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LE QUATTRO DONNE DI BERLUSCONI: LA GELMINI ALL'ISTRUZIONE

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Governo, il ministro della Giustizia  blocca la formazione della squadra

La candidatura di Vito per via Arenula crea problemi dentro Fi e tra i magistrati
Prende corpo l’ipotesi di dividere Lavoro e Salute portando a 13 i ministeri con portafoglio
di CLAUDIA FUSANI

Silvio Berlusconi
ROMA – La macchina del governo s’inceppa in via Arenula. E’ questa la casella che brucia e il vero nodo irrisolto con cui Berlusconi ha lasciato Roma per il ponte del Primo Maggio. “Stiamo lavorando a 360 gradi per mettere in campo la migliore squadra possibile. Inutile quindi per ora fare nomi” dice il Cavaliere lasciando Palazzo Grazioli e dopo aver incontrato per quasi due ore Marcello Pera. La poltrona di via Arenula, infatti, si ferma al bivio, da una parte Elio Vito, il giovane ex capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, passato radicale, e l’ex presidente del Senato Marcello Pera.

 Superata, invece, almeno così si spiega in ambienti vicini al Cavaliere, l’altra questione che riguardava An. Via dello Scrofa aveva opzionato “almeno tre ministeri più uno senza portafoglio” che però si sono ridotti a due dopo la “presa” del Campidoglio da parte di Alemanno in base al principio che la poltrona di sindaco della Capitale peserebbe almeno come due ministeri. Così al Welfare al posto di Gianni Alemanno sarebbe ora destinato Cesare Sacconi (Pdl) e ad An resterebbero la Difesa (Ignazio La Russa) e le Infrastrutture (Altero Matteoli).

 Ma torniamo al nodo Giustizia, il vero inciampo di una squadra di governo altrimenti già definita nelle sue linee principali. La candidatura di Elio Vito è sembrata blindata per giorni. Piace, al Cavaliere, la “capacità politica” dell’ex capogruppo e al tempo stesso le idee chiare su come muoversi in territorio di toghe, codici e riforme della giustizia. Ma, si spiega, “c’è stata una rivolta, seppur silenziosa, sia all’interno di Forza Italia che tra fila dell’Associazione nazionale magistrati”. L’incarico a Vito significherebbe, per dirla in poche parole, “barricate subito con i magistrati”. E tutto sommato, per quanto Berlusconi abbia a cuore certi temi come la separazione delle carriere tra pm e giudici, non li vede tra le priorità del governo. La lista delle priorità alla voce emergenze vede nei prossimi mesi questioni come la sicurezza, la pressione fiscale, la spazzatura a Napoli ma non solo. Già ci sarà da rimboccarsi le maniche per questo e forse non è il caso rendere incandescente subito un altro fronte delicato ma non prioritario come quello giudiziario.

 Raccolte questo genere di obiezioni, Berlusconi sta riflettendo sulla possibilità di premiare comunque Vito dandogli i Rapporti con il Parlamento, incarico a cui era destinato Paolo Bonaiuti che invece conserverebbe il vecchio ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria. Ai Beni culturali è dato per sicuro Sandro Bondi, numero 2 di Fi. Ed ecco che per via Arenula torna utile il nome di Marcello Pera. Il senatore, filosofo, amico e studioso di Karl Popper e di Ratzinger, ha cominciato la sua carriera in Forza Italia negli anni novanta proprio specializzandosi sulla questione giustizia. Fu Pera, nel 1999, ad ispirare la riforma costituzionale del “giusto processo”. E nel 2001, per qualche giorno, si parlò ancora di lui per l’incarico di Guardasigilli. Sarebbe l’uomo giusto, con le necessarie competenze e l’adeguato savoir faire per gestire via Arenula in questa XVI legislatura. Berlusconi sta facendo pressing, in queste ore, anche su Claudio Scajola ma l’ex ministro continua a dire no. A lui vanno più che bene le Attività produttive. Il nodo-giustizia, assicura chi sta seguendo in questi giorni la formazione del governo, “sarà tra gli ultimi ad essere risolto”.

 Più “semplice”, pare, il resto del mosaico. Berlusconi avrà a disposizione dodici ministeri con portafoglio, quattro senza, e altre 44 caselle da riempire con sottosegretari e viceministri. Una squadra da sessanta posti come stabilisce la Finanziaria. I posti assegnati sono Difesa (La Russa, An) e Infrastrutture (Matteoli, An), i quattro riservati alla Lega (Interni a Maroni, Riforme a Bossi, Attuazione del programma a Calderoli, Politiche agricole al giovane Luca Zaia), gli Esteri a Frattini e l’Economia a Tremonti. Bonaiuti e Letta sottosgretari.

 Quasi pronto anche il mosaico dei “promessi” quattro ministri donna: Stefania Prestigiacomo sembra destinata alla Salute, Adriana Poli Bortone alle Politiche comunitarie e Maria Stella Gelmini all’Istruzione. Rosi Mauro, la sindacalista della Lega, sarà, ha annunciato oggi Bossi, vicepresidente del Senato. Per il quarto posto il ballottaggio è quindi tra Mara Carfagna, una delle predilette del Cavaliere, e Maria Vittoria Brambilla che pretende posti e visibilità per i suoi Circoli della Libertà.

 Un “aiuto” a Berlusconi potrebbe arrivare dallo spacchettamento di qualche ministero, ipotesi suggerita dal capogruppo a Montecitorio Fabrizio Cicchitto: “Alcuni accorpamenti lasciano perplessi” riflette. La riforma Bassanini prevede i seguenti 12 ministeri: Esteri; Interno; Giustizia; Difesa; Economia; Attività Produttive; Politiche Agricole; Ambiente; Infrastrutture-Trasporti; Lavoro-Salute; Istruzione-Università-Ricerca; Beni Culturali. La norma della Finanziaria 2007 ammette un elenco diverso purchè il numero complessivo della squadra di governo non superi le sessanta caselle.

(1 maggio 2008)

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