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Le Fs non licenziano i fannulloni, ma i “rompiscatole”. Per dare un segnale

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Sul caso dei ferrovieri licenziati mi pare che l’opinione pubblica si sia divisa in due. Prima il caso degli otto operai che si sono fatti timbrare il cartellino da un collega. Da quanto si è potuto capire leggendo la notizia sui giornali, gli interessati avrebbero comunque finito il proprio lavoro nell’orario previsto e la timbratura affidata ad un collega serviva solo a non far perdere quei preziosi pochi minuti per riuscire a prendere il treno per tornare a casa. Poi c’è stato il caso del macchinista che è stato licenziato per aver denunciato carenze strutturali su due treni a lunga percorrenza che si sono rotti nel giro di pochi giorni. L’effetto Brunetta ha contagiato un po’ tutti: finalmente si sarebbe fatta piazza pulita dei fannulloni, quelli che rubano lo stipendio a danno della società. Ma nel caso dei ferrovieri è sicuro che si tratti di atti così gravi da giustificarne il licenziamento in tronco? Ritengo più fannulloni e rubastipendio quei dirigenti delle ferrovie che per negligenza o incapacità non riescono a far funzionare, a differenza degli altri Paesi, un sistema che necessita di sempre maggiori iniezioni di denaro nonostante i miglioramenti non si vedano, ed anzi dove la situazione è peggiorata rispetto agli anni addietro.

Giorgio Battistini

Non credo che si tratti dell’effetto Brunetta; l’azienda ferroviaria non ha aspettato il neo ministro per darsi una congrua politica di severa vigilanza sul proprio personale. Non credo che la sua severità sia indirizzata principalmente verso i fannulloni, intanto perché con le ultime riduzioni di personale non ci sono grandi possibilità di fannullare. A meno che, come giustamente lei sostiene, non si sia dirigenti; si fantastica di interi palazzi colmi di apicali e dirigenti che danno scarso o nullo contributo allo sviluppo dell’azienda e al buon funzionamento della stessa. L’azienda è più propensa a licenziare i “rompiscatole”, come nel caso ultimo del macchinista e in altri casi, a Genova, negli anni scorsi, e a dare forti, diciamo così, segnali al proprio personale, fortemente sindacalizzato, sull’avvento di una nuova era, anzi antica, di pugno fermo e implacabile nelle relazioni sindacali e nei rapporti con il personale, soprattutto i nuovi assunti, in genere. Gli otto licenziati pare che non abbiano rubato niente, men che meno tempo di lavoro, all’azienda, ma sono stati una buona occasione per mettere in pratica il principio “punirne uno per educarne cento”. Ci sarà una causa di lavoro, sarà interessante vedere come si concluderà, anche alla luce della nuova aria che tira nel Paese. In tutto questo però il ministro Brunetta c’entra poco o nulla; oppure sì, ma nel verso sbagliato: sulla linea, nelle officine, sui convogli, è proprio difficile che si annidino i fannulloni, e i fannulloni se ne stanno un mese in malattia, non fanno timbrare il cartellino a un collega mentre si fanno la doccia dopo aver finito il loro lavoro. Da il secolo XIX

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