI somministrate nell’anno scolastico 2005-06 (ministro Moratti),che fanno parte dei dati elaborati nel Rapporto di Tuttoscuola, risulta che nel primo ciclo gli alunni delle scuole del Sud ottengono i migliori risultati nelle scuole primarie.
Le prove considerate – che per quanto discusse e discutibili, sono le uniche realizzate dal Ministero dell’istruzione italiano negli ultimi anni – riguardavano i livelli di apprendimento in italiano, matematica e scienze delle quarte classi della scuola primaria.
Risultato contrario si è avuto per gli alunni delle prime classi della scuola secondaria di primo grado, sottoposti alle prove nelle stesse discipline. In questo caso si sono classificate nelle prime posizioni quasi solo province del Nord, e nessuna del Sud.
Non è quindi così facile affrontare i problemi della scuola italiana segmentando il Paese per grandi aree geografiche. Molti dei problemi del sistema di istruzione sono trasversali e riflettono le condizioni generali del Paese.