fbpx

Al Sud il 25% dei giovani lascia in terza media

1650

Roma – Troppi insegnanti a tempo determinato, scuole fatiscenti, scarsi stimoli culturali dall’ambiente familiare: per questo al Sud un giovane su quattro lascia la scuola dopo la licenza media, con punte di oltre il 25% in Campania, Sicilia e Puglia. Un dato nettamente superiore alla media nazionale che si ferma poco sotto il 20%, con il Nord-Ovest più o meno al 18%, il Nord-Est al 15% e il centro Italia a circa il 13%.

L’allarme di Bankitalia L’allarme viene lanciato da uno studio della Banca d’Italia su “La dispersione scolastica e le competenze degli studenti” che sottolinea come mentre al Centro e al Nord la percentuale degli abbandoni precoci è in linea con la media europea, il Mezzogiorno “si caratterizza per una maggiore dispersione scolastica e una più elevata incidenza di giovani con scarse competenze”. Ed è proprio il Sud ad allontanare l’Italia dai parametri concordati nell’ambito della strategia di Lisbona. Secondo via Nazionale, infatti, mentre il Centro e il Nord-Est hanno concrete possibilità di centrare l’obiettivo di una dispersione scolastica vicina al 10% entro i prossimi tre anni, il Sud continuerebbe comunque a registrare una media superiore al 20%.

Alfabetizzazione e dotazione scolastica Per spiegare il ritardo del Mezzogiorno Bankitalia punta il dito su due motivi principali: i “divari del grado di alfabetizzazione della popolazione adulta” e la “dotazione scolastica locale”. Secondo lo studio, avere i genitori laureati piuttosto che con la sola licenza media “allontanerebbe di circa 10 volte la probabilità di essere in ritardo o di abbandonare gli studi”. Ma nel Mezzogiorno la situazione è critica: il 57% della popolazione tra i 35 e i 55 anni, verosimilmente i genitori dei quindicenni attuali, ha al massimo il titolo di licenza media. Ben il 13% in più rispetto al Centro-Nord. Ma anche sul fronte dell’edilizia scolastica il Sud è molto indietro rispetto al resto del Paese. “Nelle regioni meridionali – si legge nel documento – le percentuali di edifici impropriamente adattati a uso scolastico e di scuole con infrastrutture e impianti igienico-sanitari scadenti sono superiori a quelle del Centro Nord”.

Situazione critica al Sud Le peggiori infrastrutture, spiega Bankitalia, “possono sia influenzare negativamente gli apprendimenti degli studenti sia segnalare una minore attenzione degli enti locali nei confronti del mondo della scuola”. Per quanto riguarda gli insegnanti, infine, afferma Bankitalia, “l’efficacia del sistema scolastico non dipenderebbe dal numero dei docenti impiegati ma dalla loro composizione”. In particolare, conclude lo studio “una minore percentuale di docenti a tempo determinato contribuirebbe a ridurre il rischio” di dispersione, così come “la presenza del tempo prolungato nella media inferiore” e scuole più adeguate alla loro funzione formativa.

In questo articolo