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Giustizia, Maria Falcone: Giovanni strumentalizzato

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Il giorno dopo le sparate di Berlusconi sulla riforma della giustizia, arriva ancor più dura la risposta al Cavaliere da chi Giovanni Falcone lo conosceva bene. Il magistrato ucciso dalla mafia nel 1992 era stato chiamato in causa da Berlusconi, che aveva detto «mi ispiro a lui». Il premier che in passato ha più volte attaccato la magistratura, definendo i giudici “antropologicamente” diversi e comunisti, ora arriva a dire che ora si vuole ispirare al magistrato che più volte in contrasto con il mondo politico. «Giovanni Falcone non ha mai chiamato i magistrati “avvocati dell’accusa”», dice la sorella Maria in un´intervista. Quanto alla separazione delle carriere, il magistrato ha sempre parlato di «separazione dell’ordine degli avvocati dell´accusa dall’ordine dei magistrati. Un termine nuovo».

La sorella del giudice dice tuttavia che «non vi è dubbio che per Giovanni nel processo accusatorio il pm doveva essere considerato “parte”». «La figura del pm va modificata senza ledere il principio dell’indipendenza della magistratura», dice. «Non vorrei però che qualcuno pensasse di separare le carriere anche per annullare la separazione dei poteri», aggiunge. E quanto all´obbligatorietà dell’azione penale Maria Falcone sostiene che «di obbligatorio c’è sempre stato molto poco. È evidente che una certa discrezionalità la magistratura l’ha sempre avuta». Circa i criteri meritocratici suggeriti da Berlusconi nella valutazione del lavoro delle toghe, la sorella di Falcone dice di «essere d’accordo». «Ma chi valuta e controlla il merito? Il Csm. È quindi importante che l’organo di autogoverno non sia politicizzato». Quanto all’allarme del segretario dell’Anm Giuseppe Cascini su «rischio fascismo». «Non c’è bisogno che lo condivida – dice Maria Falcone – basta che dica le cose a modo mio, con parole mie».
La sparata di Berlusconi ha indignato anche l’Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della Mafia. «La riforma della giustizia, così come concepita dal governo Berlusconi, altro non è che uno spudorato e ormai consueto tentativo di assoggettamento dei giudici al potere politico», dice la presidente Sonia Alfano, che aggiunge: «La separazione delle carriere, seppur i giornali e le televisioni di regime non lo spieghino mai ai cittadini, è un concetto che già esiste e viene applicato». «Il governo mira invece – spiega infatti Alfano – a costituire un Ordine dei pm così che possa controllare direttamente le loro azioni e la loro libertà d’iniziativa».

«Noi – prosegue la presidente dell’associazione – condividiamo le parole del Segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini, quando mette in allerta contro un possibile pericolo fascista. L’autonomia della Magistratura in questi anni è già stata ampiamente ridotta, a danno della democrazia. Inoltre – aggiunge – i tentativi che continuano a ripetersi nel tempo di affidare alla politica la nomina della maggioranza dei componenti del Csm altro non è che il completamento dell’attuazione del Piano di Rinascita Democratico studiato da Licio Gelli in compagnia di molti altri grembiulini che adesso siedono in Parlamento». «Citare Giovanni Falcone ed usarlo come parafulmini per difendere il tentativo di spezzare gli equilibri che rendono una nazione democratica – conclude Alfano – è un atto di una bassezza e volgarità inqualificabile».

Sulla vicenda interviene anche Luciano Violante, Pd: «È chiaro che c’è un problema: la magistratura ha due profili: uno di potere dello Stato, l’altro di servizio per i cittadini. Finora gli interventi hanno riguardato solo il potere, ma il ministro Alfano sta considerando entrambi i profili». Per l´ex presidente della Camera, la struttura del Consiglio superiore della magistratura va cambiata. «Va aggiunta una quota di personalità qualificate, nominate direttamente dal Presidente della Repubblica, per evitare lo scontro tra politica e giustizia». L’ex magistrato propone che il Csm sia composto da un terzo di membri laici, un terzo di togati e, appunto, un terzo di membri nominati dal Colle. Inoltre, secondo Violante, dovrebbe essere il Capo dello Stato, in qualità di presidente dell’organo, a nominare il proprio vice. Infine, «ciascun consigliere dovrebbe avere un mandato di almeno sette anni». Sull’obbligatorietà dell’azione penale, Violante ammette che «è un’ipocrisia costituzionale», ma precisa che «quella norma garantisce l’indipendenza del pm dal potere politico. Non trovo scandaloso conclude – che l’azione penale diventi discrezionale, ma i magistrati devono poter indagare senza condizionamenti politici. Dare al governo il potere di indicare quali reati perseguire può dare risultati pessimi senza una legge sul conflitto di interessi e un filtro per l’elezione di chi è stato condannato per reati gravi».
«Senza strumentalizzare Falcone, il dialogo tra maggioranza e centrosinistra sulla giustizia può e deve svolgersi in un clima costruttivo», dice il deputato del Pd Pierluigi Mantini. Mantini assicura che «il Pd non è affatto subalterno ad Antonio Di Pietro». «Molti parlamentari del Pd, e non solo quelli radicali – dice Mantini – sono per entrare nel merito della riforma proposta, superando pregiudiziali e veti. Sarebbe però utile la chiarezza, perché creare un ordine degli avvocati della pubblica accusa dotati di maggiori risorse e mezzi rispetto ai privati, produrrebbe gravi effetti illiberali sulla parità nel processo».

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