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Maestro unico? Il titolo tradisce l’idea di Tremonti

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La Padania, l’organo di stampa della Lega, ha riportato ieri il primo di una serie di servizi che verranno dedicati alla scuola, dando spazio ad un’ampia intervista del ministro Tremonti (che per l’occasione ha parlato come uomo di cultura e docente universitario, anziché come politico e ministro).

I temi trattati dall’on. Tremonti sono stati sostanzialmente due: il voto al posto del giudizio nelle scuole del primo ciclo e i libri di testo.

Il titolo dell’intervista “In soffitta la scuola del ’68. Torni il voto e un solo maestro”, però, ha creato una curiosità (il maestro unico) che nel testo dell’intervista non ha trovato riscontro, forse a causa di tagli tecnici al servizio.

In mancanza di dichiarazioni, si può procedere per congetture.

Per Tremonti quella del docente unico è una considerazione pedagogica connessa con l’unità dell’insegnamento oppure voleva essere una proposta di riforma?

Nel secondo caso è bene precisare a chi in questi mesi ha tirato in ballo quell’ipotesi che, se si tornasse al maestro unico, bisognerebbe ridurre l’orario attuale delle lezioni nella scuola elementare alla durata esatta dell’orario di servizio dell’insegnante, cioè a 24 ore. Dalle attuali 30 ore generalizzate (escluse le classi a tempo pieno) bisognerebbe scendere quindi di sei ore per ritornare agli orari vigenti prima del 1990, quando la durata settimanale di lezione coincideva con l’orario di servizio dei maestri (24 ore). Oppure bisognerebbe aumentare l’orario di servizio dei maestri….

Nota: tuttoscuola.com 13 agosto 2008

La scuola di Tremonti

Tornano i voti e il maestro unico?
La scuola di Tremonti

Ripristinare i voti nelle scuole elementari e medie, tornare al maestro unico, cambiare i libri di testo solo ogni 5-10 anni. E soprattutto cancellare la cultura (ma intende subcultura) del sessantotto, che è all’origine del “casino” che regna nella scuola italiana.

Ecco, in sintesi, alcune opinioni su ciò che si dovrebbe fare nella scuola italiana, espresse dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in un’intervista al quotidiano “La Padania” del 12 agosto 2008.

Il giornalista che intervista Tremonti, Carlo Passera, precisa che il ministro parla “non come ministro dell’Economia ma come uomo di cultura e di idee, come politico e come professore universitario”, ma non c’è dubbio che le opinioni espresse dal titolare del ministero che ha inferto alla scuola il più robusto salasso finanziario di tutta la sua storia siano destinate a scatenare polemiche.

Dietro le motivazioni culturali avanzate da Tremonti per giustificare le sue richiesta (l’ambiguità e la “strutturale imprecisione” dei giudizi, la confusione che essi creano tra i genitori, il contenzioso che spesso ne consegue, il disinteresse del “kombinat buroscolastico” per i reali interessi degli allievi e delle loro famiglie) potrebbe stare infatti un suggerimento alla collega di governo Gelmini su come realizzare le forti economie imposte al ministero dell’Istruzione dal recente decreto legge 112, ormai convertito in legge valida per i prossimi tre anni: tornare a “prima dei giudizi” potrebbe voler dire anche “tornare alla maestra (o maestro) unico”, e “risparmiare” in prospettiva alcune decine di migliaia di insegnanti…

Tremonti non lo dice esplicitamente, ma il suo accenno alla caduta del prestigio dell’insegnante agli occhi della famiglia (“Si figuri poi quando sono quattro!”), dovuto anche alla soppressione dei voti, lascia intendere che l’operazione “Sessantotto in soffitta” potrebbe andare proprio in quella direzione. Certo è che l’esternazione del superministro dell’Economia non sembra destinata a facilitare il dialogo tra il ministro Gelmini e i sindacati…

La scuola di Tremonti

inviato da: teresa mercoledì, 13 agosto 2008 @ 11:40:07

Tornano i voti e il maestro unico?
La scuola di Tremonti

Ripristinare i voti nelle scuole elementari e medie, tornare al maestro unico, cambiare i libri di testo solo ogni 5-10 anni. E soprattutto cancellare la cultura (ma intende subcultura) del sessantotto, che è all’origine del “casino” che regna nella scuola italiana.

Ecco, in sintesi, alcune opinioni su ciò che si dovrebbe fare nella scuola italiana, espresse dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in un’intervista al quotidiano “La Padania” del 12 agosto 2008.

Il giornalista che intervista Tremonti, Carlo Passera, precisa che il ministro parla “non come ministro dell’Economia ma come uomo di cultura e di idee, come politico e come professore universitario”, ma non c’è dubbio che le opinioni espresse dal titolare del ministero che ha inferto alla scuola il più robusto salasso finanziario di tutta la sua storia siano destinate a scatenare polemiche.

Dietro le motivazioni culturali avanzate da Tremonti per giustificare le sue richiesta (l’ambiguità e la “strutturale imprecisione” dei giudizi, la confusione che essi creano tra i genitori, il contenzioso che spesso ne consegue, il disinteresse del “kombinat buroscolastico” per i reali interessi degli allievi e delle loro famiglie) potrebbe stare infatti un suggerimento alla collega di governo Gelmini su come realizzare le forti economie imposte al ministero dell’Istruzione dal recente decreto legge 112, ormai convertito in legge valida per i prossimi tre anni: tornare a “prima dei giudizi” potrebbe voler dire anche “tornare alla maestra (o maestro) unico”, e “risparmiare” in prospettiva alcune decine di migliaia di insegnanti…

Tremonti non lo dice esplicitamente, ma il suo accenno alla caduta del prestigio dell’insegnante agli occhi della famiglia (“Si figuri poi quando sono quattro!”), dovuto anche alla soppressione dei voti, lascia intendere che l’operazione “Sessantotto in soffitta” potrebbe andare proprio in quella direzione. Certo è che l’esternazione del superministro dell’Economia non sembra destinata a facilitare il dialogo tra il ministro Gelmini e i sindacati…

Nota: tuttoscuola.com 13 agosto 2008 

 

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