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Dicerie: 8 DOMANDE (PROVOCATORIE) AL MINISTRO BRUNETTA

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8 domande al ministro Brunetta.
 osservatoriosullalegalita.org 11.8.2008.
1 – Perché i ministri e sottosegretari di questo governo, anche quando sono completamente assenti dalle aule parlamentari (come l’on. Berlusconi, ma nemmeno lei, Brunetta, è molto presente) percepiscono il compenso come eletti del parlamento? Non sono forse assenteisti? E il loro compenso – che pure è significativo (ben oltre 10 volte quello di un impiegato statale, più vari benefit e la superpensione, e il tutto per lavorare solo dal martedì al venerdì) – non dovrebbe essere tagliato per ogni seduta disertata, in base ai principi ispiratori delle nuove norme da lei varate? O, in alternativa, Perché non si dimettono da parlamentari?
 
2 – E’ vero che quando era parlamentare europeo lei fu assente dagli scranni di Bruxelles per circa la metà del mandato? Sbagliamo se pensiamo che non presentò alcuna giustificazione, non fu sottoposto ad alcun controllo e non provvide a restituire allo Stato i soldi che le venivano comunque erogati per il ruolo? E come avveniva la gestione delle sue assenze come professore universitario – statale – mentre era parlamentare europeo?
 
3 – Perché con le sue norme solo dal terzo episodio di malattia si deve presentare un certificato dell’ospedale o del medico di base? Per favorire i medici privati e chi può avvalersi economicamente della loro prestazione? Non sarebbe maggiormente di garanzia un trattamento uniforme per tutti e sempre?
 
4 – La visita fiscale è un controllo sulla effettiva patologia dell’impiegato in malattia e sulla congruità del periodo d’assenza prescritto. Perché deve trasformarsi in una punizione (anzi, in arresti domiciliari) per il malato tenendolo inchiodato in casa dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20? Diverse patologie – anche se invalidanti (come un braccio o una gamba ingessati o come la depressione) – non comportano immobilità, o addirittura necessitano di uscite durante il giorno, rimedio di cui con il suo metodo non sarà più possibile avvalersi. Ma nemmeno il riposo durante il giorno sarà più possibile, per chi vive solo, dovendo questi restare per quasi 12 ore in attesa dello squillo del campanello.
 
5 – Perché ci deve essere sperequazione tra un malato, poniamo oncologico, leucemico o con grave depressione, della Pubblica amministrazione e un malato impiegato nel privato con le stesse patologie e che deve essere reperibile per la visita fiscale solo dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19? Un malato è un malato e come tale va rispettato e curato.
 
6 – Perché tagliare di circa un terzo lo stipendio per i primi dieci giorni di ogni episodio di malattia? Cosa può farci chi è colpito frequentemente da problemi di breve durata che fanno accumulare uno-due mesi di malattia l’anno mentre magari il collega infortunato (ma in questo caso dovremmo dire fortunato) sta a casa per sei mesi per un solo episodio di malattia? Si vuole forse scoraggiare l’emicrania dal tormentare i malcapitati che ne soffrono o le malattie da raffreddamento dal perseguitare chi opera in luoghi di lavoro freddi o umidi (come certi tribunali)? Dubitiamo che le malattie vere si facciano condizionare da simili metodi, così come fa un po’ senso pensare che per stanare chi denuncia malattie false si penalizzi chi sta male veramente.
 
7 – Perché il personale vittima di cause di servizio deve perdere comunque il 30 per cento circa dello stipendio nei primi 10 giorni di malattia? Solo molto dopo l’approvazione del decreto il sen. Gasparri ha parlato di esentare polizia ed esercito dall’odioso balzello, ma – a parte il fatto che potrebbero esserci altre categorie vittima di cause di servizio, ad es. medici o personale a contatto con il pubblico o infine soggetti mobbizzati – al momento si prevede per tutti la punizione extra in caso di malattie o infortuni professionali e il trattamento più favorevole viene mantenuto SOLO se il contratto lo prevede.
 
8 – Poiché timbrare e uscire configurava già prima del suo decreto i reati di falso, truffa e talora anche abbandono del posto di lavoro, la diffusione della pratica non solo evidenzia il fatto che l’inefficienza pubblica è da attribuirsi in buona parte ai falsi presenti in buona salute, ma denuncia pure una connivenza dei dirigenti che non hanno mai provveduto a chiamare le forze dell’ordine per la constatazione dei reati. Come pensa di porre rimedio a questa situazione? Non crede che sia scorretto penalizzare economicamente (e non solo) chi sta male, quando si fa poco o nulla per una pratica sicuramente illecita e generatrice di inefficienze realizzata da chi sta bene e da dirigenti ben pagati?
 
In definitiva, dato che i soldi dello Stato sono i nostri, e il rispetto dei diritti umani del malato è un dovere in primis dello Stato anche per chi fa parte dell’ormai odiata categoria della PA, ci sembrerebbe doveroso che Lei spiegasse Perché per la sua brillante idea devono rimetterci i malati veri e Perché per lei e i suoi colleghi di governo oggi parlamentari italiani e ieri parlamentari UE che si sottraggano al servizio deve valere un trattamento morale ed economico diverso da quello dei normali impiegati della PA, visto che sono tutti pagati dallo stesso datore di lavoro. da aetnanet
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