La Gelmini rompe il tabù dell’orario degli insegnantiMai nessun ministro prima di lei aveva osato tanto. L’orario di lavoro degli insegnanti è sempre stato un tabù contro il quale nessun ministro e nessun partito aveva osato avanzare ipotesi di modifica.
20 anni fa, con il ministro Galloni, in sede di contratto la parte ministeriale avanzò l’ipotesi di prevedere due tipologie di lavoro per i docenti: una a tempo pieno ben retribuita (36 ore settimanali tutte a scuola) e una a tempo normale (l’attuale orario). Il sindacato non volle nemmeno avviare il confronto su una ipotesi del genere e non se ne fece nulla.
Otto anni fa, al tempo della riforma dei cicli del ministro Berlinguer, nel piano programmatico di quella riforma mancata era stato previsto che in una seconda fase l’orario degli insegnanti di scuola elementare potesse ridursi a 18 ore settimanali come quello dei colleghi della secondaria. Anche in quel caso non se ne fece nulla.
Nessuno, però, aveva mai avanzato l’ipotesi di innalzare l’attuale orario degli insegnanti (18 ore di insegnamento settimanali nella secondaria di I e di II grado, 24 nella primaria e 25 nella scuola dell’infanzia, senza contare le ore funzionali all’insegnamento).
Solamente, di tanto in tanto, nei confronti europei emergeva che l’orario dei docenti italiani era sotto la media di quello dei colleghi europei.
La Gelmini ha ora rotto il tabù parlandone ad un convegno a Cortina con coraggio, anche se crediamo che sia ben consapevole che se vuole portare a termine questo modifica deve trovare un accordo, non facile, con il sindacato e operare attraverso una norma di legge che escluda la possibilità di disapplicazione.
Pensare, comunque, che un’eventuale riforma dell’orario di lavoro dei docenti avvenga a costo zero, è per niente credibile.
Nota: tuttoscuola.com domenica 24 agosto 2008