Graduatoria esaurita niente prof di sostegno Scuola Ieri le nomine: coperto solo un posto su 5 in tutta la provincia Ogni istituto dovrà arrangiarsi con docenti precari
E’ iniziata la lunga processione degli insegnanti. «Appena trovi il modo giusto di insegnare al bambino che aiuti, cambi classe»MESTRE — «Merce preziosa» quella degli insegnanti di sostegno, tanto che ieri alle 10.30 del mattino le scorte veneziane erano già tutte esaurite. Un’ora o poco più per convocare meno di un centinaio di insegnanti dotati di abilitazione per accompagnare nell’apprendimento i bambini con difficoltà o con disabilità, ma i docenti presenti erano pochissimi. E a metà mattina, con 265 posti vacanti e solo 44 posti assegnati, la graduatoria provinciale veneziana si era già esaurita.
Questo il primo risultato della processione degli insegnanti precari e di tutto il personale «sospeso» della scuola, giunto nella sede dell’Ufficio provinciale per l’assegnazione delle nomine. Ieri il rito più rapido e indo-lore, quello per gli insegnanti di sostegno. Solo sette posti su 63 sono stati ricoperti nelle scuole d’infanzia della provincia, e solo 37 docenti specializzati hanno accettato un posto tra i 256 disponibili alle scuole primarie. Riempire i buchi rimasti, dando cioè un insegnante alle famiglie certificate che l’hanno richiesto, spetterà ora ai dirigenti scolastici che da lunedì si attaccheranno al telefono per coprire il fabbisogno provinciale: «I presidi chiameranno gli insegnanti dalle loro graduatorie spiega la sovrintendente alle operazioni di nomina, la dirigente scolastica Mercedes Biasetto – cioè docenti disposti a lavorare nel sostegno, ma che non sono dotati dell’abilitazione ». In sostanza, una sicurezza in meno per le famiglie già abbastanza in difficoltà a causa del precariato.
Lo garantiscono le stesse insegnanti, molte con mariti, genitori e bambini al seguito pazientemente in fila per la nomina, e che da anni lottano per un punto in più in graduatoria. «Noi siamo già alla seconda laurea, per avere punti in più io sto per arrivare alla terza. Ma finché sei precario, non hai peso dentro la scuola» dice sconfortata un’insegnante fuori dall’Ufficio scolastico provinciale. «Non appena riesci a trovare il sistema giusto per aiutare il bambino che segui, devi già cambiare scuola», continua una collega. E in certi casi è solo il buon cuore e la possibilità di alcuni di scegliere la stessa sede dell’anno precedente, a garantire continuità didattica al già difficile lavoro del sostegno, per oltre il 50 per cento retto da precari.
Ma quello di ieri era solo il primo atto. A partire da lunedì, presso la sede dell’Usp e all’interno della palestra del Gritti si avvicenderanno gli insegnanti precari di scuole materne ed elementari e il personale Ata, mentre da mercoledì sarà la volta di docenti di medie e superiori. Ad accoglierli, una situazione di poco migliore a quella degli anni passati, ma non senza imprevisti e incertezza: «I precari che vengono a cercare le supplenze non sono giovani insegnanti in cerca di esperienza, ma insegnanti anche avanti con l’età, professionali e di esperienza» assicura Carlo Forte della Cgil. A tradire la fiducia dei precari è già intervenuto il disatteso piano di inserimento triennale, contenuto nella Finanziaria, di 150 mila insegnanti e 30 mila Ata, di cui l’anno scorso sono stati chiamati solo 50 mila docenti e 10.000 tra segreterie e bidelli, scesi quest’anno a 25 mila e 7 mila.
Novità di quest’anno, per gli insegnanti, sarà poi la possibilità per i presidi di affidare i «buchi» di meno di 7 ore dell’orario scolastico settimanale non a supplenti veri e propri, ma a docenti della stessa scuola sotto forma di straordinari. «Significa avere due classi in più» dicono Stefano Michieletti e Manuel Cecchinato della Rete dei precari, «e non dedicarsi abbastanza agli studenti».
E’ iniziata la lunga processione degli insegnanti. «Appena trovi il modo giusto di insegnare al bambino che aiuti, cambi classe»MESTRE — «Merce preziosa» quella degli insegnanti di sostegno, tanto che ieri alle 10.30 del mattino le scorte veneziane erano già tutte esaurite. Un’ora o poco più per convocare meno di un centinaio di insegnanti dotati di abilitazione per accompagnare nell’apprendimento i bambini con difficoltà o con disabilità, ma i docenti presenti erano pochissimi. E a metà mattina, con 265 posti vacanti e solo 44 posti assegnati, la graduatoria provinciale veneziana si era già esaurita.
Questo il primo risultato della processione degli insegnanti precari e di tutto il personale «sospeso» della scuola, giunto nella sede dell’Ufficio provinciale per l’assegnazione delle nomine. Ieri il rito più rapido e indo-lore, quello per gli insegnanti di sostegno. Solo sette posti su 63 sono stati ricoperti nelle scuole d’infanzia della provincia, e solo 37 docenti specializzati hanno accettato un posto tra i 256 disponibili alle scuole primarie. Riempire i buchi rimasti, dando cioè un insegnante alle famiglie certificate che l’hanno richiesto, spetterà ora ai dirigenti scolastici che da lunedì si attaccheranno al telefono per coprire il fabbisogno provinciale: «I presidi chiameranno gli insegnanti dalle loro graduatorie spiega la sovrintendente alle operazioni di nomina, la dirigente scolastica Mercedes Biasetto – cioè docenti disposti a lavorare nel sostegno, ma che non sono dotati dell’abilitazione ». In sostanza, una sicurezza in meno per le famiglie già abbastanza in difficoltà a causa del precariato.
Lo garantiscono le stesse insegnanti, molte con mariti, genitori e bambini al seguito pazientemente in fila per la nomina, e che da anni lottano per un punto in più in graduatoria. «Noi siamo già alla seconda laurea, per avere punti in più io sto per arrivare alla terza. Ma finché sei precario, non hai peso dentro la scuola» dice sconfortata un’insegnante fuori dall’Ufficio scolastico provinciale. «Non appena riesci a trovare il sistema giusto per aiutare il bambino che segui, devi già cambiare scuola», continua una collega. E in certi casi è solo il buon cuore e la possibilità di alcuni di scegliere la stessa sede dell’anno precedente, a garantire continuità didattica al già difficile lavoro del sostegno, per oltre il 50 per cento retto da precari.
Ma quello di ieri era solo il primo atto. A partire da lunedì, presso la sede dell’Usp e all’interno della palestra del Gritti si avvicenderanno gli insegnanti precari di scuole materne ed elementari e il personale Ata, mentre da mercoledì sarà la volta di docenti di medie e superiori. Ad accoglierli, una situazione di poco migliore a quella degli anni passati, ma non senza imprevisti e incertezza: «I precari che vengono a cercare le supplenze non sono giovani insegnanti in cerca di esperienza, ma insegnanti anche avanti con l’età, professionali e di esperienza» assicura Carlo Forte della Cgil. A tradire la fiducia dei precari è già intervenuto il disatteso piano di inserimento triennale, contenuto nella Finanziaria, di 150 mila insegnanti e 30 mila Ata, di cui l’anno scorso sono stati chiamati solo 50 mila docenti e 10.000 tra segreterie e bidelli, scesi quest’anno a 25 mila e 7 mila.
Novità di quest’anno, per gli insegnanti, sarà poi la possibilità per i presidi di affidare i «buchi» di meno di 7 ore dell’orario scolastico settimanale non a supplenti veri e propri, ma a docenti della stessa scuola sotto forma di straordinari. «Significa avere due classi in più» dicono Stefano Michieletti e Manuel Cecchinato della Rete dei precari, «e non dedicarsi abbastanza agli studenti».
M.P.S.
Difficoltà
Solo una minima parte dei bambini in difficoltà avrà un prof di sostegno abilitato ad aiutare i ragazzi in classe
In classe aumentano i disabili ma mancano i «prof» di sostegno
Sono 200 in più quest’anno gli alunni con handicap che dovranno essere affidati a supplenti senza titolo
di Augusto Pozzoli
MILANO. Torna a salire il numero degli alunni disabili nelle scuole milanesi. «Lo scorso anno – osserva Antonio Lupacchino, dirigente dell’Usp (ufficio scolastico provinciale, l’ex provveditorato) – si era registrato un calo di 400 alunni per cui era stato richiesto l’insegnante di sostegno: ora sta cambiando la linea di tendenza, e siamo già a 200 disabili in più denunciati». L’incremento per altro sembra destinato a crescere. «Ci arrivano continue segnalazioni – dice Rita Garlaschelli, la responsabile del servizio handicap dell’Usp – e i collegi dell’Asl che devono rilasciare le certificazioni richieste dalla legge per il riconoscimento del diritto all’insegnante di sostegno continuano a lavorare». Cresce dunque il numero dei disabili nelle classi, ma non si incrementa il numero degli insegnanti di sostegno necessari. E soprattutto in questa categoria di docenti si dovrà far ricorso ancora una volta a personale precario e per di più privo di specializzazione.
Alle scuole di Milano e provincia, infatti, sono a disposizione 4500 posti per l’integrazione degli alunni disabili, ma di questi, secondo gli stessi uffici dell’Usp, almeno 2000 saranno assegnati a supplenti senza titolo. Un’anomalia grave che compromette pesantemente il processo di integrazione degli alunni. Un fatto che si registra nonostante le università milanesi in questi ultimi anni abbiano specializzato centinaia di docenti per il sostegno agli handicappati. Ma ancora una volta Milano paga lo scotto di meccanismo di reclutamento diventato intollerabile. Lo spiega bene Federico Niccoli che ha coordinato alla Bicocca questi corsi di specializzazione: «Si assiste da anni ad una migrazione a rovescio da nord a sud. A Milano, ad esempio, negli ultimi anni abbiamo (parlo con cognizione di causa avendo diretto per molti anni corsi per il conseguimento del titolo di specializzazione) diplomato migliaia di docenti di sostegno, provenienti al 75% da regioni meridionali. Il conseguimento del titolo di specializzazione, oltre ad essere un utile strumento di preparazione professionale degli insegnanti di sostegno, fornisce una chiave di accesso abbastanza rapido all’immissione in ruolo. In questo caso, all’ingresso in ruolo, apparentemente il vincolo esiste, in quanto al docente viene imposto l’obbligo di permanenza per almeno un quinquennio sul posto di sostegno. Ma, l’obbligo quinquennale è finalizzato soltanto alla tipologia del posto, non anche alla permanenza nella stessa sede. Per cui, anche il nostro può comodamente (e ancor più facilmente dell’insegnante titolare su posto comune) spostarsi nella stessa provincia e anche in altre regioni. E succede che le specializzazioni conseguite a Milano vengono dopo un anno utilizzate al sud. Bene per il Sud! Ma, a Milano, si riproduce ogni anno l’impiego di docenti senza titolo di specializzazione con grande ed ulteriore giubilo delle famiglie degli alunni in situazione di handicap». da aetnanet
Alle scuole di Milano e provincia, infatti, sono a disposizione 4500 posti per l’integrazione degli alunni disabili, ma di questi, secondo gli stessi uffici dell’Usp, almeno 2000 saranno assegnati a supplenti senza titolo. Un’anomalia grave che compromette pesantemente il processo di integrazione degli alunni. Un fatto che si registra nonostante le università milanesi in questi ultimi anni abbiano specializzato centinaia di docenti per il sostegno agli handicappati. Ma ancora una volta Milano paga lo scotto di meccanismo di reclutamento diventato intollerabile. Lo spiega bene Federico Niccoli che ha coordinato alla Bicocca questi corsi di specializzazione: «Si assiste da anni ad una migrazione a rovescio da nord a sud. A Milano, ad esempio, negli ultimi anni abbiamo (parlo con cognizione di causa avendo diretto per molti anni corsi per il conseguimento del titolo di specializzazione) diplomato migliaia di docenti di sostegno, provenienti al 75% da regioni meridionali. Il conseguimento del titolo di specializzazione, oltre ad essere un utile strumento di preparazione professionale degli insegnanti di sostegno, fornisce una chiave di accesso abbastanza rapido all’immissione in ruolo. In questo caso, all’ingresso in ruolo, apparentemente il vincolo esiste, in quanto al docente viene imposto l’obbligo di permanenza per almeno un quinquennio sul posto di sostegno. Ma, l’obbligo quinquennale è finalizzato soltanto alla tipologia del posto, non anche alla permanenza nella stessa sede. Per cui, anche il nostro può comodamente (e ancor più facilmente dell’insegnante titolare su posto comune) spostarsi nella stessa provincia e anche in altre regioni. E succede che le specializzazioni conseguite a Milano vengono dopo un anno utilizzate al sud. Bene per il Sud! Ma, a Milano, si riproduce ogni anno l’impiego di docenti senza titolo di specializzazione con grande ed ulteriore giubilo delle famiglie degli alunni in situazione di handicap». da aetnanet