Fuori circa 70 mila insegnanti e più di 30 mila bidelli e tecnici.
Molto probabilmente si tornerà al maestro unico alle elementari, e si eliminerà il tempo prolungato alle medie
Scuola, saltano oltre 100 mila posti. Stangata per 7,832 miliardi in tre anni.
La Gelmini licenzierà i dirigenti che non faranno i tagli
da ItaliaOggi, 21.6.2008
In prima battuta c’è una dolce pillola, circa 200 milioni di euro aggiuntivi che subito, già nel 2008, si riverseranno nelle casse delle scuole che sono sull’orlo del fallimento. La stangata inferta dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, e dalla collega dell’istruzione, Mariastella Gelmini, arriva dopo, all’articolo 70 del decreto legge fiscale: a decorrere dal 2009/2010, ed entro tre anni, ovvero entro il 2012, saranno cancellati più di 100 mila posti nella scuola. Quasi 110 mila tra insegnanti – a quota 70 mila- e bidelli e assistenti, circa 40 mila posti. Un taglio complessivo per 7,832 miliardi di euro che giunge dopo quello già realizzato dalla Finanziaria 2007, per quasi 4 miliardi. Al governo Prodi, e al suo predecessore, Tommaso Padoa-Schioppa, Tremonti copia anche il meccanismo di recupero degli eventuali mancati risparmi. Ovvero quella clausola di salvaguardia che prevede che i fondi relativi siano tagliati dall’Economia direttamente alla fonte. I nuovi risparmi solo in minima parte saranno reinvestiti per migliorare gli stipendi degli insegnanti che restano in servizio: il 30%. Per premiare merito e professionalità. E comunque, solo dal 2010. Per il prossimo contratto, che quello in essere è scaduto, niente da fare. La riduzione che il tandem Tremonti-Gelmini si accinge a fare opera attraverso due misure: l’innalzamento di un punto percentuale, a decorrere dall’anno scolastico 2009/2010, del rapporto alunni-docente, e la riduzione netta, sempre a partire dal prossimo anno, del 17% degli organici degli Ata (ovvero ausiliari, tecnici e amministrativi), che l’ultimo decreto 2008 aveva fissato a 252 mila. La consistenza del personale della scuola dovrebbe così scendere da circa un milione a 900 mila dipendenti. Senza tener conto dei pensionamenti che ci saranno i prossimi anni.
Per realizzare il progetto di contenimento della spesa, il dl assegna alla Gelmini anche un forte potere sanzionatorio nei confronti dei dirigenti. Sia i dirigenti ministeriali che i 10 mila presidi che lavorano sul territorio alla guida delle scuole dovranno impegnarsi perché il progetto riesca e, precisa un comma dell’articolo 70, «il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, verificato e valutato sulla base delle vigenti disposizioni anche contrattuali, comporta l’applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale previste dalla predetta normativa». Ovvero, la riduzione dello stipendio, per soppressione dell’indennità di risultato, il cambio di sede e, come estrema ratio, il licenziamento. Le economie fissate da Tremonti non dovranno essere inferiori a 456 milioni di euro per il 2009, a 1,650 miliardi per il 2010, fino ad arrivare a 3,188 miliardi a partire dal 2012. Un piano finanziario dettagliato sarà presentato da Tremonti-Gelmini nel giro di 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge. La stretta sulle spese, per essere realizzata, si accompagnerà a una revisione dell’intero assetto scolastico, da farsi con regolamenti ministeriali: orario di lavoro, durata delle lezioni e struttura dei programmi. Molto probabilmente, per esempio, si tornerà al maestro unico alle elementari, e si eliminerà il tempo prolungato alle medie. Una vera riforma della scuola. Per fare tutto, la Gelmini avrà 12 mesi di tempo.