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I PRESIDI RECLUTERANNO GLI INSEGNANTI?

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06.04.2008. I presidi dell’Anp l’hanno fatta grossa: chiedono che siano loro a reclutare il personale per le scuole, in sintonia del resto con la proposta del Pdl che dopo l’abilitazione prevede albi regionali dove si possa attingere senza tenere conto del punteggio e quindi delle graduatorie. Dimenticano però che questa facoltà porta con sé piaghe più profonde: la raccomandazione e la pressione che sono l’uccisione della libertà di insegnamento per aprire al servilismo e al nepotismo. Terribile per chi ama fare i conti con le regole e non con le bizze di un dirigente magari anche lui messo là dal politico di turno per garantirsi un bacino di voti.

Se la politica vuole fare opera meritoria nei confronti della istruzione, al di là dei proclami, non ha altra strada che quella di reclutare i docenti con assoluto rigore che si potrebbe attuare solo se si investe di questo compito prima l’Università, durante il corso di studio, e poi una selezione concorsuale seria, abbandonando definitivamente forme di assunzioni per anzianità di punteggio a supplenza. Se la scuola si regge sul lavoro dei professori e lo sviluppo della società sulla sua capacità di istruire i cittadini, non si può derogare più neanche dal semplice principio di rendere questa professione appetibile, garantendo il posto di lavoro e uno stipendio di tutto rispetto.

La via ormai sembra obbligata se la scuola vuole uscire dallo stagno dove riforme e controriforme l’hanno gettata e che sono state più funzionali a progetti di parte che all’interesse nazionale. È impossibile continuare a ragionare sui programmi che ciascun partito getta sull’agone del voto per favorire una parte o una lobby.

Nei giorni scorsi c’è stato un confronto, organizzato da Tuttoscuola, tra Bastico (Pd) e Aprea (Pdl) che però è stato infruttuoso proprio sull’unica prospettiva interessante: elaborare una nuova riforma della scuola da parte di pedagogisti e studiosi per essere discussa e approvata in Parlamento con spirito unitario, non solo perché l’istruzione non ha partito, ma anche perché nell’economia globalizzata non circolano solo merci ma pure persone. E se costoro sono preparate forse potranno competere con più sicurezza e determinazione. Il fatto che entrambe abbiano convenuto sul taglio definitivo alle sanatorie per reclutare professori e presidi, oggi ci pare pateticamente ruffiano dopo i danni irreversibili provocati.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)

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