La norma varata col decreto 4 gennaio 2008 congiuntamente dai Ministri dell’Università, Mussi, e dell’Istruzione, Fioroni, doveva servire a rendere un po’ meno un terno al lotto i test di accesso al numero chiuso delle università, almeno per gli studenti migliori, quelli che uscivano dalla scuola secondaria superiore. Grazie a questo provvedimento 25 dei 105 punti sarebbero stati assicurati loro in partenza dalle carriere scolastiche eccellenti già percorse.
Come si ricorderà il decreto non nasceva a caso: vi era stato lo scandalo dei test truccati. E vi erano numerose e vecchie polemiche sull’opportunità dei “numeri chiusi”, ma anche sulla “sfortuna” di quanti pur usciti dalla scuola secondaria superiore con voti alti non erano stati ammessi alla facoltà desiderata per un test andato male. Il provvedimento Mussi-Fioroni non risolveva certo la piaga del numero chiuso, ma almeno attenuava il rischio di esclusione per alunni dalle carriere scolastiche già eccellenti.
Come FLC avevamo piuttosto criticato il fatto che il principio si applicasse solo agli alunni eccellenti, e non a tutti gli studenti, in proporzione ai loro risultati scolastici pregressi, naturalmente.
Ma è oltremodo strano che a sospendere la cosa sia un governo e una parte politica che non perde occasione per riempirsi la bocca della parole “merito” e “valorizzazione delle eccellenze”, accusando poi magari i sindacati di essere troppo egualitari.
Sta di fatto che tra i provvedimenti varati nel decreto variegato che ha aperto l’attività legislativa del nuovo governo Berlusconi si possono leggere queste parole: “Le disposizioni di cui agli articoli 4 e 5 del decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, si applicano a decorrere dall’anno accademico 2009-10”.
Per quest’anno dunque la valutazione dei test di ammissione sarà come quella degli altri anni.
Evidentemente, come c’era da immaginarsi, sono solo certi “meriti” e certe “eccellenze” che interessano i nuovi governanti! Roma, 10 giugno 2008