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IL “DECRETO BRUNETTA” E LE ONLUS.

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Chissà come ci sono finite le Onlus nel famigerato Decreto Legge 112 del 25/06/2008, e chissà quanti volontari si saranno accorti che tra quelle fitte righe di legislatura si parla anche di loro.

20 Luglio, 2008 a 2:37 pm · Archiviato in PP.AA. & CRI, Volontari Rapallo

Credo siano davvero pochi. Si tratta del cosiddetto Decreto Brunetta (dal nome del Ministro della Funzione Pubblica che ne è l’ispiratore), i cui “giri di vite” stanno pungolando le reni a non pochi dipendenti pubblici. A torto o a ragione, non spetta a noi deciderlo. Quello che ci spetta, invece, e a pieno titolo, è dare un’occhiata all’art. 72 del citato Decreto il quale, con parole piuttosto semplici per un testo di legge, si intitola: “Personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo”. Niente paura, non ho nessuna intenzione di  propinarvi tutto il testo, e nemmeno avrei avuto l’intenzione di leggerlo se non fosse che pure io appartengo alla schiera dei pubblici dipendenti e, proprio in virtù di tale onore, mi è capitato il tomo tra le mani (non tutto il male viene per nuocere), mi limiterò a riassumerlo con parole mie. Se qualcuno le trovasse più incomprensibili del testo originale, cosa che invero potrebbe succedere, inserisco un link per raggiungere la legge come papà Brunetta l’ha fatta.

Dunque, nell’articolo 72 si parla di quei dipendenti pubblici che, come si desume già dal titolo, sono prossimi alla pensione. Per l’esattezza, vengono presi in considerazione tutti coloro a cui non manchino più di 5 anni di lavoro per raggiungere il massimo dell’anzianità contributiva (40 anni). Ai fortunati che si troveranno in queste condizioni, nel 2009, nel 2010 e nel 2011, verrà concessa la facoltà di essere “esonerati” dal servizio, cioè di smettere di lavorare in attesa della pensione. Durante questa pausa, tuttavia (ed ovviamente), gli verrà riconosciuto un emolumento pari al 50 per cento dell’ultimo stipendio e, all’atto del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, avranno diritto alla stessa pensione che gli sarebbe spettata se fossero rimasti in servizio fino alla fine. Cioè, in pratica, chi si troverà a meno di 5 anni dalla pensione avrà l’opportunità di smettere di lavorare percependo comunque la metà dello stipendio e senza compromettere il suo futuro pensionistico.
Vabbe’, direte voi, ma che c’entrano le Onlus? Le Onlus c’entrano, eccome: basta continuare a leggere l’articolo per scoprire che ove, durante il periodo di “esonero”, il dipendente svolga in modo continuativo attività di volontariato, opportunamente documentata e certificata, presso Organizzazione Non Lucrative di Utilità Sociale, o similari, la misura del suo trattamento economico sarà elevata dal 50 al 70 per cento dell’ultimo stipendio. Quindi, il dipendente che smettesse di lavorare in attesa della pensione e che, durante l’attesa, svolgesse attività di volontariato, percepirebbe un emolumento pari al 70 per cento dello stipendio, anziché al 50. Quel 20 per cento in più se lo guadagnerebbe facendo volontariato. E non è poco.
Io, sulle prime, non sapevo come definire questa cosa. E’ una specie di “servizio civile della terza età” (ammesso e non concesso che il servizio civile debba avere un’età) che si può interpretare con due umori diversi, a seconda delle chiavi di lettura. Da una parte ci scontriamo ancora una volta, e sempre più spesso, col fatto che per far fare a qualcuno quello che noi facciamo gratuitamente da anni, comunque la si giri, bisogna pagarlo. E da qui non si scappa. Oggi si ragiona così (non tutti per fortuna); dall’altra c’è la consapevolezza di essere considerati, anche e soprattutto dalle Istituzioni, come una risorsa da preservare, da salvaguardare, da “far durare” (come diceva Calvino), insomma da alimentare con la linfa vitale che anima i nostri concittadini, giovani e meno giovani, soprattutto quando si ha il ragionevole sentore che alcune energie potrebbero andar sprecate. E questa, invece, trovo sia una cosa buona e giusta.
Comunque la si pensi – ognuno la veda come vuole – credo che non dovremmo lasciarci scappare un’opportunità del genere, anche perché sono fermamente convinto che il valore di certe iniziative (come lo era l’obiezione di coscienza e come lo è, per l’appunto, il servizio civile), la loro vera forza risieda non tanto nel periodo in cui la persona è “obbligata” a frequentarci ma, più marcatamente, nell’occasione che le viene offerta, a dir poco rara,  di individuare, incontrare e condividere l’universo parallelo del volontariato. E’ una porta che si apre, l’incipit di un racconto, un embrione che si sviluppa. Poi si vedrà. Se noi ci mettiamo il terreno fertile, e le Istituzioni, come sembra, ci forniscono i semi, allora non ci resterà altro che aspettare: se son rose fioriranno. Ma senza terreno, o senza semi, ci saranno ben poche attese, degne di tale nome, per il futuro del nostro giardino.
Ancora non sappiamo se il Decreto Brunetta sarà convertito in legge (i decreti legge “scadono” dopo 60 giorni se non vengono convertiti dal parlamento), se rimarrà così com’è o se subirà modifiche, tuttavia non potevo fare a meno di accendere subito i riflettori su questo simpatico risvolto della legge. Spero di aver fatto cosa gradita a tutti coloro, associazioni o persone, a cui potrà recare beneficio.   
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