Gelmini: anche le SSIS avviate lo scorso anno sono a rischio. Che senso ha frequentare corsi con le graduatorie ormai chiuse?
ApCOM, 22.7.2008
22 lug. (Apcom) – Anche il ciclo formativo delle Ssis, le scuole di specializzazione per diventare insegnanti nella scuola secondaria, avviato l’anno scorso rischia di non andare a compimento. A dirlo è stato oggi il ministro del Miur, Mariastella Gelmini, durante un’audizione al Senato. “Abbiamo il dovere morale di non creare altro precariato, per questo abbiamo bloccato le Ssis – ha detto Gelmini ai componenti della commissione Cultura -: che senso ha frequentare un corso investendo soldi (tra i 2.500 e i 3.000 euro in tutto n.d.r.) a graduatorie chiuse?”
Quindi niente decimo corso e soprattutto, questa è la novità, anche il nono diventa a rischio: “ho costituito apposta una commissione – ha detto Gelmini – per capire se c’è la possibilità di collocare diversamente tutti quegli studenti (oltre 11.000 n.d.r.) che stanno iniziando il secondo anno del nono ciclo”.
“Siamo molto sensibili al precariato – ha concluso il ministro del Miur – ma in questo modo non si poteva più andare avanti: tra l’altro la nostra decisione ha comportato il dissenso di alcuni parti che usufruivano da quasi dieci anni dei finanziamenti ministeriali per attivare i corsi. Ma non potevamo certo fare diversamente per mantenere in vita questo sistema”.
Sull’obbligo formativo il ministro ha poi ricordato che “rimane a 16 anni” sottolineando che l’unica novità è quella “di far adempiere l’obbligo anche nei centri di formazione professionale”. Il governo poi non toccherà, ha assicurato Gelmini, l’organico complessivo dei docenti di sostegno: “il numero rimarrà invariato – ha detto il ministro – cercando di mantenere però sempre il rapporto un docente a fronte di due allievi disabili”.
Gelmini ha speso poi parole positive a favore “dei corsi di lingua italiana e dei mediatori culturali per migliorare l’integrazione degli alunni stranieri” e per la scolarizzazione dei bimbi rom: “stiamo predisponendo un piano che attraverso il censimento, l’osservatorio e l’aiuto delle famiglie ci porterà ad alzare il numero di presenze in classe degli alunni rom.
Ultima battuta sullo sport a scuola: prima credo che sia importante verificare le strutture a rischio crollo e comunque i docenti faranno bene a puntare prima sull’educazione fisica culturale e solo in seconda battuta su quella agonistica.