Mario Pittoni, capogruppo Commissione Istruzione, avvia disegni di legge rivolti a prof e dirigenti: per garantire che un’adeguata percentuale dei posti vada a residenti nella regione dove si presterà servizio sarà fondamentale la conoscenza della cultura del territorio. L’indicazione potrebbe avere il suo peso nel ddl Aprea.
La Lega passa dalle parole ai fatti: dopo le forti affermazioni del leader Umberto Bossi e del capogruppo alla Camera, Paola Goisis, contro l’eccessiva presenza di personale scolastico nativo del Sud, il senatore Mario Pittoni, capogruppo alla Commissione Istruzione, ha presentato un disegno di legge che se dovesse andare in porto garantirebbe ai lavoratori con origini del posto maggiori chance di essere assunto proprio per le loro maggiori conoscenze di cultura locale. L’iniziativa non si fermerebbe però solo ai docenti (per i quali la Lega ha già presentato un testo di legge), ma verrebbe allargata ai dirigenti scolastici. E’ notizia di questi giorni che su 118 posti liberi ben 108 saranno infatti affidati a neodirigenti vincitori di concorso in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. In Friuli Venezia Giulia, in particolare, i sette nuovi presidi saranno tutti di origini meridionali. Numeri che alla Lega non vanno proprio giù. Anche perché i dirigenti assunti appena possibile spesso chiedono trasferimento nella propria terra d’origine. Lasciando, nel corso degli anni, i posti occupati nuovamente vacanti.
“Stiamo studiando la strada – ha detto Pittoni – per garantire che un’adeguata percentuale dei posti di dirigente scolastico vada in ogni caso a residenti nella regione dove si deve prestare servizio. Sulla falsariga del disegno di legge per il personale docente che ho depositato in questi giorni al Senato, per disporre di insegnanti con conoscenza specifica di storia, cultura, valori ed economia del territorio nel quale esercitano”.
La novità non è in contrasto con le indicazioni del Ministro Gelmini, ma senza dubbio le inasprirebbe: oltre alla creazione di un apposito albo regionale – uno per insegnanti ed per dirigenti – quel su cui insiste la Lega è il concetto del merito. Al punto che il voto di laurea non verrebbe nemmeno preso in considerazione. A fare la differenza sarebbero le conoscenze sulle tradizioni del posto: “questo perchè – ha spiegato l’esponente della Lega capogruppo al Senato – i voti possono variare da università a università a seconda delle aree geografiche, essendo riconosciuta una più o meno severa valutazione tra atenei del Nord e del Sud, anche in base a parametri internazionali”.
La proposta di Pittoni non sarebbe quindi alternativa al ddl sullo stato giuridico dei docenti presentato dall’on. Valentina Aprea, Presidente Commissione Cultura alla Camera. Anzi, l’intendimento della maggioranza è di assorbire nei 22 articoli iniziali, ora all’esame delle Commissioni, quelle indicazioni e proposte plausibili (come quelle leghiste) che stanno confluendo. C’è poi da dire che il disegno di legge dell’Aprea ha già di suo molti punti in comune con quello della Lega: intende infatti demandare la gestione delle scuole alle regioni, lasciando al ministero il ruolo di definire i livelli essenziali di prestazione, come i programmi base, gli esami finali ed alcune indicazioni nazionali.
Stesso discorso per il nuovo regolamento per il reclutamento dei dirigenti scolastici, peraltro approvato a fine giugno, che prevede che possano partecipare al concorso tutti gli insegnanti laureati con cinque anni di servizio di ruolo. Oltre a una forte preparazione culturale sarà richiesto ai nuovi presidi di dimostrare le proprie capacità dirigenziali e manageriali. I concorsi avranno una cadenza triennali, solo se però vi saranno posti vacanti: non ci saranno però più concorsi diversi per dirigere i vari livelli d’istruzione, ma uno regionale per tutti i tipi di scuola.
“Indubbiamente a differenza delle vecchie modalità – ha sottolineato Pittoni – il nuovo regolamento per il reclutamento dei dirigenti scolastici varato dal ministro Gelmini, privilegerà più il merito rispetto all’anzianità di servizio. E già questo dovrebbe fare una bella differenza”. I vincitori del concorso dovranno poi affrontare un periodo di formazione in collegamento con le Università e un tirocinio non inferiore a tre mesi in una scuola. Se dovesse essere assorbita anche l’indicazione Pittoni dalla prossima tornata di assunzioni diventerà davvero difficile, forse impossibile, vedere un candidato di Caltanissetta diventare preside a Bassano del Grappa.