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Ecco il "Piano industriale" per la Riforma della Pubblica Amministrazione presentato dal Ministro Brunetta

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29-05-2008 | Sindacato FLC.
In occasione dell’incontro svoltosi il 28 maggio 2008 con le Organizzazioni sindacali il Ministro della Funzione Pubblica, On. Brunetta ha illustrato quello che egli ha definito il “Piano industriale” per la Riforma della Pubblica Amministrazione.
Una proposta che pone al centro la privatizzazione di larga parte della pubblica amministrazione sia sul versante delle modalità di erogazione dei servizi che del rapporto di lavoro e delle relazioni sindacali.
Infatti, sin dalla premessa si mette in relazione la dimensione quantitativa e qualitativa della pubblica amministrazione con la struttura dell’impresa privata sottolineando il presunto deficit in termini di efficienza e di efficacia del servizio pubblico.
Da ciò la necessità di un programma di risanamento, ristrutturazione e rilancio della pubblica amministrazione.

È completamente assente una riflessione sul ruolo strategico di una dimensione pubblica in settori importanti della vita del Paese come ad esempio l’istruzione e la formazione i cui problemi non possono essere affrontati con una logica privatistica e di mercato.
Pensiamo solo al dato della “produttività” media dei dipendenti pubblici che in alcuni settori non può essere misurata con indici di funzionamento utilizzati nelle imprese private.
Così come la continua sottolineatura della necessità di introdurre la figura del “datore di lavoro” pubblico risponde più ad una logica di impresa che alla necessità di figure garanti della qualità del servizio pubblico offerto agli utenti.
Inoltre, si esplicita la necessità di “stabilire una piena analogia con l’impresa privata” nella selezione dei dirigenti pubblici che avranno la responsabilità della gestione del servizio pubblico.
Infine, l’obiettivo generale è produrre un risparmio quantificato in 40 miliardi di € attraverso un aumento di produttività ottenuto grazie al “blocco del turn-over e la contemporanea copertura di bisogni pubblici oggi non presidiati”.

I capitoli del documento sono tre:
  • interventi legislativi per ottimizzare la produttività del lavoro
  • riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni
  • ruolo strategico della digitalizzazione nella P.A.

Nel primo capitolo vengono affrontati i temi della valutazione del lavoro pubblico e del merito come parametro per riconoscere e premiare il dipendenti pubblici. Il tutto attraverso una ridefinizione dei diritti e dei doveri del pubblico dipendente finalizzata a combattere “scarsa produttività ed assenteismo”ed una esaltazione del libero mercato come contesto essenziale per misurare i risultati del lavoro pubblico.
A questi obiettivi e con questi criteri vengono assegnate specifiche risorse finanziarie derivanti anche da risparmi di gestione.
In questo contesto è completamente assente una qualsiasi proposta per sostenere il lavoro pubblico a partire dall’organizzazione del lavoro e dalla sua qualità che rappresenta la condizione perché il servizio pubblico sia efficace (se pensiamo solo agli ambienti lavoro, ai turni, alla necessità di una flessibilità governata e concordata ecc…)
In questo quadro la proposta del Governo mira a ridurre le materie oggetto di contrattazione sindacale. Infatti, si propone di “rafforzare l’autonomia e la responsabilità del datore di lavoro pubblico nella gestione delle risorse umane, riconoscendogli competenza esclusiva in materia di valutazione del personale, progressioni economiche, riconoscimento della produttività e mobilità”.
Così come si tenta di vincolare maggiormente la contrattazione integrativa alle risorse predefinite nazionalmente ed ad anticipare la triennalizzazione dei contratti fuori da un accordo complessivo che, come previsto nella piattaforma unitaria sul nuovo modello contrattuale, preveda anche ulteriori vincoli e paletti ben precisi.

Nel secondo capitolo si ipotizza una modifica delle funzioni delle pubbliche amministrazioni sia nella direzione di concentrare le attività sulle funzioni essenziali e quindi esternalizzando di fatto le funzioni considerate secondarie (proponendo la sussidiarietà orizzontale e verticale come principio guida), sia attraverso la “trasformazione, pur mantenendo la proprietà in mano pubblica, degli Enti a vocazione economica, in società per azioni o Agenzie”.
L’obiettivo è semplificare le procedure, ridurre l’attività pubblica, esternalizzando il più possibile, e razionalizzare l’utilizzo delle strutture pubbliche per conseguire significativi risparmi economici per il bilancio dello stato.
Questa parte rappresenta il modello di servizio pubblico che ha in mente questo Governo, minimo nelle sue caratteristiche essenziali e fortemente condizionato dalle necessità di bilancio.
Va respinta con forza l’idea di un servizio pubblico residuale rispetto al privato e va al contrario rilanciata l’idea della centralità del servizio pubblico in settori decisivi per la vita delle persone, come l’istruzione e la salute.

Nel terzo capitolo si affronta il tema del coordinamento del processo di informatizzazione che ha coinvolte le pubbliche amministrazioni in questi anni.

Un giudizio complessivo negativo della proposta avanzata dal Governo il 28 maggio che rappresenterebbe non solo un colpo durissimo al ruolo ed alla funzione di importanti servizi pubblici, ma un evidente arretramento sul versante dei diritti di utenti e lavoratori pubblici.

Roma, 29 maggio 2008

Linee programmatiche sulla riforma della pubblica amministrazione.pdf

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